Il libro della settimana: il miracolo dell’arte italiana, da Cimabue a Caravaggio
Questo affascinante percorso artistico, è presentato da Antonio Forcellino in “Dipingere il sogno”
di Mimmo Nunnari
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Sentimenti ed esperienze s’intrecciano nelle sperimentazioni e nelle rappresentazioni della pittura rinascimentale, che spesso piega la realtà alla dimensione spirituale
Come nelle fiabe, la tentazione è cominciare questa recensione scrivendo… “C’era una volta”… per raccontare l’incredibile e irripetibile stagione pittorica italiana, senza eguali al mondo, del Rinascimento, che ancora oggi ci viene molto invidiata, prima che apprezzata. Sono stati tre secoli di grande fioritura di talenti artistici che col loro genio riuscirono a realizzare opere grandiose che continuano a suscitare ancora oggi in tutto il mondo stupore, estasi, emozione.
Da Cimabue, che rivoluzionò la storia della pittura occidentale, rappresentando gli oggetti e i corpi, così come esistono nella realtà, a Giotto; da Masaccio a Piero della Francesca, da Antonello da Messina a Michelangelo, fino a Caravaggio, il genio delle luci e delle ombre. Questo affascinante percorso artistico, è presentato da Antonio Forcellino in “Dipingere il sogno” (HarperCollins, pagine 274, euro 20), libro appassionante e illuminante, che racconta l’arte moderna come mai è stato fatto prima.
Forcellino, oltre che saggista, è anche restauratore ed esperto architetto. Ha restaurato alcuni dei massimi capolavori dell’arte rinascimentale: dal Mosè di Michelangelo all’Arco di Traiano, alla tomba di Giulio II in San Pietro in Vincoli a Roma, alla facciata della Libreria Piccolomini di Pinturicchio, all’Altare Piccolomini, realizzato da Andrea Bregna con interventi significativi di un giovane Michelangelo, nel Duomo di Siena. L’autore, racconta il Rinascimento accompagnando il lettore in un viaggio guidato da chi come lui i capolavori li ha studiati da distanza ravvicinata, colore dopo colore, pennellata dopo pennellata, seguendo le tracce lasciate dagli artisti sulla tela.
Non tralascia nulla Forcellino, presentando anche artisti che sebbene siano un gradino più giù dei grandi, o abbiano lasciato poche tracce della loro esistenza artistica, risultano ugualmente fondamentali nella storia dell’arte. Il viaggio comincia con Cimabue, pittore di cui sappiamo poco, se non che nacque in Toscana, intorno alla metà del XIII secolo; ma sappiamo - e non è poco - che Dante lo immortala nella Divina Commedia, considerandolo l’iniziatore della pittura italiana.
Da Cimabue, che Giotto suo allievo porterà all’estremo quasi perfetto, fino a Caravaggio, il racconto del Rinascimento si legge come una storia dove la casa comune è l’Italia non ancora unita, ma già abitata da artisti che perseguono lo stesso obiettivo: rappresentare al meglio il sogno e la realtà dell’arte italiana. Sentimenti ed esperienze s’intrecciano nelle sperimentazioni e nelle rappresentazioni della pittura rinascimentale, che spesso piega la realtà alla dimensione spirituale, come - per esempio - nella celebre tela Cena in Emmaus dove Caravaggio porta la quotidianità di un’osteria nel sacro.
Testimonianza esemplare, di passaggio dalla realtà alla dimensione spirituale, partendo dall’immagine evangelica in cui si vede il Gesù risorto che benedice il pane, davanti alla tavola imbandita di una taverna romana. È anche questo, il genio del Rinascimento.
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