Avvenire di Calabria

Il presule bitontino ha incontrato ieri i lavoratori di Webuild Sirjo, la ditta del costruendo terzo macrolotto della 106 finita nel mirino della ‘ndrangheta.

Il vescovo Savino nel cantiere intimidito: «La Chiesa è dalla vostra parte»

L'esortazione del vice presidente della Cei: «Se insieme ci mettiamo tutti dalla stessa parte possiamo farcela»

di Redazione Web

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«È l’ora della corresponsabilità, perchè come dice Papa Francesco o ci salviamo tutti insieme o non si salva nessuno». Così il Vescovo Francesco Savino nel visitare il campo base della Webuild Sirjo allo Scalo villapianese, per manifestare la sua personale solidarietà e vicinanza ad Aziende e operai che lavorano sul Terzo megalotto della costruenda statale, attenzionato dalla malavita organizzata.

Il vescovo Savino nel cantiere preso di mira dalla 'ndrangheta

Nel giro di venti giorni, nel cantiere ieri visitato dal vescovo Savino, sono stati dati alle fiamme ben due mezzi meccanici, un merlo sollevatore telescopio e un’escavatore parcheggiati in un cantiere sito sul lato nord del torrente Raganello, e la settimana precedente ad una gru cingolata che si trovava nel cantiere di contrada Fornara, sempre in agro di Cassano allo Jonio. Dove ha fatto visita anche il Questore di Cosenza Michele Spina che unitamente al Prefetto bruzio Vittoria Ciaramella, ha disposto più controlli con uomini e mezzi., per far sentire forte la presenza dello Stato.

«Qui sono a rischio la civiltà e la democrazia», ha tuonato il vice Presidente della Cei. Che al suo arrivo al quartier generale dell’importante azienda è stato accolto da tecnici ed operai, e dall’ingegnere Salvatore Lieto Amministratore Delegato di Sirjo Scpa- Webuild Ss Jonica. «Siamo unici e irripetibili» ha chiosato il presule nel salutare Lieto, il sindaco di Cassano Gianni Papasso, e quanti erano presenti, in tanti, all’iniziativa.

Poi citando il giudice Rosario Angelo Livatino assassinato dalla mafia su una strada provinciale di Agrigento, Savino ha detto: «Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti ma credibili». E ancora. «Sono qui con gli amici di Libera, con gli Uffici Diocesani perché sono preoccupato, sono indignato e non voglio arrendermi a chi vuole fare di voi dei sudditi, degli schiavi. Crediamo nella libertà, crediamo a chi serve il territorio e non a chi si serve del territorio».

Il vescovo agli operai: «La Chiesa è dalla vostra parte»

«Vogliamo essere uomini liberi senza piegarci ad un sistema malavitoso. Sono qui per dire a tutti voi, ai lavoratori, alle ditte, che la Chiesa di Cassano c’è, il Vescovo di Cassano c’è…”.
E ancora: «Non bisogna stare zitti e far finta di niente dinanzi a siffatti fenomeni criminali, perché il silenzio può essere inteso come condivisione». E parafrasando il profeta Isaia ha tuonato, «Io per amore del mio popolo non tacerò». Se ci mettiamo insieme, se remiamo tutti dalla stessa parte possiamo farcela. Don Milani diceva, ha proseguito Savino «I Care, ovvero, "Me ne importa, mi sta a cuore”, e a me state a cuore tutti voi, e non chi vuole bloccare processi di sviluppo».


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«Viviamo in un territorio dove è nata la cultura, la civiltà, e a chi vuole calpestarla noi diciamo, non ci stiamo», ha scandito Savino che ha citato nuovamente il Pontefice, ricordando che è stato a Sibari nove anni addietro. «Che mondo stiamo preparando per i nostri bambini, per i nostri figli?», scrisse Bergoglio nell’Enciclica, e Savino ha aggiunto: «Oggi dobbiamo seminare speranza, dobbiamo ribellarci a certi sistemi, perchè domani dobbiamo vivere questo territorio da uomini liberi. Il Santo Padre con la sua presenza a Sibari, ci ha messo il suo corpo, ha scomunicato i mafiosi. Non c’è giustizia senza legalità. C’è assoluta incompatibilità tra noi cristiani e chi adora il male, tra noi cristiani e chi si arricchisce con il malaffare”. E l’appello finale». «Chi conosce la mia storia sa bene che vengo dalla scuola della non violenza, sono per il popolo della mitezza. Beato a chi sta dalla parte degii ultimi, e non dalla parte di chi vuole intimidirci», ha concluso il presule bitontino.

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