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Cambiano le forme storiche in cui si esprime il lavoro umano, ma non devono cambiare le sue esigenze permanenti, che si riassumono nel rispetto dei diritti inalienabili dell’uomo che lavora.
Nuove forme di solidarietà da costruire
Di fronte al rischio di vedere negati questi diritti, devono essere immaginate e costruite nuove forme di solidarietà, tenendo conto dell’interdipendenza che lega tra loro gli uomini del lavoro. Quanto più profondi sono i cambiamenti, tanto più deciso deve essere l’impegno dell’intelligenza e della volontà per tutelare la dignità del lavoro, rafforzando, ai diversi livelli, le istituzioni interessate. Questa prospettiva, che emerge dal compendio della Dottrina sociale, consente di orientare al meglio le attuali trasformazioni nella direzione, tanto necessaria, della complementarità tra la dimensione economica locale e quella globale; tra economia «vecchia» e «nuova»; tra l’innovazione tecnologica e l’esigenza di salvaguardare il lavoro umano; tra la crescita economica e la compatibilità ambientale dello sviluppo.
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La trasformazione del lavoro umano può rappresentare un'occasione
Gli scenari attuali di profonda trasformazione del lavoro umano rendono ancor più urgente uno sviluppo autenticamente globale e solidale, in grado di coinvolgere tutte le zone del mondo, comprese quelle meno favorite. Per queste ultime, l’avvio di un processo di sviluppo solidale di vasta portata non solo rappresenta una concreta possibilità per creare nuovi posti di lavoro, ma si configura anche come una vera e propria condizione di sopravvivenza per interi popoli. Il concetto di fondo è: «Occorre globalizzare la solidarietà».
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Occorre ristabilire la giusta gerarchia dei valori
Gli squilibri economici e sociali esistenti nel mondo del lavoro vanno affrontati ristabilendo la giusta gerarchia dei valori e ponendo al primo posto la dignità della persona che lavora: «Mai – si legge – le nuove realtà, che investono con forza il processo produttivo, quali la globalizzazione della finanza, dell’economia, dei commerci e del lavoro, devono violare la dignità e la centralità della persona umana né la libertà e la democrazia dei popoli. La solidarietà, la partecipazione e la possibilità di governare questi radicali cambiamenti costituiscono, se non la soluzione, certamente la necessaria garanzia etica perché le persone e i popoli diventino non strumenti, ma protagonisti del loro futuro. Tutto ciò può essere realizzato e, poiché è possibile, diventa doveroso».
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