Avvenire di Calabria

C'è un progetto a Reggio Calabria che mira all'autonomia lavorativa dei giovani: si chiama Job in Progress ed inizia a dare i primi frutti.

Job in progress, la prima apertura a Reggio Calabria

Vi proponiamo un focus interamente dedicato a questa progettualità con le interviste a Monica Tripodi e Nehza Rafik.

di Davide Imeneo

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C'è un progetto a Reggio Calabria che mira all'autonomia lavorativa dei giovani: si chiama Job in Progress ed inizia a dare i primi frutti. Vi proponiamo un focus interamente dedicato a questa progettualità con le interviste a Monica Tripodi e Nehza Rafik.

Il progetto Job in progress a Reggio Calabria

Nei giorni scorsi è stata inaugurata a Reggio Calabria una nuova attività commerciale. Si chiama Sablé Prestige ed è il primo risultato concreto del progetto Job in Progress di cui Monica Tripodi è la coordinatrice. Con lei abbiamo provato a tracciare un bilancio del primo anno di progetto.


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Job in Progress vede realizzato il suo scopo nella nascita di questa pasticceria. Cosa rappresenta per te seguire i giovani nel loro percorso di autorealizzazione?

Job in Progress oggi, con l’apertura di Sablé Prestige, raggiunge effettivamente lo scopo per cui è nato poco più di un anno fa, perché Job in Progress nasce con lo scopo di offrire ai giovani tra i 17 e 35 anni concrete e reali opportunità di lavoro, di trovare lavoro oppure di creare impresa secondo le proprie aspirazioni e sogni. Nel 2022, la città di Reggio Calabria ha raggiunto, per la fascia d’età tra i 15 e i 24 anni, il 31% di disoccupazione giovanile, un dato allineato quasi alla media regionale, pari al 32,9%, ma ben 7 punti superiore alla media nazionale, che è del 23%. Quindi, a Reggio Calabria, nella nostra città metropolitana, con una popolazione di circa 55.000 giovani tra i 15 e i 24 anni, quasi 17.600 sono disoccupati, un numero molto elevato in una fascia d’età che è quella più votata al lavoro.

Cosa significa questo dato?

La disoccupazione giovanile si traduce automaticamente in povertà sociale, economica, culturale; si traduce in una emarginazione sociale che porta questi giovani a diventare sempre più invisibili, appunto, nel contesto della comunità sociale, produttiva, lavorativa. Il lavoro, per ciascuno di noi, è un modo per esprimere pienamente se stessi e, soprattutto, per il lavoro, così come lo intende la Chiesa e il suo magistero sociale, per cui la persona che lavora può partecipare pienamente e attivamente alla creazione, immettendo novità, immettendo risorse, creatività. Più o meno dal novembre 2022, abbiamo ricevuto una serie di richieste allo sportello Job in Progress da parte di giovani della città. Bisogna ricordare che Job in Progress copre una competenza territoriale pari a quella della città metropolitana di Reggio, perché tra i soggetti partner proponenti, oltre all’arcidiocesi di Reggio-Bova, c’è la Camera di Commercio di Reggio Calabria. Questo ha fatto sì che si potessero includere nelle fasi successive all’ideazione del progetto anche le altre due diocesi che ricadono in questo territorio: la diocesi di Locri-Gerace e la diocesi di Oppido-Palmi.


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Quali sono le tipologie di casi che vengono sottoposti con maggiore frequenza a Job in Progress?

Ad oggi, abbiamo ricevuto soprattutto giovani; la loro età media è intorno ai 27 anni. Quindi, abbiamo ricevuto giovani di circa 20 anni, ma anche giovani adulti di 34-35 anni. Prevalentemente, si tratta di persone preparate, che hanno sicuramente conseguito il percorso formativo obbligatorio della scuola, ma che sono anche andati oltre, conseguendo un diploma di laurea e, a volte, anche corsi specializzanti e master. Si tratta di giovani che hanno studiato e cercano lavoro, perché ad oggi non sono riusciti a collocarsi lavorativamente nella nostra città. Oltre ai giovani che ho citato, si sono rivolti a noi anche gli ex lavoratori di Alival. Come ricorderete, questa azienda collocata nel territorio reggino ha dovuto licenziare circa 70 lavoratori. Di questi, la metà, 34 di loro, li abbiamo potuti aiutare attraverso il progetto Job in Progress a ricollocarsi lavorativamente. Infine, si sono rivolti a noi anche giovani imprenditori che hanno creato impresa negli ultimi 2 anni e che si trovano in quella fase delicata di startup aziendale che richiede una conoscenza approfondita del mercato e, eventualmente, una rimodulazione del proprio modello di business. Anche per loro abbiamo fatto dei colloqui, li abbiamo fatti incontrare in alcuni casi con le associazioni di categoria o con la Camera di Commercio per posizionarsi correttamente nel mercato. Con qualcuno, abbiamo anche intrapreso un percorso di internazionalizzazione, per capire come vendere il proprio prodotto anche in un mercato più allargato, europeo, ad esempio.

Cosa manca a questa terra per poter valorizzare meglio i propri talenti?

Credo che nella nostra città ciò che manca per poter valorizzare appieno il proprio talento sia a volte la fiducia in se stessi, la fiducia nel mercato, la fiducia nelle istituzioni. Incontriamo giovani sfiduciati che hanno abbandonato la speranza, e questo è probabilmente il fallimento più grande della nostra società. Il lavoro prevalente che noi facciamo con i giovani è quello di lavorare su loro stessi, fargli comprendere quali sono le loro capacità, i loro talenti, le loro risorse, le loro reali concrete opportunità, anche di creare impresa oltre che di trovare lavoro.


PER APPROFONDIRE: Reggio Calabria, apre in città la prima attività sostenuta da Job in Progress


Il sogno di Nehza Rafik si è finalmente realizzato

Nehza Rafik è la proprietaria della pasticceria Sablé Prestige, frutto concreto del progetto Job in Progress. L’abbiamo intervistata.

Come ha conosciuto Job in Progress e come ha iniziato questo percorso?

Ho conosciuto Job in Progress tramite Monica Tripodi. Abbiamo parlato delle mie idee, abbiamo fatto un po’ di brainstorming insomma. Ho spiegato tutta la mia visione che voglio mettere in pratica sulla pasticceria. Lei mi ha accompagnato, anche chiarendomi alcuni punti che non conoscevo. Poi, passo dopo passo, l’idea ha iniziato a prendere forma.

Chi ti ha poi accompagnato in tutte le fasi della realizzazione dell’idea?

Monica mi ha indirizzato verso la soluzione lavorativa con il direttore Giovanni Aricò. Loro mi hanno aiutato nel lato più professionale, cioè tutte le cose necessarie per aprire un’attività, tutto ciò che era necessario fare per avviare l’attività.

Nehza, in questo percorso di avvio all’impresa, quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato?

Le maggiori difficoltà che ho incontrato in questo nuovo percorso sono state nella parte burocratica, che è molto complessa e che non conoscevo affatto. Ho avuto bisogno dell’aiuto di un commercialista e di tecnici che mi indirizzassero e affrontassero queste difficoltà. Giovanni Aricò mi ha dato la maggior parte dell’aiuto per farmi capire questi passaggi e mi ha aiutato a trovare un contributo economico, poiché non avevo un capitale iniziale. Tanta gente oggi vorrebbe avviare un’attività, ma è indecisa.

Cosa consiglieresti a queste persone?

Consiglierei di provarci, considerando che ci sono questi fondi che già danno una spinta per realizzare la propria idea e lavoro. Anche se questi fondi aiutano, non bastano per affrontare tutta la parte burocratica che ha dei costi maggiori.

E se non si riesce da soli, come si può fare?

Ci sono molte reti, come Job Progress, che ti accompagnano e aiutano per realizzare le proprie attività. Si può fare grazie a queste reti di persone competenti. Da soli, non ce la fa nessuno.

Quali sono le più profonde speranze che porti nel cuore per il tuo futuro?

Le mie speranze per il mio futuro e la mia piccola attività sono quelle di crescere e, soprattutto, di mantenere la mia famiglia. Spero anche di dare lavoro ai miei figli nel caso in cui non lo trovino altrove.

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