Avvenire di Calabria

Gli esiti delle ultime prove Invalsi impongono una seria riflessione su quanto ancora c'è da fare

La politica si ricordi della scuola calabrese

di Guido Leone*

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Gli esiti delle ultime prove Invalsi, purtroppo un disastro annunciato ma non tanto giacché si ripetono costantemente negli ultimi anni, squarciano ancora una volta il velo su tutti i limiti della scuola del Mezzogiorno d’Italia e della Calabria in particolare. Risultati sui quali è necessario seriamente riflettere non solo da parte del mondo della scuola, anche dei decisori politici per trovare soluzioni, a partire dal prossimo settembre per ampliare l’offerta formativa e recuperare il gap di socialità e di apprendimenti di competenze.


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I dati hanno evidenziato in tutta la loro drammaticità come le studentesse e gli studenti del secondo ciclo si siano smarriti con e per la didattica a distanza e accanto agli abbandoniche coinvolgono il 13% dei ragazzi, che non completano il ciclo di studi del secondo ciclo, l’Invalsi ha evidenziato come siano carenti e preoccupanti gli apprendimenti e le competenze non acquisite anche tra i giovani che hanno portato a termine il loro percorso di studi nella scuola secondaria di secondo grado.

Nel 2019, prima della pandemia, la dispersione implicitache è riferita a quei giovani che raggiungono sì il diploma, ma non hanno le competenze adeguate previste dalle Linee Guida del secondo ciclo, coinvolgeva il 7% della popolazione scolastica che ha rivelato competenze equivalenti al secondo anno del primo biennio della scuola secondaria di secondo grado e in alcuni casi, addirittura, alla fine del primo ciclo d’istruzione.

Scuola, pandemia e "dispersione implicita"

Il fenomeno della dispersione implicita accentuato dalla pandemia e dalla decisione di sospendere le attività didattiche soprattutto nelle scuole del secondo ciclo per la carenza del servizio dei trasporti, ha raggiunto il 9,5 % a livello nazionale. In questa pessima graduatoria della dispersione implicita troviamo al primo posto la Calabria con il coinvolgimento del 22,4% dei giovani.


PER APPROFONDIRE: Scuola, la lezione sempre attuale di don Milani


 Per non parlare, poi, dell’abbandono scolastico. Nel 2020 nel Meridione si registrano i livelli più alti come in Calabria con un dato al 16,6% dove, in 10 anni, il fenomeno è aumentato dello 0,6% a fronte della media nazionale del 13,1%.

Scuola in Calabria, i risultati delle prove Invalsi

I dati Invalsi di quest’anno registrano un pauroso divario territoriale Nord/Sud: in Calabria oltre la metà degli studenti non raggiunge la soglia minima di competenze in Italiano, il 64%, in matematica peggio il 70%.

Al termine dell’ultimo anno della secondaria superiore la percentuale degli allievi che non raggiunge il traguardo previsto per inglese- reading è del 67% e per inglese –listening dell’82%.

In tutto il Paese cresce la quota di studenti delle scuole medie che non raggiunge il livello minimo di competenze in italiano: erano il 34 per cento nel 2018 e nel 2019, sono saliti al 39 per cento. È come se due studenti su 5 non avesse mai frequentato le medie. Il primato va di nuovo alla Calabria, dove la metà degli studenti è insufficiente. Peggio va in matematica, con il 45 per cento degli studenti sotto la sufficienza: in Calabria, Campania e Sicilia sono addirittura il 60 per cento.

Il confronto degli esiti della scuola primaria del 2019 e del 2021 restituisce un quadro sostanzialmente stabile. La scuola primaria è riuscita ad affrontare le difficoltà della pandemia garantendo risultati pressoché uguali a quelli riscontrati nel 2019. I risultati delle prove Invalsi 2021 sono molto simili in tutte le regioni del Paese. Però già a partire dal ciclo primario, in Italiano, in Inglese e ancora di più in Matematica si riscontra una differenza dei risultati tra scuole e tra classi nelle regioni meridionali. Ciò significa che la scuola primaria nel Mezzogiorno fatica maggiormente a garantire uguali opportunità a tutti, con evidenti effetti negativi sui gradi scolastici successivi.

Non c’è dubbio che la pandemia e la Dad hanno fatto danni enormi sull'apprendimento dei ragazzi, soprattutto alle superiori, ma proviamo, per un attimo, ad immaginare cosa sarebbe successo senza questa nuova didattica, e senza lo smart working, per il mondo del lavoro. Il problema delle competenze è un problema che si trascina da tempo e la Calabria negli ultimi anni ha mostrato sempre il fiato corto nelle valutazioni Invalsi. Quindi non è una novità per la nostra regione trovarsi ancora una volta in fondo alle classifiche.

La nostra regione, poi, esibisce i dati più sconfortanti in materia di sicurezza e di adeguamento degli edifici scolastici. A ciò si aggiunge la permanenza di squilibri territoriali: è stato più volte rimarcato che molti comprensori delle aree interne della Calabria sono tagliati fuori da una offerta formativa extra-curricolare per la mancanza dei servizi, trasporti in particolare, che penalizzano la partecipazione degli studenti alle attività pomeridiane che le istituzioni scolastiche pongono in essere per il completamento del percorso educativo. Questo stato di cose non assicura equità e qualità. Non garantisce il diritto allo studio per tutti.

Discutibili sono stati i processi di dimensionamento che in questi anni non hanno tenuto conto delle peculiarità territoriali, dei bisogni formativo/educativi di determinate aree a rischio della regione, che non hanno razionalizzato i processi di accorpamento delle singole scuole in termini di moderna consortilità intercomunale, come avviene per altro genere indispensabile di servizi alla comunità.

È sul territorio che si misura la capacità della politica ad affrontare i nodi strutturali di un sistema scolastico come il nostro che manifesta delle criticità ormai consolidate che vanno dal gap nei livelli di apprendimento tra i nostri studenti e il resto del Paese alla qualità dei nostri edifici scolastici.

Ma non ci si sofferma mai però a fare una attenta analisi sul perché di tali risultati per poi avviare una seria ricostruzione della scuola con investimenti seri e reali, anche in termini di risorse umane, ancorché necessari in un territorio che denuncia alti tassi di dispersione, di analfabetismo primario e di ritorno e dove la cultura della illegalità è peraltro molto diffusa.

Mi stupisce come in questa fase di avvio della campagna elettorale per il rinnovo degli organi amministrativi regionali non sia stato ancora affrontato il tema della condizione in cui versano l’istruzione e la formazione nella nostra regione.

La politica di si ricordi della scuola calabrese, la proposta

La Regione Calabria ha oggi sicuramente l'obiettivo di recuperare un protagonismo forte in questo campo, di esprimere una politica per l'istruzione nel ri­spetto delle autonomie e produrre una politica significa innanzi tutto portare un dibattito che è utile e fondamenta­le che si sviluppi sul piano politico, culturale e sociale.  I tempi sono maturi per un serio nuovo confronto politico – istituzionale, atteso che non si è mai realizzata una conferenza interistituzionale sui temi della scuola e dell'istruzione e delle linee di sviluppo socio-economico della regione verso cui orientare magari nuovi profili formativi in uscita dal sistema scolastico e universitario degli studenti calabresi funzionali al mercato del lavoro. Certo l’Ufficio scolastico regionale per la Calabria ci ha messo anche del suo con la scarsità delle iniziative sul territorio calabrese dovuto spesso alla inadeguatezza delle sue varie guide. Il nostro pianeta scuola è sfilacciato da un bel po’, ogni scuola va a ruota libera e di direttive oltre che di presenze istituzionali strategiche sul territorio se ne vedono ben poche e finalizzate ad atti prevalentemente burocratici. Abbiamo avuto tempi migliori!

*già Dirigente tecnico USR Calabria

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