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I due anni di pandemia hanno reso ancor più lunga l’attesa di rivedere sfilare, nel tradizionale tragitto che dalla Basilica dell’Eremo conduce al Duomo, la vara utilizzata per la processione della venerata effigie della Madonna della Consolazione.
La prima fase dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 è coincisa proprio con il periodo di restauro dell’antica “macchina” a spalla che a fine Ottocento sostituì quella precedentemente fatta costruire ad inizio diciottesimo secolo. Da allora, nonostante gli interventi completati nei tempi stabiliti, l’appuntamento con i festeggiamenti settembrini è stato sempre rinviato, impedendo ai fedeli di vivere l’emozione di ammirare il quadro della Patrona trasportato dalla rinnovata vara.
Un restauro che rende ancora più prezioso il legame spirituale che lega la vara all’effigie e, di conseguenza, al popolo reggino. Solo in pochi, in questi anni, hanno avuto l’onore di assistere al primo “ricongiungimento” dal termine dei lavori eseguiti nel laboratorio a vista allestito nella sala “Monteleone” di Palazzo “Campanella”.
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In particolare i portatori, ma anche i restauratori e i tecnici che, nella massima riservatezza, hanno effettuato la prova “finale” collocando preventivamente il quadro realizzato dal Capriolo nella cornice per verificare la perfetta esecuzione del restauro dal punto di vista meccanico e illuminotecnico e riscontrare che non ci fossero effetti di rifrazione del nuovo impianto illuminante. Il risultato è stato doppiamente emozionante. Non solo la prova è perfettamente riuscita al primo colpo (a conferma di un intervento eseguito a regola d’arte).
Il rinnovato “contorno” dai colori ritrovati, così come la valorizzazione di molti elementi decorativi un tempo nascosti, assume adesso un ruolo importante e ha donato nuova luce all’effigie della Consolatrice. Quello eseguito nel 2020 non è il primo importante restauro della vara della Madonna della Consolazione. Il precedente era stato eseguito nel 1960, per volere dell’arcivescovo del tempo, il venerabile monsignor Giovanni Ferro. L'occasione, il diciannovesimo centenario dell’arrivo di San Paolo a Reggio. L'ultimo, invece, è stato il primo intervento finanziato grazie ad una convenzione tra Regione Calabria e Segretariato regionale del Ministero per i Beni e le Attività culturali. Il finanziamento ottenuto dai fondi per lo sviluppo e la coesione ha consentito di recuperare diversi elementi decorativi della “macchina” a spalla. Allo stesso tempo è stata arricchita di innovativi e moderni sistemi idraulici per favorirne il trasporto da parte dei portatori.
Nonostante i due mesi di stop forzato causato dal primo lockdown, il restauro della Vara della Madonna della Consolazione è stato completato come da cronoprogramma. Non si è trattato, tuttavia, di una semplice operazione di pulitura. Ogni pezzo è stato smontato accuratamente, revisionato, consolidato, ripulito da tutte le incrostazioni e dai residui superficiali e rimontato. In settant’anni - come rilevato dai tecnici - non è mai stata eseguita la giusta manutenzione, «per cui si è dovuto agire, accuratamente, su ogni singolo elemento».
Il restauro vero e proprio è stato, inoltre, arricchito da una serie di interventi di adeguamento funzionale volti a mettere in sicurezza la vara durante le processioni. In particolare, sono stati collocati quattro ammortizzatori sui piedi che smorzano le sollecitazioni nel momento in cui la “macchina” viene poggiata al suolo. È stato, inoltre, sostituito il vecchio piano in alluminio con uno nuovo in acciaio. Proprio al momento dello smontaggio, i tecnici e i restauratori si sono resi conto che la struttura interna, realizzata in acciaio e ferro, risultava fortemente lesionata, intervenendo di conseguenza.
Tra le parti maggiormente degradate dell’intera struttura c’era la corona che sovrasta la cornice, tra gli elementi a subire le maggiori sollecitazioni durante gli spostamenti. Prossima a staccarsi è stata consolidata con nuovi materiali e resa più stabile così come il crocefisso.
PER APPROFONDIRE: Una Vara tornata agli antichi splendori: parla il restauratore Mantella
Oltre all’impianto di illuminazione, è stato realizzato un nuovo sistema audio, ora integrato e non più con i quattro altoparlanti poco estetici. Insomma, si è voluta restituire una vara che sicuramente acquista una nuova unità figurativa, grazie anche alla ricollocazione e al montaggio di tutti gli elementi fino a poco tempo fa custoditi al Museo diocesano.
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