Avvenire di Calabria

Padre Carlo Cuccomarino è il cappellano - a tempo pieno - delle carceri di Reggio Calabria: ecco come svolge il suo ministero

La voce del Cappellano di Reggio Calabria: «Non escludere i detenuti dalla Chiesa»

Lo abbiamo intervistato con suor Elvira Cisarri: assieme lavorano al servizio dei detenuti tra Arghillà e lo "storico" San Pietro

di Federico Minniti

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Carlo Cuccomarino è il Cappellano delle carceri di Reggio Calabria. Lo abbiamo intervistato con suor Elvira Cisarri: assieme lavorano al servizio dei detenuti. Insieme hanno lanciato un appello: «Mai escluderli dalla Chiesa».

Detenuti e Chiesa, parla il cappellano di Reggio Calabria

Il carcere non sia escludente. Nemmeno dalla comunità ecclesiale. Questo è il messaggio lanciato da padre Carlo Cuccomarino, cappellano diocesano, e suor Elvira Cisarri, volontaria della Pastorale carceraria di Reggio Calabria Bova. Invitati dalla nostra redazione, hanno confidato ai nostri taccuini emozioni, paure e speranze legate al “pianeta carcere”.


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«Anzitutto - ha subito puntualizzato suor Elvira - occorre sgombrare il campo da un equivoco di fondo: dentro gli istituti di pena ci sono persone e non condannati. Separare la persona dal reato che ha commesso è fondamentale per ritrovare l’umanità perduta». La suora, appartenente alla Congregazione delle Serve di Maria riparatrice, ci racconta un episodio: «Mi è capitato qualche volta che un detenuto mi ha detto: “Lei lo sa che nessuno mai mi ha trattato da persona e non da delinquente?». Padre Carlo Cuccomarino vive la missione esclusiva di cappellano diocesano. L’arcivescovo emerito, monsignor Fiorini Morosini, gli ha affidato questo compito senza gravarlo di alcun altra responsabilità. «E spesso mi sembra di non riuscire a fare abbastanza» ci dice.


PER APPROFONDIRE: Detenuti, la Garante di Reggio Calabria: «Lavoro senza sosta»


«Abbiamo censito la popolazione in carcere. Ci sono 50 detenuti indigenti che sosteniamo anche sotto il profilo economico grazie a un budget che ci viene “assegnato” dalla Caritas diocesana». Occhiali da vista, ricariche telefoniche, medicine e qualche sigaretta, «il tabacco in carcere lo portava anche san Gaetano Catanoso» ci dice. Ma ciò che vorrebbe, padre Cuccomarino, più di ogni altra cosa è portare il carcere “fuori” dalle sbarre. Tra le parrocchie dell’arcidiocesi. «È una sfida culturale, dobbiamo provarci tutti assieme».

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