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C’è un’Italia che parte, un’Italia che resta e un’altra Italia che accoglie. Quello delle migrazioni resta un fenomeno complesso, da affrontare sotto diversi punti di vista. È quanto emerge, del resto, dall’ultimo Rapporto italiani nel mondo.
di Francesco Chindemi
Un’analisi attenta e dettagliata che la Fondazione Migrantes propone da diciotto anni a questa parte. Per la prima volta - sabato 13 gennaio - è stato presentato a Reggio Calabria, su iniziativa dell’arcidiocesi, per tramite dell’Ufficio Migrantes. Una scelta non casuale. La città dello Stretto «è da sempre luogo di incontro e accoglienza», ha affermato padre Gabriele Bentoglio. Il direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes ha moderato l’incontro che si è svolto nell’Aula magna del Seminario arcivescovile diocesano “Pio XI”. «È un segno di attenzione per gli oltre 6 milioni di connazionali iscritti nel registro degli italiani all’estero».
Tra questi molti sono calabresi e reggini. Solo dalla nostra città, sono oltre centomila gli emigrati», ha detto ancora Bentoglio. All’incontro ha preso parte, fra gli altri, monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes. 👇 Ascolta qui l'episodio del Podcast Good Morning Calabria.
«Partire, restare, tornare: l’Italia della mobilità» è il tema che ha accompagnato la discussione, insieme a quello dell’accoglienza dei migranti, fiore all’occhiello del nostro paese, ma che si scontra sempre più spesso con processi di integrazione non pienamente attuati».
L’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria Bova, monsignor Fortunato Morrone, nel prendere la parola ha citato il passo dell’antico credo di Israele che «meglio rappresenta - ha detto - la condizione della nostra umanità “mobile”: “mio padre era un arameo errante”».
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Chi si pone in mobilità - ha spiegato il presidente della Cec - «lo fa con una meta ben precisa. C’è purtroppo, una mobilità dovuta a guerre, carestie, ad un ecosistema “sballato”». Lo si coglie del resto da quanti, «padri Scalabriniani, Caritas, i tanti uomini e doe di buona volontà come è nel nostro stile calabrese accolgono chi sfugge da questa disumanità di cui dovremmo ricercare le cause». Il pensiero del presule è, poi, andato ai tanti giovani calabresi costretti ad andar via.
«Il segno di una storia in movimento. Mettere barriere significa danneggiarci tutti. Aprirci all’altro, invece, ci aiuta ad arricchirci come figli e figlie di un unico Padre», ha concluso Morrone.
«C’è una mobilità che interpella Chiesa e società civile», ha affermato Santino Tornesi, direttore dell’Ufficio regionale per le migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana, intervenuto alla presentazione. La Calabria, ha aggiunto, «da questo punto di vista è molto sensibile rispetto al fenomeno. Lo abbiamo visto in occasione della strage di Cutro dello scorso anno».
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Di politiche di accoglienza, ma anche della necessità di «meccanismi che favoriscano il ritorno dei nostri concittadini», ha parlato il sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà. Il primo cittadino ha, inoltre, accolto la proposta del vescovo Morrone a dar vita, in tal senso, sul territorio ad «un’alleanza strategica istituzionale» attenta alle nuove sfide legate alle migrazioni.
di Davide Imeneo
La città Reggio Calabria non è stata scelta a caso per la presentazione dell’ultimo Rapporto italiani nel mondo. Lo spiega monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes. Nell’intervista rilasciata ad Avvenire di Calabria in edicola domenica scorsa con il quotidiano Avvenire, abbiamo analizzato con lui il fenomeno delle migrazioni, sotto la doppia prospettiva: degli arrivi e delle partenze.
Lo fa purtroppo con gli occhi della paura e dell’indifferenza, ma anche dei numeri gonfiati. È un approccio sbagliato. Bisogna, invece, capire che l’accoglienza è un’opportunità. Le migrazioni devono essere governate non dalla paura dell’altro, ma dall’incontro. Ce lo ricorda sempre papa Francesco. Bisogna guardare a questa realtà con gli occhi del cuore. L’Europa non può essere, però, lasciata sola. Serve un’attenzione particolare sfruttando al meglio ciò che di buono può essere colto da questo fenomeno.
Siamo qui ad approfondire, in particolare, il tema dell’emigrazione italiana all’estero. È anch’esso un argomento molto attuale. Tra noi italiani è sempre più diffusa la credenza che siamo una nazione invasa da extracomunitari. In realtà c’è una emigrazione italiana che è più numerosa dell’immigrazione.
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Vogliamo, invece, far comprendere il valore dell’accoglienza qui da noi. Allo stesso tempo, quanto sia importante per gli italiani che cercano fortuna altrove, inserirsi ed essere accolti in altri Paesi. Purtroppo, come emerge ancora una volta dal nostro Rapporto, dall’Italia si continua ad emigrare.
È una bella domanda. Consiglio di guardare questo fenomeno non con paura, ma creando momenti di incontro che possono essere una celebrazione se si tratta di cattolici, ma anche momenti di preghiera ecumenica o una vera e propria festa, per uno scambio culturale, un pranzo insieme con piatti etnici... Ritrovarsi nell’incontro, aiuta a superare diffidenze e paure. È nell’incontro che si stabiliscono relazioni nuove.
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È ancora un quadro preoccupante quello che emerge dall’ultimo report della Fondazione Gimbe
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