Avvenire di Calabria

Il vescovo di Verona e presidente della Commissione cultura e comunicazioni sociali della Cei ha recentemente incontrato i sacerdoti di Reggio-Bova

A colloquio con monsignor Pompili: «Evangelizzare nell’era digitale si può»

Il presule ai nostri microfoni ha condiviso alcuni suggerimenti. Ai sacerdoti ha detto: «Dobbiamo provare a stare dentro questo mondo digitale come testimoni, capaci di comunicare qualcosa»

di Redazione Web

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Tecnologia, relazioni umane e Chiesa, come comportarsi? Lo spiega il vescovo di Verona e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Cei in una recente intervista rilasciata al nostro settimanale Avvenire di Calabria.

Monsignor Pompili: «Così le tecnologie digitali hanno trasformato il modo di percepire il mondo»

«Le novità tecnologiche hanno sempre un impatto sulla dimensione umana e ovviamente anche la comunicazione digitale non fa eccezione nella nostra vita quotidiana». È quanto ha affermato monsignor Domenico Pompili, vescovo di Verona e presidente della Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della Cei, nel corso dell’ultimo incontro formativo di aggiornamento del clero che si è svolto al Seminario Pio XI lo scorso 11 aprile. L’evento si è concentrato sull’impatto delle tecnologie nella vita quotidiana e anche in ambito ecclesiale.


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Monsignor Pompili ha spiegato, anche ai nostri microfoni, come l‘evoluzione tecnologica abbia trasformato il modo di percepire e interagire con il mondo. «Pensiamo a quanto questa piccola cosa che portiamo sempre con noi, che non spegniamo neanche di notte, abbia cambiato il modo di conoscere la realtà rispetto al Blackberry di qualche anno fa».

«Attenzione a non privilegiare l'aspetto tecnologico a quello relazionale»

Nonostante il vantaggio di «essere sempre connessi», il rischio, per Pompili, è che «si arrivi a privilegiare più l’aspetto tecnologico che relazionale in senso intracorporeo. E in questo senso la tecnologia più che causa diventa “sintomo” di un problema».

A tal proposito Pompili ha citato la psicologa statunitense Sheri Turkle, autrice di “Alone Together”, per sottolineare un dilemma contemporaneo: «perché ci aspettiamo più dalla tecnologia e meno dalle relazioni gli uni con gli altri».


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«La comunicazione - ha spiegato il vescovo di Verona - è fatta per mettere insieme, per stabilire relazioni che ci facciano uscire dall’isolamento per portarci all’incontro». Infine, i tre consigli alla comunità ecclesiale per vivere bene la presenza digitale. «Direi anzitutto avere consapevolezza che non è questione di bene o male, giusto o ingiusto, ma è piuttosto questione di rendersi conto di quanto la tecnologia ci abbia già trasformato interiormente». Ha poi suggerito a mantenere un atteggiamento critico verso i media digitali: «È importante tornare a pensare prima ancora di agire, cioè di esercitare uno spirito critico rispetto alle opportunità ma anche ai rischi del linguaggio digitale».

Evangelizzare ai tempi dell'AI, ecco il consiglio

Infine, l’ultimo consiglio «come Chiesa, non dimenticare mai che la nostra finalità principale è quella di evangelizzare; evangelizzare non è semplicemente informare, ma è comunicare. Perciò dobbiamo provare a stare dentro questo mondo digitale come testimoni, cioè persone che hanno qualcosa da dire, senza misconoscere la propria realtà e creando però le opportune condizioni per un incontro reale con gli altri».

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