Undici giorni dopo il naufragio di Cutro, la premier Giorgia Meloni ha presieduto un Consiglio dei ministri straordinario
Consiglio dei ministri a Cutro, Meloni: «Lotta senza confini ai trafficanti di vite umane»
Sul tavolo del Governo le misure straordinarie sul versante migranti: contestato il responsabile del Viminale, Piantedosi
di Federico Minniti e Francesco Creazzo
9 Marzo 2023
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Undici giorni dopo il naufragio di Cutro, la premier Giorgia Meloni ha presieduto un Consiglio dei ministri straordinario. Sul tavolo del Governo le misure straordinarie sul versante migranti: contestato il responsabile del Viminale, Piantedosi.
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Cutro, le parole della premier Giorgia Meloni
Si è concluso da poco il Consiglio dei ministri a Cutro. A margine della seduta si è tenuta una conferenza stampa che ha registrato l'intervento del Primo ministro, Giorgia Meloni. «Abbiamo voluto celebrare questo Consiglio dei ministri qui a Cutro perché all'indomani della tragedia del 26 febbraio volevamo dare un segnale simbolico e concreto. È la prima volta - ha esordito Meloni - che un Cdm si svolge sul luogo in cui si è consumata una tragedia legata al tema migratorio; la presenza dell'intero Consiglio dei Ministri è un modo per ribadire l'attenzione del Governo a questo dossier; esprimiamo compatti il nostro cordoglio ai familiari delle vittime. Abbiamo voluto apporre all'ingresso del Comune di Cutro una targa a memoria di questo tragico evento».
Meloni, poi, ha analizzato i provvedimenti assunti: «Non potevamo non dare un segnale concreto: il nostro compito è cercare soluzione ai problemi; il modo migliore per onorare queste vittime è lavorare per evitare che queste tragedie non si ripetano. Abbiamo licenziato un decreto legge che affronta questa materia perché siamo determinati a sconfiggere la tratta degli esseri umani che ha portato a quanto accaduto».
Poi una chiosa di natura politica: «Il nostro è un provvedimento di fermezza: se qualcuno pensa che quanto accaduto a Cutro che cambierà la nostra linea sul tema migratorio sbaglia di grosso. Combattere la schiavitù del terzo millennio rappresentata dalle organizzazioni criminali degli scafisti, noi faremo tutto quello che va fatto».
Il primo ministro ha difeso l'operato del Viminale: «Il ministro Piantedosi ha dimostrato che il Governo non poteva fare nulla di più quello che ha fatto per salvare le vite delle persone morte a Cutro. Voglio sconfiggere i trafficanti degli esseri umani: questa è la ragione per la quale abbiamo varato questo decreto».
Tra i punti centrali, appunti, il "nuovo approccio" nei confronti dei «trafficanti degli esseri umani»: «La norma principale riguarda le pene e i reati legati alla tratta degli esseri umani con l'introduzione di una nuova fattispecie di reato che prevede una pena fino a trent'anni di reclusione» ha spiegato Meloni.
Ha rafforzato il concetto la premier: «C'è un elemento che ritengo molto importante: il reato verrà perseguito dall'Italia anche se avverrà fuori dai confini nazionali. Significa non colpire solo quei trafficanti che troviamo sulle barche, ma anche quelli che ci sono dietro. Questo approccio cambia completamente la linea degli ultimi anni. Questo Governo cercherà gli scafisti lungo tutto il globo».
«Contrasto e migliore organizzazione della materia», in sintesi il provvedimento del Governo che comporta anche l'introduzione di «norme sulla semplificazione delle procedure di espulsioni, sui centri di permanenza prima dei rimpatri, sulla gestione opaca dei centri dei migranti; sono ristrette le maglie delle protezioni special, un provvedimento che mira a raggiungere l'abolizione totale di questa norma».
In conclusione del suo intervento, Meloni ha evidenziato che «in Italia non conviene entrare illegalmente perché ci sono minori possibilità di chi non lo fa: per questo ripristiniamo così i decreti-flussi che consentono l'ingresso regolare». «Criteri e quote vengono stabilite su scala triennale con corsie preferenziali per gli stranieri con corsi di formazione professionale riconosciuti in Italia. Non è solidarietà - ha stigmatizzato - far entrare chiunque arrivi e farli finire ai semafori per pulire i vetri delle nostre auto».
«Faremo una campagna nei Paesi d'origine - ha aggiunto Meloni - per far vedere loro i rischi che corrono nel mettersi nelle mani dei trafficanti; a queste nazioni daremo quote d'ingresso in Italia. Ci sono anche delle norme che riguardano il contrasto allo sfruttamento, con particolare riferimento ad agromafie e caporalato».
Infine, la premier ha allargato lo spettro della sua riflessione: «Cutro è un punto di passaggio; la materia migratoria è estremamente complessa: tutto ci coinvolge. Ci stiamo lavorando a vari livelli; questo è solo uno dei provvedimenti. L'obiettivo è trattarli in sede comunitaria e internazionale. Ho chiesto ai vertici europei azioni concrete immediate; abbiamo bisogno di risposte europee su queste materie: l'Italia non può affrontare da sola questa emergenza. Finalmente - ha concluso Meloni - le istanze italiane sono considerate centrali».
A seguito delle parole di Meloni sono intervenuti i i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, quello dell'Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano.
I provvedimenti del Consiglio dei ministri straordinario a Cutro
Dalle parole, il Governo è passato agli atti. Durante i lavori del Consiglio dei ministri straordinario di Cutro è stato approvato il Decreto legge, frutto del lavoro di mediazioni dell'uomo-ombra dell'Esecutivo, Alfredo Mantovano, all'indomani del naufragio di Cutro dove hanno perso la vita 72 persone.
Dieci articoli, che prevedono innanzitutto la stretta sui trafficanti di vite umane, ma potenziano anche i centri rimpatri, prevedono la nomina di un commissario in caso di malfunzionamento degli stessi, portano il decreto flussi a tre anni. Sono tante le novità contenute nel decreto legge che varate dal Governo nel Consiglio dei ministro straordinario di Cutro.
È saltata la norma comparsa nelle prime bozze del decreto, che puntava a rafforzare la sorveglianza marittima, con un ruolo di primo piano della marina militare. Presente, invece, una norma per stoppare eventuali altri casi "Soumahoro", introducendo più controlli sulle realtà che incassano soldi pubblici per l'accoglienza. Inoltre si lavora a ridurre i vincoli per realizzare i Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr) in modo da facilitare le espulsioni.
Le scritte (poi cancellate) di contestazione verso il ministro Piantedosi
La presenza del Governo a Cutro è stata anticipata (e vissuta) in uno stato di tensione verso i rappresentanti istituzionali. Nella mattinata che ha preceduto l'incontro, sono comparse scritte contro il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, nel centro calabrese. Le scritte sono state cancellate in tempi rapidissimi.
All'arrivo delle auto-blu, alcuni manifestanti hanno lanciato dei peluche contro le macchine della premier Giorgia Meloni e dei ministri Matteo Salvini e Antonio Tajani. Le proteste hanno coinvolto decine di manifestanti.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, entrando oggi al municipio di Cutro, poco prima della riunione del Cdm, ha scoperto una targa collocata nell'androne di ingresso che riprende una frase di Papa Francesco: «I trafficanti di esseri umani siano fermati», esprimendo anche il cordoglio del governo sul tragico naufragio.
Cosa non ha funzionato la notte del nubifragio di Cutro?
Soccorsi mai arrivati, sopravvissuti trattati come animali, bare delle vittime quasi spedite a Bologna contro la volontà dei parenti. Una tripletta incredibile quella firmata dai dicasteri dei Trasporti - competente sulla Guardia Costiera - e dell’Interno - competente su Prefetture e ordine pubblico.
Innanzitutto la dinamica dei soccorsi mai partiti: la Guardia Costiera - per ragioni che saranno indagate dalla magistratura - non ha mai attivato il protocollo di “Search and Rescue”, quello che fa scattare i soccorsi verso chi sta per naufragare, sebbene il fatto che la barca fosse sovraccarica - il che stando agli stessi protocolli delle capitanerie costituisce già una ragione sufficiente per intervenire - fosse noto da 24 ore prima del disastro.
Sul piano invece dell’ordine pubblico, i sopravvissuti alla tragedia, scioccati, sono stati rinchiusi nel vicino Cara di Crotone, dove in molti hanno passato varie notti sulle panchine, per mancanza di letti. Con buona pace delle promesse del governatore Occhiuto. Solo la denuncia degli attivisti ha risolto la situazione.
Restando alle promesse governative disattese, in settimana la prefettura di Crotone aveva disposto il trasferimento delle salme a Borgo Panigale, dove c’è un cimitero musulmano. Solo il sit-in delle famiglie, che ne chiedono il rimpatrio anche a spese proprie, ha impedito l’ennesima richiesta del Viminale.
L'opinione | Un caso "specchio" e le falle del sistema-Italia
Il mare di Steccato, come uno specchio, riflette le ipocrisie e le inadeguatezze che caratterizzano il sistema politico e legislativo per ciò che riguarda il fenomeno migratorio.
In molti si chiedono cosa sia andato storto, ma la risposta è che nulla è andato storto. Ciò che abbiamo visto è ciò che succede ogni giorno nel Mediterraneo, da anni, grazie a politiche e leggi italiane ed europee infantili e inadeguate.
Al di là delle responsabilità penali che saranno accertate dalla magistratura, perché non avviene il soccorso nella terribile notte del 26 febbraio? Perché dal 2014 l’Europa ha deciso che le migrazioni siano guardate con lenti poliziesche invece che umanitarie.
È infatti Frontex a segnalare per prima la presenza della barca, e a muoversi sono le vedette della Finanza: è un’operazione di polizia contro il reato di disperazione. Questa cosa suscita indignazione oggi. Com’è possibile che non ci si renda conto che lo stesso sistema opera ogni giorno e produce centinaia di morti ogni anno?
La stessa logica viene messa a nudo a terra, quando ai sopravvissuti viene assegnata una detenzione arbitraria al Cara, perché così prevede la legge. Una legge che tratta indiscriminatamente i naufraghi come criminali. Lo straniero, il migrante, il povero è una minaccia, secondo il sistema attuale.
I naufraghi di Cutro sono stati rinchiusi per qualche ora in un centro di detenzione, in condizioni precarie, senza aver commesso alcun reato. E questa cosa suscita, giustamente, indignazione. Com’è possibile che non ci si renda conto che la stessa cosa accade a centinaia, migliaia di persone che ogni settimana attraversano il mare come loro?
Quelli che sollevano tanta indignazione in questi giorni, non sono “casi”, non sono “episodi”, non sono “incidenti”, sono conseguenze dirette di un sistema legislativo e politico ingiusto, ma soprattutto puerile.
In esso c’è tutto l’infantilismo di un Continente e di un Paese che non vuole gestire un fenomeno che esiste, che è presente, che è innegabile ed epocale, che va avanti da decenni e miete decine di miglia di vittime: lo vuole negare.
Pretendere di fermare le migrazioni con la forza bruta e coattiva di un atteggiamento repressivo, equivale a chiudere gli occhi e fingere che il “mostro” sia sparito, come fanno i bambini sotto i cinque anni.
Nessuno vuol partire dalla necessità base, quella che tampona la morte sul breve periodo: il soccorso in mare. Nessuno vuole affrontare un cambio di passo a livello politico: gestire i flussi guardando allo straniero come qualcuno da accogliere. Nessuno vuole affrontare le cause delle migrazioni: lo sfruttamento dei paesi di origine.
Continuiamo a tapparci gli occhi e a reprimere, come bambini poco intelligenti.
A Crotone si insedia il nuovo prefetto che assicura attenzione per le vittime e i superstiti del naufragio del 26 febbraio. Intanto, i porti calabresi accolgono altri 500 migranti soccorsi al largo del Mar Jonio.
Si sono conclusi a Roma i lavori della sessione primaverile del Consiglio episcopale permanente iniziati lunedì. Tra gli altri temi anche la famiglia, la pace, la guerra e la sinodalità.
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