Avvenire di Calabria

Missionari digitali italiani, a Roma il primo incontro

L’iniziativa, accompagnata dal Dicastero per la Comunicazione e dalla Cei, è stata organizzata dal Gruppo sinodale “La Chiesa ti ascolta”

di Davide Imeneo

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Durante lo scorso weekend si è svolto a Roma il raduno dei Missionari digitali italiani. L’iniziativa è stata organizzata dal Gruppo sinodale “La Chiesa ti ascolta”, l’equipe di persone che costituiscono il continente digitale del Cammino sinodale, accompagnata dal Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede e della Conferenza episcopale italiana. Si tratta di un’esperienza, che ha coinvolto persone in tutto il mondo ed ha ottenuto il riconoscimento e l’accreditamento da parte della segreteria del Sinodo.


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Il raduno di venerdì e sabato è stata la prima occasione di incontro “in presenza” per i missionari digitali di lingua italiana, ma è da più di un anno che il gruppo del Belpaese, coordinato da Rosy Russo (Parole Ostili), lavora assiduamente online, contribuendo in modo sostanziale ai lavori sinodali. Inoltre, durante la Gmg di Lisbona, anche i testimoni digitali italiani hanno partecipato al raduno e al Festival degli influencer che si è svolto a Piazza Martin Moniz: più di 20mila persone hanno condiviso un’esperienza di festa alla luce della fede.

L’atmosfera dell’incontro romano è stata esattamente uguale a quella di Lisbona: gioia, condivisione, contenuti, formazione, spiritualità e desiderio di crescere nel cammino di fede.

Dopo l’intervento introduttivo di Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione, monsignor Lucio Ruiz segretario del Dicastero ha dato l’orientamento alla due giorni di lavori: «Sul Web la Chiesa è creativa, sfidante e senza paura. Siamo chiamati a trasmettere l’amore, non un titolo, ma l’amore». La Chiesa, che sempre ha saputo declinare la fede alla luce delle culture, oggi timidamente, ma senza paura, abbraccia e incontra la cultura digitale. Secondo il segretario del Dicastero per la comunicazione, «i punti cruciali che stanno guidando questo processo sono i principi ecclesiali di Papa Francesco: essere Chiesa in uscita, andare verso le periferie esistenziali, spendersi con coraggio e creatività».

Rosy Russo ha brevemente ripercorso l'excursus delle attività vissute e promosse da "La Chiesa ti ascolta": i vari momenti di preghiera, il primo mandato missionario, la somministrazione dei questionari legati al percorso sinodale, il momento di spiritualità online di Natale, il lavoro per la fase continentale del Sinodo e, ovviamente, il primo festival degli influencer cattolici del 4 agosto in terra lusitana. La coordinatrice del gruppo dei missionari digitali italiani, al termine del suo intervento, ha proposto un video prodotto da Sara Penelope Robin, componente de "La Chiesa ti ascolta". Si tratta di un Reel in cui l'attrice partenopea, tramite un dialogo con un'immaginaria Suor Eucaristica, consegna alcuni spunti per ripensare la comunicazione della Chiesa nell'ambiente digitale.


PER APPROFONDIRE: L’eredità della Gmg di Lisbona: la pastorale delle relazioni aumentate


Durante i lavori è intervenuto anche Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della Cei: «Questa esperienza non si è sviluppata a caso. La Chiesa italiana ha sempre cercato di leggere i segni dei tempi, di posizionarsi nel mondo digitale». Dopo aver ricordato gli eventi formativi legati alla pastorale dell’ambiente digitale promossi dalla Cei fin dagli anni novanta, Corrado ha invitato tutti a prendere consapevolezza «che il digitale non è un ambiente avulso, ma che va abitato con tutto il portato della nostra fede. Lo sforzo che dobbiamo attuare è passare dall’io al noi ecclesiale».

Al direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, è seguito l’intervento-testimonianza di Don Tony Drazza, Segretario del Segretario generale della Cei, già assistente nazionale per il settore giovani di Ac e sacerdote molto attivo sui Social. Da molti anni, infatti, ha intrapreso una comunicazione semplice ma efficace attraverso il suo iconico format #carezza. Rispetto al tema dell'evangelizzazione, don Tony ha sottolineato che ogni missionario ha una responsabilità: «Raccogliere la fiaccola. Cioè accorgerci che esiste una fiaccola accesa da altri: non tutto inizia con noi. Noi non accendiamo fiaccole, dobbiamo avere la grande cura di non spegnerle, anche sui Social». Evangelizzare sui Social, secondo il sacerdote salentino, «ha a che fare con la nostra vita reale. Tutto quello che avviene sulle nostre pagine Social è la presentazione reale della nostra vita. Sui Social non siamo altre persone».

Un’ulteriore riflessione sulla continuità ecclesiale della missione dei testimoni digitali è stata offerta da una visita guidata presso i Musei Vaticani e, in particolare, presso la Cappella sistina. Qui, tutti i partecipanti, hanno potuto constatare come la Chiesa ha sempre utilizzato le arti visive per comunicare la fede. Oggi, come moderni artisti, tutti gli influencer cattolici sono chiamati a raccontare la fede sulle tele del nostro tempo: gli schermi dei nostri smartphone.

La mattinata di sabato è stata dedicata principalmente ad attività laboratoriali coordinate da Gigi Cotichella (Agoformazione). Poi, il Vescovo monsignor Luis Marín de San Martín, sottosegretario del Sinodo dei vescovi, ha presieduto l’eucarestia con una benedizione speciale per accompagnare gli evangelizzatori digitali nel cammino missionario. Il presule nella sua omelia, traendo spunto dalla Parabola del Seminatore proclamata nella Liturgia della Parola, ha consegnato tre elementi utili ad ogni missionario digitale.

Il primo è la generosità: il seminatore, ha affermato il vescovo Luis, «getta ovunque sperando che il seme trovi dove attecchire. Non c'è nessun terreno che non sia idoneo a ricevere il Vangelo».

Il secondo elemento è la sicurezza di Gesù. «Dio in Gesù è uscito a seminare e continua a farlo oggi in me e in te - ha dichiarato il presule che poi ha concluso - per quanto fallimentare possa sembrare la nostra attività, Dio continua a seminare. L'evangelizzatore non è un pessimista che si lamenta senza sosta, ma è l'ottimista che spera che anche dalle pietre spuntino spighe e mature. Non dobbiamo pretendere risultati subito: il tempo della mietitura non corrisponde alla nostra volontà. Certamente ci saranno dei frutti, ma il tempo appartiene al Signore».

Infine, il terzo elemento è l'esperienza. «Possiamo essere testimoni di Cristo solo se abbiamo fatto esperienza personale di lui, ricorda il sottosegretario del Sinod. Non ci può essere un'esperienza di missione senza Gesù. Il nostro lavoro di missionari è una conseguenza dell'esperienza di Cristo, non è una mera professione, ma prolunga la presenza di Cristo nella storia».

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