Dopo oltre 100 anni sono tornate a suonare le campane nell’antico borgo di Precacore dove domenica si è vissuta una giornata storica per gli abitanti. Presso la chiesa di san Giovanni Battista, sottoposta a restauro, è stata portata, collocata e benedetta una nuova statua del Santo Patrono che è stata realizzata grazie ad una sottoscrizione tra i cittadini samesi. Per l’occasione è salito fin sopra al costone dove si trovano i ruderi di Precacore, il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, affrontando la dura salita a piedi lungo il sentiero roccioso. Una fatica affrontata anche da tanti devoti e dal sindaco Giovambattista Bruzzaniti.
A questo evento è stato presente anche il comandante della Compagnia Carabinieri di Bianco, capitano Luigi Garrì, accompagnato dal comandante della locale stazione CC, maresciallo Giovambattista Coppola. E’ stato presente anche il sindaco di Cameri (Novara), Giuliano Pacileo, figlio di un samese trapiantato al nord che ogni anno torna in Calabria per le ferie.
Nel rispetto delle norme anti Covid, giovani e anziani hanno sfidato la giornata torrida per vedere di persona, i lavori fin qui eseguiti con la speranza che la chiesa ritorni ad essere nuovamente un luogo di culto. Durante la messa, concelebrata dal parroco di Samo, padre Pietro Lonni, e con il servizio all’altare del diacono Mimmo Franco, il vescovo ha ricordato l’importanza del valore di recuperare il passato, ma per guardare in avanti: «Non bisogna però confondere le fede con le tradizioni -ha detto monsignor Oliva- la fede è il nostro quotidiano rapporto col Signore, che si rafforza con le preghiere e le opere di carità».
Al termine della celebrazione il sindaco Bruzzaniti ha ringraziato quanti si sono impegnati negli anni per il recupero di Precacore, augurando che tale impegno continuerà anche in futuro. Va detto che l’abitato di Precacore, edificato su un costone, è stato abbandonato dopo i terremoti del 1907-1908 e i suoi abitanti si sono trasferiti a valle, dove sorge l’attuale abitato che dal 1911 assunse il nome di Samo. Case, chiese e strade del vecchio borgo sono caduti via via nell’abbandono, soltanto negli anni ’60 è iniziata la sua riscoperta grazie all’impegno di un emigrato samese, Giovambattista Bonfà, che ogni anno tornava per costruire, anche con il contributo di altri cittadini, qualche nuovo segno: edicole, una via crucis e soprattutto riuscendo a far celebrare una volta l’anno, il 28 agosto (vigilia della festa) una messa sul piccolo piazzale realizzato davanti all’edicola denominata "santuario della Rocca". Di Precacore si è occupano in diversi suoi scritti anche l’antropologo Vito Teti. Negli ultimi 20 anni, nuovo impulso è stato dato dalle varie amministrazioni comunali che si sono succedute e grazie ai diversi finanziamenti ottenuti (regionali e del Parco d’Aspromonte) è stato possibile recuperare diversi edifici, tra cui due chiese.