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«Ripartire, trasformare, partecipare». I Musei ecclesiastici italiani a confronto sulla ripresa delle attività nel post pandemia. C’era anche la Calabria al convegno nazionale dell’Amei che si è svolto, giorni fa, a Bologna, presso la Fondazione Lercaro.
Al convegno nazionale dell’Amei (Associazione dei musei ecclesiastici italiani), che si è svolto giorno fa a Bologna, a rappresentare la regione c’erano Lucia Lojacono, direttore del Museo diocesano “Sorrentino” di Reggio Calabria e vicepresidente nazionale dell’Associazione Amei, e Cecilia Perri, vicedirettore del Museo del Codex di Rossano e incaricata regionale settore Musei, oltre che membro della consulta regionale per i Beni culturali ecclesiastici.
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«Dopo questi ultimi due anni così difficili, è stato il primo vero incontro svolto in presenza, al quale la Calabria non ha fatto mancare il proprio contributo», racconta Cecilia Perri da noi raggiunta telefonicamente. Insieme alla direttrice del Museo diocesano di Reggio Calabria, «abbiamo condiviso le nostre esperienze, raccontato delle attività, comunque, avviate e portate avanti durante la pandemia, molto simili a quelle condotte da importanti realtà del nord Italia, come Milano».
Il dato significativo emerso, oltre alla volontà condivisa di mettersi alle spalle gli anni della pandemia, è che «ci si è mossi tutti allo stesso modo, cercando di sfruttare al meglio questo tempo», racconta Perri. «I nostri Musei devono essere luoghi di cultura e dialogo, non solo siti in cui visitare opere d’arte. La bellezza è già di casa. Dietro questa bellezza - spiega Perri - c’è la nostra storia culturale e religiosa. È questa la doppia dimensione su cui continuare a lavorare».
Importante è fare, innanzitutto, rete. «Sono già tante le iniziative avviate con la Consulta regionale dei beni ecclesiastici e la stessa Amei». L’altro fronte su cui continuare a investire è, senza dubbio, l’innovazione. «Reggio Calabria, così come Rossano, ma anche altre realtà delle altre diocesi calabresi, hanno dimostrato di sapere cosa voglia dire stare al passo con i tempi». Le esperienze avviate, attraverso l’utilizzo della Rete, ma anche legate alla ricerca di nuovi linguaggi di divulgazione, sono state apprezzate nel corso dei lavori bolognesi.
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«Non va inoltre sottovalutato - conclude Perri - il rapporto con le altre istituzioni culturali delle nostre diocesi, come ad esempio gli archivi o le biblioteche, aspetto su cui da tempo lavoriamo anche in Calabria».
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