Musei, assemblea Icom al MArRC: c’è anche il diocesano
Si terrà venerdì 24 gennaio, dalle 16 alle 18, presso la Terrazza del Museo Archeologico
Il Natale è un tempo di fede e riflessione che diventa occasione di dialogo tra le Chiese cristiane, segnando un percorso comune di unità, pur nella pluralità delle identità ecclesiali.
In questo tempo, segnato da violenze e guerre, siamo chiamati a riconoscere il Signore presente nel nostro tempo e nella nostra realtà. Questa consapevolezza di fede è propria sia dei fratelli Ortodossi sia delle diverse Chiese evangeliche. Parlare di Natale ed Ecumenismo significa avere chiaro cosa si intende per ecumenismo, cioè il dialogo che si conduce tra le chiese cristiane. Ma perché dialogare? Nell’enciclica ” Ecclesiam suam” Paolo VI afferma che il dialogo è lo spazio entro cui si muove la chiesa. Perché il dialogo è così fondamentale all’interno della Chiesa?
Il motivo risiede, per il credente, in un aspetto teologico fondamentale: Dio per primo ha iniziato dialogare con l’uomo e proprio attraverso il dialogo Egli si è autorivelato e autocomunicato.
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Dialogo, quindi, quale espressione di manifestazione di Dio, che proprio nel dialogo si fa dono agli uomini. Dono che celebriamo a Natale dove la Parola, come scrive Giovanni all’inizio del suo vangelo, si fa carne (Gv 1,1-3.14), si fa storia, si fa dialogo. Dio, infatti, all’interno della storia si fa dialogo in Cristo per incontrare gli uomini; questi devono farsi dialogo, a loro volta, per incontrarsi con Dio. Se andiamo al termine ” Ecumenismo” sappiamo che significa ” ciò che è abitato”, con riferimento alla comune casa abitata.
Essa può essere individuata come la comune e indivisa Chiesa d’origine, in cui tutte le chiese sono chiamate a ritrovarsi. Esso, pertanto, indica un cammino di riflessione e maturazione da parte di tutte le chiese per ritrovarsi nella comune Casa del Padre. Esso ha assunto anche delle connotazioni sociali e politiche, che indicano la necessità di acquisire una stessa identità, pur nel rispetto delle singole individualità. Non è pensabile, infatti, un ecumenismo che veda un appiattimento di tutte le chiese confluenti in un’unica Chiesa. Ciò significherebbe lo svilimento delle ricchezze che ogni chiesa porta con sé.
Se di unità si deve parlare, dunque, questa deve essere nella pluralità. Del resto l’ecumenismo è una realtà molto complessa poiché in esso vede confluire numerose storie, spesso segnate da dolorose esperienze, talvolta, difficilmente sanabili. Per comprendere la complessità dell’ecumenismo e del dialogo al suo interno, basti pensare, ad esempio, alla Chiesa anglicana, formata da un insieme di chiese, così che si deve parlare di “comunione di chiese”, tenute assieme da un’assemblea, che dà le linee di fondo.
Anche le Chiese ortodosse non sono da meno. Ogni chiesa è autocefala con le sue peculiarità. E questo per non parlare del protestantesimo, che è risuscito a generare oltre duemila chiese. Tutto ciò ci dà la chiara dimensione della complessità e della difficoltà di dialogo entro cui si muove il movimento ecumenico. Si è resa, pertanto, necessario creare una base minima comune di fede per poter accedere al dialogo. Questa consiste nel credere in Gesù Cristo, Figlio di Dio e salvatore; nonché nella Trinità.
Pertanto, la comune celebrazione del Natale del Signore costituisce la prima occasione offerta dall’Anno liturgico per rinnovare e sviluppare la comune fede in Cristo Gesù, Salvatore delle genti. Con i fratelli ortodossi è opportuno ricordare che non tutte le Chiese Ortodosse celebrano il Natale nello stesso giorno. Le date variano per effetto dell’avvenuta o non avvenuta adozione del Calendario Gregoriano. Nel 1582 papa Gregorio XIII, allo scopo di far aderire con maggior precisione il calendario civile all’anno solare, decise di modificare il calendario introdotto da Giulio Cesare nel 45/46 a.C. e fino ad allora in uso, introducendo con la bolla papale Inter gravissimas il calendario che da lui prende il nome e attualmente in uso nella Chiesa Cattolica.
Pertanto, diverse Chiese Ortodosse (Costantinopoli, Romania, Grecia, Cipro, Polonia, Georgia, Alessandria, Antiochia e Bulgaria) che hanno assunto il Calendario gregoriano celebrano il Natale il 25 dicembre come la Chiesa cattolica. Il Patriarcato di Mosca e la Chiesa serba rimaste fedeli al Calendario giuliano celebrano il Natale il “nostro” 7 gennaio.
Invece i Cristiani appartenenti alle varie confessioni protestanti ( come evangelici, valdesi, luterani, Chiesa Pentecostale e così via) sono i più critici e i meno osservanti rispetto alla festività del Natale. La ragione è di natura storica e bibliografica: in primo luogo, perché in nessuno dei Vangeli ci sono riferimenti alla data della nascita di Cristo e a quella del suo battesimo. In secondo luogo, per la consapevolezza delle radici pagane della festa, di cui oggi potremmo vedere un riflesso nell’accentuazione dei suoi aspetti consumistici, che nulla hanno a che vedere con la spiritualità. Per la maggior parte dei cristiani protestanti, dunque, non è giustificata l’istituzione del Natale perché non trova esplicito fondamento nella Sacra Scrittura.
Alcune confessioni protestanti, (Valdesi e Metodisti), sono però più aperte al festeggiamento del Natale, ma con caratteristiche liturgiche proprie rispetto al Natale cattolico. Ad esempio, i Valdesi fanno precedere di alcuni giorni alla festa un culto dedicato ai bambini in ricordo dell’infanzia di Gesù e della sua predilezione i piccoli e i deboli. Dunque, la strada da fare è ancora molta e lo si vede proprio nelle celebrazioni separate del Natale: ogni confessione festeggia in modo distinto lo stesso Evento salvifico. Le diverse chiese preferiscono concentrarsi sulle loro tradizioni individuali, anche se cominciano a registrarsi alcuni importanti cambiamenti. La nascita di Gesù è per sua stessa natura una festa solidale ed ecumenica da condividere.
In questo giorno di Natale,
Ti preghiamo perché in Medio Oriente
sia raggiunta una convivenza possibile che veda israeliani e
palestinesi vivere insieme, nella giustizia
e nel rispetto dei reciproci diritti.
Ti preghiamo in particolare, o Signore,
per le nostre sorelle e i nostri fratelli ebrei,
per quelli che vivono in Israele, e per quanti
vivono in Italia e nella diaspora.
Nel momento in cui sono chiamati
a decidere del loro futuro,
Ti chiediamo di liberare
i loro cuori dalla paura e dalla disperazione.
Ti preghiamo e affidiamo
alla tua misericordia
le nostre sorelle, i fratelli, le bambine
e i bambini palestinesi
e Ti chiediamo di guidare e
sostenere tutti coloro che
hanno il potere di decidere,
affinché fermino morti e distruzioni.
Dai a tutti e a tutte la fiducia
necessaria a percorrere
la via del dialogo,
della riconciliazione, della non violenza.
A tutti dona la pace. Amen.
Si terrà venerdì 24 gennaio, dalle 16 alle 18, presso la Terrazza del Museo Archeologico
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