Avvenire di Calabria

Arrivato a Reggio nel lontano 1972 e che attualmente conta qui nove comunità con circa quattrocento persone partecipanti

Neocatecumenali, stare accanto ai poveri e agli adolescenti

Redazione Web

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La parrocchia di San Luca si caratterizza per la presenza del cammino neocatecumenale, arrivato a Reggio nel lontano 1972 e che attualmente conta qui nove comunità con circa quattrocento persone partecipanti. Non c’è solo il cammino però. Tra le attività formative, quelle che – ricorda il parroco – «fai perché vuoi e non perché devi ricevere un sacramento» c’è l’Ofs (acronimo di Ordine Francescano Secolare) un’esperienza comunitaria con la presenza di molte coppie e la GiFra, la Gioventù Francescana, che raccoglie i giovani che scelgono di camminare nella fede sulle orme di San Francesco di Assisi.

L’esperienza del Post–Cresima, di ispirazione neocatecumenale, raccoglie qualcosa come 250 ragazzi tra i tredici e i diciotto anni, affidati a 26 coppie di sposi chiamati padrini (più o meno dieci ragazzi per ogni coppia): durante gli in- contri che spesso si svolgono in casa di famiglie della parrocchia, gli adolescenti possono parlare dei loro problemi e ricevere consigli alla luce della Parola di Dio. Appuntamento attesissimo è il campo estivo, a cui sono invitati tutti i ragazzi del post–cresima con i loro padrini: un mix di divertimento in compagnia e incontro con le meraviglie del creato. Ma la pastorale della chiesa di San Luca è – come in ogni realtà – sacramentale prima ancora che formativa. Vuol dire che si preparano le famiglie al battesimo, i bambini alla prima comunione e si seguono nella crescita spirituale anche dopo. Anche se i numeri sono dimezzati tra il prima e il dopo, un ridimensionamento ben conosciuto dappertutto nelle parrocchie e sotto l’attenzione del vescovo Morosini che non perde occasione per ricordare e ammonire. Insomma fino alla comunione tutti credenti, al massimo fino alla cresima. E poi? Preso l’«attestato» molti giovani si allontanano e si perdono. Secondo il parroco don Bruno Cipro è anche colpa anche del fatto che molti ragazzi vanno a studiare all’università fuori.

Priorità assoluta diventa lo studio, se rimane tempo la chiesa e la dimensione spirituale. Spesso gli studenti fuori sede della parrocchia perdono quella costanza della vita cristiana, poi difficile da recuperare. È questo il motivo per cui da un paio di anni si è conclusa l’esperienza dell’oratorio. Ciò che invece prosegue, grazie all’impegno di una trentina di volontari è il servizio della mensa dei poveri e l’assistenza alimentare alle famiglie bisognose. Sono circa 120 le famiglie in difficoltà che ne beneficiano, segno che la povertà è dilagante.

I numeri sono impressionanti: negli ultimi dieci anni si è passati da 40 persone aiutate dal banco alimentare a 400. La mensa inoltre si è dotata di un servizio d’asporto per cui vengono forniti pasti caldi a domicilio. Un modo per proteggere e garantire l’anonimato a molte famiglie della zona, famiglie italiane che per vergogna non si avvicinano alle mensa dei poveri. E sono tantissime.

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