Le "emozioni" di don Emanuele Benedetto, don Saverio Caccamo, don Alessandro Cama, don Candiloro Simone (Lori) Costarella e don Vincenzo Pace
I primi sette giorni da ministri ordinati, i nuovi presbiteri si raccontano
I nuovi sacerdoti della diocesi di Reggio Calabria ripercorrono il loro cammino: dalla vocazione, fino al giorno dell'ordinazione presbiterale
di Redazione Web
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«Non vi manchi il coraggio di essere testimoni di una vita personale semplice e sobria, generosa perché povera come Gesù...». Che tradotto significa: «non aver paura di essere all’altezza del compito affidatoci». È con queste parole che l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra, monsignor Fortunato Morrone, si è rivolto ai cinque nuovi presbiteri, ordinati sabato 24 giugno in Cattedrale: don Emanuele Benedetto, don Saverio Caccamo, don Candiloro Simone Costarella, don Alessandro Cama e don Vincenzo Pace.
«Grazie per il vostro sì al Signore in questa nostra Chiesa, oggi più ricca di tanta grazia», ha esordito il vescovo nella sua omelia, evidenziando come «l’ordinazione di ben cinque nuovi presbiteri è motivo di orgoglio e di gioia per tutta la nostra arcidiocesi». Ma come i cinque nuovi sacerdoti reggini hanno vissuto quei momenti, sono loro stesso a raccontarlo.
Emozionarsi non è segno di debolezza, ma di grande coraggio. Si dice che l’emozione, a volte, giochi brutti scherzi. Ma guardando ai nuovi cinque sacerdoti che vanno ad arricchire il presbiterio della Chiesa che è in Reggio Calabria Bova, verrebbe da dire il contrario. È vero, sono loro stessi a parlare di «tanta emozione», ripercorrendo con Avvenire di Calabria il film degli ultimi giorni che li ha visti ricevere il dono del sacerdozio ministeriale: dall’ordinazione, sabato 24 giugno, in Cattedrale, alla prima Eucarestia presieduta, il giorno dopo, insieme alle rispettive comunità di appartenenza. Ma è un’emozione intrisa di «profonda grazia» e dalla gioia di poter finalmente servire come il Maestro quella condivisa da don Emanuele Benedetto, don Saverio Caccamo, don Alessandro Cama, don Candiloro Simone (Lori) Costarella e don Vincenzo Pace.
L’ordinazione, «è stato un momento intenso più di quanto avevo immaginato il giorno precedente», racconta don Emanuele il cui ricordo più bello della celebrazione, insieme «alla vicinanza del vescovo e all’affidarsi alle sue mani» è stato «l’abbraccio del presbiterio» che ha segnato l’ingresso «nel “corpo bello” della Chiesa che mi fatto comprendere il significato del nostro esserci». Analoga sensazione vissuta anche da don Alessandro: «Quando tutto il clero ha imposto le mani, ho avvertito la fraternità». Ma il momento più forte vissuto - racconta - «è quando ho indossato per la prima volta la casula.
Ho provato la sensazione che quell’abito mi stesse bene, non in senso estetico, ma come se fosse stato cucito su misura per me da sempre». La serenità, come «dono del Signore», vissuta durante l’ordinazione e poi l’applauso «che ci ha fatto esclamare: siamo davvero presbiteri della Chiesa di Dio al servizio della gente». In quel frangente, è il racconto di don Saverio, «ho realizzato che il cammino del Seminario era concluso e cominciava il cammino che durerà per tutta la mia vita».
L’emozione più grande? «La profonda commozione davanti all’Amore di Dio, un amore che ci supera e ci accompagna che ha trovato in me pieno compimento», è la testimonianza di don Candiloro Simone.
«Ringrazio il Signore per aver potuto godere insieme ai mie confratelli di quel momento con la giusta distanza dall’affetto della gente e con la vicinanza a quel Gesù che da lì a poco sarebbe divenuto per noi motivo di abbandono totale a lui», le parole di don Vincenzo.
Lo scorso fine settimana, l’attuale vicepresidente della giunta regionale calabrese ha sciolto le proprie riserve decidendo di scendere in campo con il partito “azzurro”.
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