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Oggi è il Mercoledì delle Ceneri, quaranta giorni per curare l’anima. Una sorta di “Quarantena dello spirito” durante il quale dobbiamo privilegiare: l’ascolto della Parola.
Il cammino quaresimale, tempo favorevole per la cura dell’anima, inizia con il gesto austero dell’imposizione delle ceneri sul nostro capo. Questo rito trova la sua genesi nella Sacra Scrittura. Dio disse ad Adamo dopo la colpa: «Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai» (Genesi 3,19). Da questo episodio, la cenere nell’Antico Testamento acquista il significato di lutto e di penitenza. Ninive si converte alla predicazione di Giona: «I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli, il re si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere» (Gn.3,5-9).
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Anche Giuditta «Cadde con la faccia a terra, sparse la cenere sul capo» (Giuditta 9,1). Abramo quando si rivolge a Dio dice: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere” (Gen.18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza con senso di grave prostrazione afferma: «Dio mi ha gettato nel fango, sono diventato polvere e cenere» (Giobbe 30,19).
Anche Gesù esorta le città di Corazin e Betsaida a fare penitenza e cospargere il capo di cenere (Matteo 11,21). Nella Chiesa il gesto di imporre le ceneri risale al quinto e al sesto secolo con la prassi della penitenza pubblica. Papa Urbano II al concilio di Benevento del 1091, stabilì l’uso di benedire le ceneri e imporle su capo di tutti i fedeli e non più dei soli pubblici penitenti. A Roma le ceneri erano benedette nella chiesa di Sant’Anastasia e poi il popolo a piedi scalzi saliva alla chiesa di Santa Sabina sull’Aventino per la celebrazione della messa durante la quale venivano imposte le ceneri con la formula: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai».
Esorto i fedeli che si presentano davanti al ministro per ricevere la cenere di pronunciare a voce alta il proprio nome di battesimo, questo contribuisce a personalizzare un gesto che è si collettivo, ma che impegna ognuno di noi in prima persona. Dobbiamo vivere la quaresima come un tempo privilegiato per la cura della nostra anima.
Questo tempo deve essere vissuto da ognuno di noi come un tempo per la liberazione della nostra anima dai vizi e dai peccati. Cosa fare, quali impegni assumere per raggiungere questo obiettivo? Sono molti i sentieri spirituali che possiamo percorrere, ne riassumo solo alcuni: Stare attenti a non fare affidamento solo sulla propria sapienza personale, alle proprie capacità, cioè è necessario fare un bagno di umiltà. Guardati dal credere di essere qualcosa di importante, che senza di te il mondo si ferma, e così il tuo io appaia importante ai tuoi occhi. Ricordati che non sei indispensabile a nessuno. Considerati un nulla, e segui la via dello Spirito.
Ricordati che sei solo un pugno di cenere vivente. Sottomettiti a Dio e abbandonati totalmente alla sua volontà e al suo discernimento. Ogni correzione che subisci è un dono immenso del Signore. Accettala con umiltà e fiducia, serve per il tuo progresso spirituale. Mettiti alla scuola della Grazia, esamina i tuoi pensieri, le tue ragioni, le tue intenzioni, i tuoi obiettivi, le tue parole, fai tutto alla luce della Parola di Dio che è veritiera e non mente.
Scoprirai allora la corruzione della tua anima, capirai che possiedi un’anima malata, comprenderai la tua doppiezza, i suoi inganni, il suo orgoglio.
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La liberazione, la cura della tua anima comincia dalla denuncia delle tue abitudini cattive: la menzogna, la distorsione dei fatti, la maldicenza, la tendenza a giudicare gli altri. Ma anche l’incostanza, la vigliaccheria, l’adulazione, la tendenza a piangersi addosso, l’attaccamento presuntuoso alle proprie opinioni, l’ostinazione, l’arroganza, l’oppressione del prossimo, la calunnia, la passione per il potere, il dominio e la ricerca di onori e gratificazioni, l’autoreferenzialità. La liberazione da questi vizi, vere e proprie malattie dell’anima, può avvenire solo attraverso una conversione sincera, umile e offerta nelle mani di Dio.
Viviamo, allora, questo tempo di quaresima come un tempo di guarigione. Come fosse una sorta di “Quarantena dello spirito” durante il quale dobbiamo privilegiare: l’ascolto della Parola, la preghiera, la lotta per la liberazione dai vizi, una adeguata forma di penitenza centrata sulla nostra persona, una vera carità, corposa e significativa, il disprezzo di sé stessi, il considerarsi solo polvere e cenere nelle mani di Dio misericordioso. Il tutto si deve concludere con la richiesta di perdono: «Mi alzerò, andrò da mio padre e dirò: Padre, ho peccato» (Luca 15,18), la misericordia e il perdono arrivano solo dopo un cammino di penitenza e di conversione. Allora, buona quaresima a tutti.
* liturgista
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