Avvenire di Calabria

Oggi in tutto il mondo si celebra la giornata dedicata alle persone che convivono col morbo neurodegenerativo

In piedi contro il Parkinson, il prof reggino: «Non voglio dargliela vinta»

Franco Martino fa esperienza ogni giorno dei limiti imposti dalla malattia: «Non mi sono mai detto che "vivo a fare"»

di Federico Minniti

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Oggi in tutto il mondo si celebra la giornata dedicata alle persone che convivono col morbo di Parkinson. Dalla diagnosi alla quotidianità. Franco Martino fa esperienza ogni giorno dei limiti imposti dalla malattia: «Non mi sono mai detto che "vivo a fare"».

«Le mie giornate col Parkinson», il racconto del docente reggino

«Non ci crederà, ma avevo una voce squillante. Tenevo a bada una classe foltissima di studenti». Il professore Franco Martino ci accoglie nel salotto di casa. L’attitudine da docente è immutata e lo notiamo sin dai primi saluti. Tiene tra le mani due carpette: riassumono, in documenti e appunti vari, gli ultimi di tre anni di “convivenza” col morbo di Parkinson.


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Una vita passata da pendolare dello Stretto, Martino è stato direttore del Corso di tecnico di Radiologia presso l’Università degli Studi di Messina. Sarà la sua passione accademica accanto alla voglia di «conoscere a fondo tutto ciò che orbita attorno al Parkinson», ma ci sorprende la sua lucidità di analisi.

Parlando con lui conosciamo tutti i dettagli e i risvolti di una malattia poco realmente attenzionata. «È come se improvvisamente calasse l’orizzonte e non si riuscisse più a vedere oltre», dice Martino. Non parla - in questo caso - di condizionamenti fisici, ma dell’aspetto più duro da affrontare: quello mentale.

«Non bisogna nasconderlo. Il Parkinson - spiega Martino con un filo di commozione - porta alla depressione: quando ti viene diagnosticato sai che potrai solo migliorare le condizioni di vita col tuo agire, ma mai realmente arrivare a una guarigione». Il suo pensiero è costantemente rivolto alle persone che gli stanno accanto. I figli e, specialmente, la moglie. Un angelo custode per Martino: «Mi scruta dalla testa ai piedi».

È stata lei ad avvisare i primi disturbi evidenti che hanno portato nel 2018 alla diagnosi. Morbo di Parkinson. «È innegabile che la vita ti viene completamente stravolta. Io ho iniziato a studiare, approfondire, cercare di capire». Mentre ci racconta la sua quotidianità, Martino passa in rassegna gli studi sulle possibili origini della malattia fino ad arrivare ai vari stadi della degenerazione.

Determinazione e consapevolezza sono gli argini che delimitano l’analisi delle fatiche che affronta ogni giorno. In autunno si è recato nel bresciano, a Darfo Boario Terme, dove si trova l’European Parkinson Therapy Centre fondato da Alex Reed.


PER APPROFONDIRE: A Reggio Calabria non c’è nemmeno un Centro diurno per i parkinsoniani


«Non posso darla vinta al Parkinson per questo, tra alti e bassi, provo a tenere sempre allenata la mente e il corpo» ci dice Martino che in cantina ha allestito una vera e propria mini-palestra per dare seguito alla filosofia di Reed, basata su quattro pilastri: farmaci, movimento, qualità della vita e terapia cognitiva.

«In fondo, noi parkinsoniani abbiamo a disposizione due preziosi alleati: credere in noi stessi e, per chi come me ha fede, credere in Gesù». Gli occhi cerulei del professore si gonfiano di lacrime e ci fissano quando dice questa frase. Passata la commozione, continua il suo racconto: «Lo scoramento arriva. Qualche mese fa ho scoperto di avere l’anemia. Mi sono detto: «E adesso come faccio?».

Piano piano, grazie a mia moglie e ai medici che mi seguono, sono riuscito a uscirne fuori». Camminare lungo la logica dei piccoli passi, questo aiuta il docente universitario che quando ha scoperto il morbo era ancora in servizio coi suoi studenti: «Alcuni quando mi incontrano, scherzano dicendo che non è vero che io ho il Parkinson» racconta Martino «probabilmente mi aiuta molto tenere in moto il ragionamento. Non mi sono mai detto: “Che vivo a fare”. Lo faccio, soprattutto, per i miei cari, ma anche per me: non voglio arrendermi».

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