Iniziano i riti del Venerdì Santo: il primo è l'Azione liturgica in Passione Domini (o Passione del Signore) che si è tenuta a partire dalle 17 presso la Basilica Cattedrale di Reggio Calabria. A presiederla l'arcivescovo metropolita, monsignor Fortunato Morrone.
Passione del Signore, l'Azione liturgica in Cattedrale
Non vi è antifona d'inizio; la solenne Azione liturgica in Passione Domini comincia con la preghiera silenziosa, chi può si inginocchia. L’Azione liturgica è dominata dalla croce; manifestazione luminosa dell’amore divino spinto alla follia, la croce lascia spazio solo al silenzio e alla contemplazione.
Oggi la Chiesa, infatti, non celebra nessun sacramento (ad eccezione dell'Unzione degli infermi e della Confessione) e commemora la Passione e morte di Gesù. Anche le campane tacciono in segno di lutto e torneranno a suonare domani sera (Veglia pasquale) al Gloria, segno della resurrezione di Gesù.
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Monsignor Fortunato Morrone ha analizzato il Vangelo di Giovanni che ha ripercorso la Passione di Cristo. «Cerchiamo di intepretare qualcosa rispetto al dramma che abbiamo contemplato. Nei racconti degli evangelisti c'è sempre qualcosa di meno rispetto al grande mistero dell'Amore: "Tutto è compiuto", è stato portato a nuova vita. Ci siamo inginocchiati perché è troppo grande questa lezione».
Ha aggiunto il pastore: «In questa narrazione c'è un filo di violenza: "Pietro, rimetti la spada nel fodero". Isaia preannuncia che il Signore sarebbe stato tradito, trafitto da una violenza fisica fino a stravolgerne il volto ormai irriconoscibile: il volto del dolore. Abbiamo ora davanti agli occhi tanti morti che la malvagità umana stanno provocando nel conflitto in Ucraina. Facciamo mente locale sui volti di mamme e bambini innocenti, ci dicono qualcosa o è solo un film dell'orrore?».
«Questa verità non ha superato la nostra fantasia? - continua a interrogarsi Morrone - io e te dove siamo in tutte queste scelte di violenza disumana? Gesù è crocefisso attirando su di sé, come un parafulmine, tutta la violenza di noi umani. È stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per i nostri peccati. Ma come è possibile?».
Proseguendo nella sua omelia, l'arcivescovo di Reggio Calabria ha detto: «Gesù stesso ci da la risposta: lui si identifica con ciascuno di noi. La speranza di poter vivere da fratelli e sorelle non muoia sotto il peso delle nostre responsabilità o omissioni. Si può reagire alla violenza con la violenza, colpo su colpo come sta accadendo in questa guerra, ma è un circolo vizioso chiuso ad un vero futuro di pace e convivenza».
Morrone, avviandosi alle conclusioni dell'omelia, ha affermato: «Come se ne esce fuori da questa catena malefica? "Pietro, rimetti la spada nel fodero" ed estrai la croce del Dio vivente: non c'è altra via per fermare la violenza. Tutto il resto è compromesso instabile, ovunque, anche nelle nostre famiglie».
Il presule, infine, ha ricordato la missione della Chiesa «corpo del Signore, permanente Sacramento del suo amore, inizio del popolo nuovo che ha come statuto le Beatitudini del maestro Gesù».
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I riti del Venerdì Santo proseguiranno in Cattedrale a partire dalle 19 con la Via Crucis che sarà presieduta da monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova e presidente della Conferenza episcopale calabra.