È la sera del primo faccia-a-faccia. Il Parco Ecolandia ad Arghillà è stato il proscenio del confronto pubblico tra i nove candidati sindaco in corsa per le amministrative di Reggio Calabria del 20 e 21 settembre prossimo. A promuovere l'iniziativa non semplice di sedere attorno a un tavolo i nove candidati, è stato l'Istituto di formazione socio-politica "Monsignor Antonio Lanza" dell'arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova. Peccato che, quando la discussione stava entrando nel vivo (con qualche animosità tra i candidati e gli spalti), ha iniziato a piovere e la location umbertina ha tradito le aspettative di un pubblico numerosissimo.
All'appello del "Lanza" non hanno risposto tutti presente. E in questo caso, si sa, le assenze fanno più notizia (o quasi) delle presenza: non c'era Klaus Davi, «impegnato in Mediaset» e Antonino Minicuci, «agenda troppo fitta». Quest'ultima giustificazione, però, ha fatto storcere il naso agli organizzatori. Nelle seggiole arancioni, predisposte dal Parco Ecolandia, erano seduti dal sindaco uscente Giuseppe Falcomatà al primo candidato sindaco dei grillini, passando per Fabio Foti, l'ex assessore comunale, Angela Marcianò. E ancora: Saverio Pazzano (La Strada), Fabio Putortì (Miti), Pino Siclari (PCL) e Maria Laura Tortorella (Patto Civico). A moderare l'appuntamento sono stati Francesco Manganaro e Magda Galati, entrambi del direttivo dell'Istituto "Lanza".
La Città ha risposto positivamente all'appello dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, attraverso il suo Istituto di formazone socio-politica, registrando una buona presenza di cittadini all'incontro ad Arghillà. Un'usanza, quella del confronto, che si rinnova ad ogni competizione elettorale ampliando le possibilità di informazione diretta per i reggini circa le visioni sul futuro della loro Città.
Il dibattito. Il maltempo è stata clemente soltanto per l'avvio del confronto, coi candidati che hanno resistito a una pioggia sempre più battente pur di rispettare la par condicio. Dibattito aperto e chiuso da una donna, in primis Maria Laura Tortorella: la candidata del Patto Civico ha spiegato il fallimento del tentativo di un "polo civico". «Ci abbiamo provato; sia io che il candidato del M5s eravamo pronti a fare un passo indietro, ma poi abbiamo trovato il "no" di altre esperienze già in campo (il riferimento è a Pazzano, ndr). Siamo comunque in campo e speriamo la gente sappia leggere la coerenza della nostra azione».
Inevitabile, quindi la richiesta di chiarimenti a Saverio Pazzano, candidato sindaco de La Strada e Riabitare Reggio: «In realtà, l'idea di un Polo Civico si è palesata a pochi giorni dalla chiusura delle liste. Noi per tantissimo tempo abbiamo invocato le primarie nel centrosinistra e, poi, tra le diverse anime delle proposte civiche. Nessuno ci ha ascoltati, tranne il M5s che in un primo momento era disponibile a sostenerci. Probabilmente - dice Pazzano - andava fatto un passo in avanti e non uno indietro (ribattendo a quanto detto dalla Tortorella). Però, questa pluralità - fatto inedito per Reggio - secondo noi è una grande ricchezza».
Sempre sull'ipotesi del "Polo Civico", doveroso quindi la domanda a Fabio Foti, leader del M5s in Città: «La valutazione di unirci nasce dall'idea di contrastare il voto "familistico". Su 85mila votanti, le due coalizioni hanno schierato 21 liste. Corretto, ma questo è un dato numerico che inquina il dibattito politico. Secondo noi, stasera, invece di nove sedie, ne sarebbero bastate tre. Ma con egual possibilità percentuale di vincere». Qualcuno gli chiede come mai al Governo stanno col Pd, mentre a Reggio sono feroci oppositori. Foti spiega: «Il nostro giudizio sull'attuale amministrazione è severo: negli ultimi sei anni tutti gli indicatori sulla qualità della vita sono rimasti pressocché immobili o peggiorati».
Al sindaco uscente, Giuseppe Falcomatà, è stata posta una domanda sugli errori commessi. C'è questa consapevolezza? Falcomatà, dopo un brevissimo mea culpa, comincia a recitare, però, quanto di buono è stato fatto: «Abbiamo messo in sicurezza il Bilancio comunale, un risultato straordinario. Tanto quanto l'aver pianificato tutti i piani comunali fermi a 50 anni fa. Vogliamo un secondo tempo? Certo, per continuare la nostra opera di internalizzazione dei servizi pubblici» e, fuori dai confini territoriali, «siamo certi di poter contare su una credibilità diversa per la nostra Città: non siamo più quelli commissariati per mafia».
Gli outsider Putortì e Siclari prendono la parola, proprio mentre inizia a piovere: il candidato di Miti-Unione del Sud, Fabio Putortì rivendica le battaglie a favore dell'Aeroporto dello Stretto come «paradigma del fallimento della politica», dichiarandosi totalmente estraneo alle logiche di partito, «non sono cresciuto in nessuna segreteria di partito» e proponendo una gestione aziendale della macchina pubblica, «mi chiedo quale benessere ha apportato il Comune ai suoi cittadini».
Usa toni sprezzanti, il professore Pino Siclari, alla sua terza candidatura sempre col Partito Comunista dei Lavoratori. Parte parlando del Referendum, dichiarandosi apertamente per il "No" e spiegando il nesso tra le due consultazioni del prossimo 20 e 21 settembre. «Chi è seduto al mio fianco è responsabile dello scempio in cui viviamo: siete tutti candidati espressione delle classi dominanti. C'è gente che ha perso la dignità e ancora parliamo di civismo? Noi siamo contro il civismo, noi siamo per la lotta di classe».
Un dibattito che, dicevamo, è iniziato e si è concluso in rosa. L'ultima a prendere la parola è stata Angela Marcianò, espressione di tre liste civiche e della Fiamma Tricolore. Proprio la presenza dei missini al suo fianco (dopo la sua esperienza in segreteria nazionale del Pd), ha acceso il dibattito: «Non ho mai accettato etichette - ha sbottato Marcianò - sapete essere qui mi ricorda quando, qualche anno fa, eravamo nella piazza del Sacro Cuore. Io ero accanto all'attuale sindaco. Volevamo cambiare la Città: io ci ho provato con autonomia e avendo un solo obiettivo. Liberare Reggio dagli interessi occulti. Oggi come allora rivendico la mia autonomia e la mia libertà d'azione», dice lanciando una stilettata a Falcomatà, mai chiamato per nome durante il suo intervento.
Il professore Manganaro, imperterrito come tantissimi dei presenti, pone un'ultima domanda. Il giro ricomincia dalla Marcianò. «Se eletta, potrebbe dichiarare il dissesto economico?». Viene giù l'acqua, ma stavolta di brutto. Confronto sospeso. Un peccato.