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Come diminuire le disparità? Il Recovery Fund può servire in tal senso? Lo abbiamo chiesta a Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione con il Sud e Con i bambini.
Il Recovery Fund riuscirà a migliorare il «welfare state» al Sud?
Nel documento ci sono tutte le condizioni perché ciò avvenga. Ma come sappiamo, per lunga esperienza, la sola disponibilità di risorse finanziarie non determina i cambiamenti auspicati. La storia dell’intervento straordinario al Sud è, a tal proposito, eloquente. Ad esempio è decisivo, per quanto riguarda la sanità, che siano praticate tre scelte decisive: territorializzazione dei servizi; superamento della rigida divisione tra sanità e servizi sociali; ruolo non marginale, né suppletivo delle organizzazioni di Terzo settore.
Come pensa possano essere coinvolte Fondazione con il Sud e Con i Bambini nella programmazione e gestione di queste risorse?
La Fondazione Con il Sud e Con i Bambini non possono essere e non aspirano ad essere destinatarie di queste risorse. Possono mettere a disposizione della Pubblica Amministrazione le loro reti, il loro know how, le loro procedure nella realizzazione degli interventi, come sta avvenendo, un po’ a fatica, con l’Agenzia per la Coesione Territoriale per interventi legislativi di sostegno al Terzo settore.
Recovery Fund e mezzogiorno. Lei è stato “critico” rispetto alle capacità della PA di investire al Sud. Dalla bozza del Recovery Plan conferma o rettifica questo suo convincimento? Perché?
Come ho già detto in altre occasioni, è un po’ il cane che si morde la coda. Uno degli obiettivi primari del Recovery Fund è quello di modernizzare, riformare la Pubblica Amministrazione. La Pubblica Amministrazione, d’altro canto, deve attuare gli interventi previsti. Non possiamo dimenticare che la difficoltà di spesa ha caratterizzato, soprattutto al Sud, l’utilizzo dei Fondi Comunitari. Bisogna trovare un equilibrio intelligente tra ruolo della PA e supporti tecnici esterni, certo non sul modello della tradizionale “assistenza tecnica” così come l’abbiamo conosciutafinora.
Poche settimane fa ha partecipato ad un Ost a Reggio Calabria, alla presenza tral’altro del sindaco Falcomatà: quali sono gli “spazi di investimento” per far crescere il welfare in Città?
Non è possibile individuare spazi specifici adesso, o almeno io non sono in grado di farlo: dipenderà da come saranno organizzati gli interventi. Certo, a leggere il contenuto del Recovery Fund, si individuano moltissimi ed utilissimi possibili interventi per una città come Reggio Calabria.
Povertà educativa. Nell’ingente patrimonio messo a disposizione dalla Ue, come si sta muovendo l’Italia in questa direzione?
Si può dire che finalmente il tema è tornato al centro del dibattito politico istituzionale. Già sono ripresi stanziamenti per la scuola anche prima del Recovery Fund. Abbiamo molti ritardi da recuperare in termini di investimenti. E dobbiamo anche aggiornare coraggiosamente le politiche.
Infine, che consiglio dà ai quadri del Terzo Settore calabrese per affrontare questa fase?
Il solito: continuare a fare il loro straordinario lavoro, continuare ad intercettare i bisogni dei soggetti più fragili, continuare a costruire esperienze di solidarietà. Sempre di più convincendosi che il loro ruolo è destinato sempre di più ad acquisire una valenza complessiva, una concreta prospettiva di cambiamento. Non solo generosi operatori nel sociale, ma protagonisti di una nuova centralità del sociale nelle politiche di sviluppo.
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