Avvenire di Calabria

L’Eurostat ha pubblicato la consueta ricerca sulle regioni a rischio povertà dell'Europa. In Italia spiccano i dati relativi a Campania e Calabria

Povertà in Calabria, don Panizza: «Welfare incompiuto»

Ne abbiamo parlato con don Giacomo Panizza (Progetto Sud), il prof Domenico Marino (UniRc) e don Fabio Stanizzo (Caritas Lamezia)

di Davide Imeneo

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L’Eurostat ha pubblicato la consueta ricerca sulle regioni a rischio povertà della Comunità europea. In Italia spiccano i dati relativi a Campania e Calabria. Ne abbiamo parlato con don Giacomo Panizza (Progetto Sud), il prof Domenico Marino (UniRc) e don Fabio Stanizzo (Caritas Lamezia)

Don Panizza analizza i dati di Eurostat sul rischio povertà in Calabria

I dati Eurostat usciti pochi giorni fa confermano che in Calabria la povertà è in aumento. Addirittura nella Regione dei Bronzi il 43% degli abitanti è a rischio povertà ed esclusione sociale. Ci siamo confrontati con don Giacomo Panizza, sacerdote originario di Pontoglio (Brescia), ma da oltre 50 anni “anima” della Comunità “Progetto Sud” di Lamezia. A lui abbiamo chiesto come poter reagire davanti a questi dati.


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«La reazione contro la povertà è una proazione, afferma il sacerdote, una costruzione di valori umani contenuti dentro le attività economiche e politiche, dentro le attività della socialità e della cultura da fare qui in Calabria. Lo Stato, la Pubblica amministrazione, la Scuola, la Sanità devono per forza arricchirsi di qualità e di specializzazioni. La Società può attrezzarsi per valorizzare, per esempio, tanti aspetti che ancora vanno riempiti come l’agroalimentare, l’ambiente, il turismo, l’economia circolare, la salute e il benessere e tante altre cose che ci sono da fare (sono davvero da fare!) e queste creano ricchezza in contrasto alla povertà».

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Tra i più poveri ci sono anche i disabili: a che punto è il welfare calabrese secondo lei?

Il Welfare calabrese non è ancora un Welfare compiuto… tutti lo sanno. Anche il poco che ha di buono non è ancora messo a sistema. Ad esempio, è vero che ci sono vari interventi per le persone con disabilità (per terapie, scuola, socializzazione) ma sono troppo insufficienti e il guaio è che non sono in collegamento virtuoso, non sono a sistema.

Si potrà chiamare Welfare solo quando i servizi e gli interventi saranno messi in un sistema integrato socio-sanitarioeducativo che sia efficace.

Nel Welfare non ci sono rondini che fanno la primavera: per adesso i fondi del sociale purtroppo vanno prevalentemente a interventi di ricovero e non a interventi che servono per la prevenzione e la socializzazione.

Sembra che la Calabria sia sempre destinata ad occupare le ultime posizioni in tema di giustizia sociale. Possiamo invertire questa tendenza? Da dove cominciare?

Per la giustizia sociale io comincerei dalla collaborazione tra Stato e Società, tra pubblico e privato, tra scambio e dono, servono delle “relazioni di dono”… tra mercato e dono. Questi sono tutti mondi da mescolare, non devono essere belli da soli, bisogna farli incontrare.

Non serve fare assistenzialismo, ma bisogna assistere con formule che fanno corresponsabilizzare la cittadinanza di chi viene aiutato a liberarsi dagli ostacoli della vita, dalle dipendenze da altri o da malattie.


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Qual è il suo appello ai calabresi? E in particolare qual è il suo appello alla politica calabrese?

Un appello possibile alla gente di Calabria penso che possa essere quello di dire che c’è davvero tantissimo da fare. Perché c’è davvero tanto da fare! Non è vero che in Calabria non c’è il lavoro, non è a portata di mano. Qui non manca il lavoro, è lasciato proprio perdere. Ecco questo è un appello a fare insieme.

Ognuno, ogni persona, ogni famiglia non può andare lontano su questa operazione, è un appello a fare insieme che è di più del fare ognuno la propria parte. È lavoro vero da fare in squadra.

Direi lo stesso alla politica, anche ai partiti che non devono continuamente forzare la mano per avere una Calabria frammentata, questo lo fanno già i mafiosi figuriamoci se dobbiamo andare nella stessa direzione loro.

Lei è un emigrato al contrario: dal Nord al Sud. Quali sono le “ancore” che la legano a questa terra?

Le ancore vere sono le persone. A me piace fare il prete con le persone piccole e povere e ho capito che bisogna fare tanto lavoro insieme alle persone piccole e povere e anche insieme alle altre con più possibilità.

Ho messo insieme poveri e volontariato, poveri e associazioni, piccoli e grandi perché per scommettere su di noi e sulla Calabria bisogna scommettere davvero mettendoci insieme, senza fare doppia velocità, e farlo davvero insieme. Nessuno deve pensare di essere primo e nessuno deve pensare di rimanere indietro o di essere ultimo.

Preoccupa la percezione sull’utilità dell’Istruzione

di Domenico Marino * - La Calabria è emersa come una delle regioni europee più in difficoltà in termini di rischio di povertà ed esclusione sociale, secondo i recenti dati forniti dall’annuario di Eurostat sulle regioni europee.

Situata nel profondo sud dell’Italia, questa regione, ricca di storia, cultura e bellezze naturali, si trova oggi di fronte a sfide socio-economiche che la posizionano in una condizione critica all’interno del panorama europeo.

Il dato che sorprende è che quasi la metà (42,8%) della popolazione calabrese è a rischio povertà ed esclusione sociale. Si tratta di un problema profondo che necessita di soluzioni concrete e di una rinnovata attenzione da parte delle istituzioni sia locali che nazionali. In parallelo a questo scenario, un altro dato preoccupante emerge in termini di accesso e utilizzo di Internet.

La Calabria registra il secondo divario digitale più ampio in Europa, con quasi un quinto (18,7%) della popolazione, tra i 16 e i 74 anni, che non ha mai navigato in rete. Questo, rispetto a una media europea che si attesta al 7%, pone l’accento su un’ulteriore dimensione della marginalizzazione.

Ma ciò che risulta ancor più allarmante è la frequenza con cui i cittadini calabresi utilizzano Internet. Meno di tre su dieci (il 68%) hanno affermato di utilizzare la rete quotidianamente, una percentuale considerevolmente inferiore rispetto alla media dell’84% registrata in tutta l’Unione Europea.

Gli ostacoli che impediscono un più ampio utilizzo di Internet nella regione sono vari. Eurostat ha evidenziato tra le principali cause la mancanza di competenze digitali, la mancanza di opportunità, costi proibitivi e, in alcuni casi, una semplice mancanza di interesse.

Tuttavia, va sottolineato che la propensione o meno all’utilizzo di servizi digitali è influenzata da variabili geografiche e sociodemografiche, tra cui l’età, il livello di istruzione e di reddito. Un altro spunto di riflessione riguarda la povertà educativa.

Le famiglie in difficoltà economica possono trovarsi nell’impossibilità di garantire ai propri figli le risorse necessarie per una formazione di qualità, come materiali didattici, tutoraggi o esperienze extracurriculari.


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Anche l’ambiente domestico gioca un ruolo chiave: in contesti dove la cultura dell’apprendimento e del sapere non è valorizzata, i bambini possono crescere con una percezione riduttiva dell’importanza dell’istruzione.

La Calabria presenta un deficit nei servizi per l’infanzia, occupando il penultimo posto in Italia per quanto riguarda asili nido e l’ultimo per servizi socioeducativi per bambini tra 0-2 anni.

Nonostante ci siano 29mila bambini sotto i 6 anni, l’offerta di asili copre solo il 2,8% di questi. Questo è ben al di sotto dell’obiettivo dell’UE, che vuole che il 33% dei bambini sotto i 3 anni frequenti gli asili nido.

In termini di spesa pro-capite, Comuni come Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia spendono molto meno della media nazionale per bambino. Sul fronte dell’educazione, la Calabria ha il tasso più alto di studenti con competenze alfabetiche inadeguate nelle scuole superiori, con il 47% degli studenti che non raggiunge un livello adeguato e la provincia di Crotone che presenta il dato più critico, con il 57%.

Questa percentuale cresce se si considerano le competenze matematiche, arrivando al 57,7%. Le implicazioni della povertà educativa sono molteplici.

Sul piano individuale, chi cresce in una condizione di povertà educativa rischia di non sviluppare appieno le proprie potenzialità, trovandosi in difficoltà nel mondo del lavoro e nella società.

Sul piano collettivo, la povertà educativa impedisce a intere comunità di crescere, innovare e competere in un mondo sempre più globalizzato.

La povertà e la povertà educativa in particolare rappresentano una ferita aperta nelle società moderne, che compromette il futuro di molte generazioni che occorre combattere con interventi mirati per costruire società più giuste, equilibrate e preparate alle sfide del futuro.

* docente UniRc

Caritas, richieste d’aiuto “celano” bisogni multipli

Don Fabio Stanizzo è il direttore della Caritas diocesana di Lamezia Terme. Lo abbiamo intervistato.

Secondo Eurostat la Calabria si conferma tra le regioni europee a rischio povertà. Dal vostro osservatorio come leggere questa indagine statistica?

Il nostro è un punto di vista privilegiato, perché riesce ad arrivare non solo ai soggetti, cittadini in difficoltà regolarmente residenti e quindi ad avere dati ufficiali e formali, ma anche ai soggetti che vivono situazioni di soggiorno non regolare, o ai cittadini cosiddetti invisibili, privi di residenza o domicilio.

Negli ultimi tempi, inoltre, in modo molto discreto si stanno rivolgendo, sia ai Centri di Ascolto diocesani, che a quelli parrocchiali, anche i lavoratori poveri, ovvero coloro i quali hanno un lavoro scarsamente retribuito e che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese, o a sostenere le spese necessarie, a causa del caro vita.

Le persone a rischio povertà non sono, però, numeri. Quali sono i bisogni emergenti in Calabria?

Dietro ogni persona ci sono i cosiddetti “bisogni multipli” ovvero, ad esempio, da una semplice e unica richiesta di contributo al reddito per pagare una bolletta, spesso, automaticamente, emerge, da parte della persona che si rivolge ai nostri centri, il bisogno di essere ascoltata e di avere un ulteriore e maggiore sostegno materiale per, ad esempio, l’acquisto di viveri e il vestiario.

I bisogni maggiormente espressi e che emergono dagli ascolti e dai colloqui sono: l’ascolto, bisogni materiali correlati a un reddito insufficiente o a situazioni di povertà assoluta.

Un altro bisogno che spesso emerge e prevale è quello collegato al lavoro e alla difficoltà a trovarne uno adeguatamente retribuito e stabile, da cui deriva la richiesta di aiuto per la ricerca del lavoro.

Quale è l’impegno delle Caritas calabresi per affrontare le povertà sul territorio?

Le Caritas calabresi, dopo un primo momento di ascolto, rispondono ai bisogni essenziali, quindi attraverso l’orientamento alle parrocchie per la distribuzione di pacchi viveri, o l’invio alla mensa o all’emporio.

Si cerca di fare un progetto individualizzato che prenda in carico la persona secondo i suoi bisogni e le sue esigenze e accompagnarla nel processo di “uscita” dalla situazione di disagio. Si cerca di coinvolgere, oltre che la persona che si rivolge a noi, i servizi del territorio e le risorse esistenti o disponibili.

L’elemento nuovo che si sta mettendo sempre più in atto è la “rete” locale e, a volte, nazionale. Inoltre, gli operatori che seguono corsi di formazione promossi da Caritas Italiana, hanno più strumenti e competenze per poter rispondere ai bisogni e cercare di fare azioni di advocacy sulle istituzioni laddove non vendano tutelati i diritti delle persone più svantaggiate.

Come la Chiesa calabrese può interfacciarsi con Istituzioni e società civile?

Attraverso la lettura delle povertà, la Chiesa Calabrese, con gli Osservatori, potrebbe avere uno strumento molto utile alle istituzioni Calabresi per rispondere concretamente ai bisogni dei cittadini e mettere in atto politiche sociali e azioni di Welfare che rispondano veramente ai bisogni essenziali.

Il cambio di paradigma lo si può ottenere solo quando si mettono al centro delle politiche sociali “i poveri”. E quando le azioni e i progetti di Welfare e di inserimento lavorativo sono finalizzati realmente a sostenere i cittadini.

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