Avvenire di Calabria

Sono gli angeli di chi esce dai circuiti di cura: i camici bianchi di strada della Caritas Reggio Calabria

Prossimità sanitaria, i camici bianchi di strada a Reggio Calabria

Ne abbiamo parlato in occasione della Giornata mondiale dei Poveri per rilanciare un impegno trentennale

di Federico Minniti

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Sono gli angeli di chi esce dai circuiti di cura: i camici bianchi di strada della Caritas Reggio Calabria. Ne abbiamo parlato in occasione della Giornata mondiale dei Poveri per rilanciare un impegno trentennale.

Camici bianchi di strada, l'esperienza trentennale a Reggio Calabria

I n occasione della Giornata mondiale dei Poveri abbiamo intervistato Tita La Rocca, medico e responsabile dei percorsi sanitari alternativi della Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova.

Cosa sono i percorsi di salute alternativi promossi dalla Caritas diocesana reggina?

I percorsi sanitari alternativi promossi e sperimentati dalla Caritas diocesana sono iter diagnostici terapeutici garantiti da una rete di servizi gratuiti facilmente accessibili alle fasce più deboli del nostro territorio. Tali percorsi oltre a consentire una risposta immediata e concreta all’emergenza sanitaria dei poveri senza fissa dimora promuovono una medicina di genere umana e inclusiva che pone al centro la dignità della persona affetta da patologia che vive in stato di assoluta povertà, tutelando il loro diritto alla salute.


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Che tipo di risposta registra in ambito del volontariato medico?

Quanti suoi colleghi scelgono di prestare servizio con gli ultimi? 35 anni di servizio di prossimità sanitaria su strada svolto da medici volontari Caritas per consapevole scelta evangelica, lontano da riflettori e non autoreferenziale ha richiamato l’attenzione di tanti medici che spontaneamente hanno aderito al servizio. Il Bene puro gratuito e silenzioso è contagioso, oggi infatti sono circa 30 i medici volontari che hanno scelto di mettere a disposizione degli ultimi la loro professione, consapevoli che essere medico è una via per poter raggiungere quella pienezza umana che consente di curare ogni persona che incontriamo nessuno escluso mai.

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Quali sono i bisogni emergenti in tema sanitario tra gli indigenti del territorio diocesano?

Il gruppo medico scientifico del nostro servizio studia e registra le patologie correlate all’indigenza riscontrate nel nostro territorio, gli studi scientifici effettuati hanno evidenziato il bisogno di una prevenzione sanitaria che consente una diagnosi precoce di tali patologie con correlate risposte terapeutiche, periodicamente vengono pertanto programmati ed effettuati screening clinici diagnostici (visite mediche, ECG, ecografia addome e tiroide ecc) su homeless esenti da sintomatologia clinica.


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In che modo le Istituzioni possono supportare la Caritas in questi percorsi?

L’esperienza Caritas di prossimità sanitaria ha fatto maturare un ricco patrimonio sapienziale che aiuta a stare accanto ai poveri in maniera appassionata e quindi più esigente. Questo patrimonio ha permesso di intraprendere un costante dialogo con le istituzioni che ha dato già frutti (protocollo con il Gom per le emergenze sanitarie degli homeless, protocollo con l’Asp per l’assistenza medica agli sbarchi, collaborazione con l’Unità di strada del Comune). Ci auguriamo che questo dialogo intrapreso continui per poter ridisegnare insieme un futuro sempre più umano e solidale.

L'attenzione specifica per le giovani mamme

«Non saprei, non ricordo di avere mai preso una decisione in tal senso, penso sia normale aiutare, sostenere chi è in difficoltà, questo vale per tutti, qualunque professione si faccia, ognuno di noi è nella possibilità di aiutare le persone fragili che incontra». Con queste parole inizia il nostro incontro con Claudia Laghi, neonatologa reggina e componente dell’équipe dei Percorsi sanitari alternativi della Caritas diocesana: «Ho avuto la fortuna di fare il lavoro che desideravo, lavoro che ancora svolgo con passione e ritengo sia tra i miei compiti di medico offrire il mio tempo, la mia professione a chi ha bisogno».


PER APPROFONDIRE: Non abituarsi alla povertà, serve essere corresponsabili


Nello specifico, le chiediamo che tipo di attenzione per le donne in gravidanza e i neonati, ecco la sua risposta: «Il nostro Sistema sanitario nazionale garantisce a tutte le donne in gravidanza e ai neonati l’assistenza medica, quindi il problema non è tanto quello di offrire cure, ma di aiutare le persone a conoscere e ad accedere ai servizi offerti, indicare loro la strada ed accompagnarle. Spesso sono donne senza una dimora, senza una famiglia che le sostiene o un compagno, vittime di abusi, quindi cerchiamo per loro un alloggio, dove poter essere seguite e dove poter vivere anche dopo il parto insieme ai loro neonati, riprendendo in mano la loro vita e il proprio futuro».



Abbiamo chiesto alla neonatologa, inoltre, in che modo la società civile può farsi prossima in questi casi: Una società civile deve per prima cosa guardare e vedere chi è in difficoltà, senza chiudere gli occhi e prendersene cura. Queste persone spesso vivono uno stato di disagio profondo che non si limita ai bisogni primari, ma investe la sfera relazionale, emotiva ed affettiva, vivono la solitudine e la sfiducia nel prossimo, quindi hanno bisogno di essere ascoltate, e chi di noi non può dedicare un poco del suo tempo all’ascolto? Ecco questo è secondo me uno degli aspetti più importanti: fermiamoci a guardare, vedere, ascoltare chi abbiamo accanto» conclude.

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