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Oggi il reato più frequente, accertato anche tra i minori calabresi è legato al mondo virtuale e alla pornografia, cioè alla detenzione e alla messa in circolo di materiale pedopornografico. Ne abbiamo parlato con il procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria che, sull'ultimo numero del settimanale Avvenire di Calabria, in edicola domenica scorsa con Avvenire, lancia un allarme anche sul piano culturale. Vi riproponiamo il suo intervento.
«Spesso ci troviamo di fronte a ricatti attraverso Internet. La diffusione di questo tipo di materiale, soprattutto tra i minori, è molto frequente. Rappresenta una vera e propria piaga». È quanto emerge dall’analisi del procuratore Roberto Di Palma, nello stilare il bilancio dell’ultimo anno di attività svolto dalla Procura presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria.
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«Sui reati a sfondo sessuale - ha evidenziato Di Palma nella conferenza stampa di fine anno - si evidenzia una grandissima povertà culturale del mondo giovanile. Con le debite eccezioni, naturalmente, le fotografie che il minorenne ha sul cellulare sono a sfondo pedopornografico. Spesso sono ritratte ragazzine della provincia». Di Palma insiste: «La detenzione e la messa in circolo di materiale pedopornografico è una piaga e su questo ci dovrebbe essere una riflessione importante per il mondo del terzo settore».
Insomma, c’è un’emergenza, prima di tutto culturale, che va affrontata. Se non si interviene, spiega ancora il procuratore, il rischio «è ritrovarsi una società sempre più lontana dai valori tradizionali». Di Palma, parlando con cognizione di causa, prende come esempio proprio la pornografia, sempre più accessibile agli adolescenti grazie a Internet e ai cellulari a disposizione, «disvalore che allontana dal rispetto del proprio corpo».
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Da qui la chiave di lettura di molti reati, legati alla sessualità e alla mancanza di rispetto nei confronti delle donne, sempre più diffusi tra i giovani. C’è, dunque, la necessità di un intervento che coinvolga la società tutta, a partire dalle famiglie. Il disagio sociale contribuisce ad alimentare le devianze, ecco perché - sostiene con forza il magistrato «fondamentale un intervento tempestivo da parte dello Stato».
In tal senso, continua Di Palma, «la Procura presso il Tribunale per i minorenni è riuscita ad assicurare una risposta di giustizia veloce ed efficiente». Un aspetto non di poco conto, «in una realtà come la nostra dove spesso lo Stato viene visto quasi fosse un nemico». A supporto di ciò, Di Palma sviscera alcune cifre relative all’attività svolta nel 2023 dal suo ufficio.
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Su 198 fascicoli iscritti nei confronti di persone note, 191 sono stati definiti. Dei 45 fascicoli nei confronti di persone ignote, invece, sono stati definiti tutti. Ci sono stati anche 6 arresti di minori in flagranza di reato e 8 in esecuzione di misure cautelari «tra cui - ha detto il procuratore - alcune particolarmente significative. Mi riferisco a un arresto per associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti ed a quella situazione in cui un minore, arrestato assieme ad alcuni familiari, aveva assunto ruoli decisionali all’interno del gruppo criminale».
Inoltre, insieme ai reati a sfondo sessuale - ancora il bilancio - molto frequenti sono stati i furti, le rapine e gli episodi di bullismo e quindi di stalking.
L’arresto e il processo, tuttavia, ha aggiunto Di Palma, «devono essere visti non in funzione punitiva, ma di recupero e rieducazione». Il riferimento è alle messe alla prova (64 nel 2023, 112 con quelle del 2022): «L’incidenza della recidiva di ragazzi che vengono messi alla prova è bassissima. Per noi questo è un motivo di grandissima soddisfazione», ha aggiunto il procuratore.
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Nello stilare il bilancio dell’ultimo anno della procura minorile, il procuratore Di Palma si è soffermato spesso sull’importanza del coinvolgimento del territorio per recuperare i giovani e allontanarli da comportamenti e percorsi devianti. Ha chiamato in causa il terzo settore e ha parlato dei significativi progetti di recupero e rieducazione che, dati alla mano, nella maggior parte dei casi si concludono con risultati attesi.
«È la nostra vera scommessa», ha ribadito il magistrato che ha ricordato anche i protocolli in atto tra la Procura e Tribunale per i Minorenni e altri enti del territorio: con la Fondazione “Scopelliti”, con Unicef e con l’arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova e la Cooperativa “Collina del Sole”.
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