Avvenire di Calabria

I carabinieri del Comando tutela del patrimonio del comando provinciale di Reggio Calabria hanno consegnato le opere all'arcivescovo Morrone

Reggio Calabria, tre campane trafugate restituite alla diocesi

Appartengono a tre diverse epoche storiche. Le ricerche effettuate grazie ai documenti dell'archivio diocesano hanno consentito di risalire all'origine

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Il recupero di un'opera d'arte racchiude in sé un grande significato simbolico, identitario, ma anche religioso. È stato sottolineato anche questa mattina in occasione della restituzione da parte dei Carabinieri di tre antichi manufatti, trafugati dopo il sisma del 1908, appartenenti al patrimonio ecclesiastico dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova. Non è la prima volta che opere d'arte di cui si erano perse le tracce vengano restituite al legittimo proprietario, ossia la diocesi dello Stretto.

Il Museo diocesano "accoglie" tre antiche campane trafugate

Da oggi saranno esposte al pubblico presso il Museo diocesano "Monsignor Aurelio Sorrentino" di Reggio Calabria. Contribuiranno ad arricchire la narrazione della storia religiosa e non solo del variegato territorio reggino. Tre antiche campane bronzee appartenenti a tre diverse epoche storiche e ad altrettante antiche chiese reggine andate distrutte nel sisma del 1908, sono state rinvenute dai carabinieri e consegnate all’arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


La consegna è avvenuta questa mattina presso il Museo diocesano “Monsignor Aurelio Sorrentino”, alla presenza dell’arcivescovo di Reggio Calabria - Bova e presidente della Cec, monsignor Fortunato Morrone.

Le campane restituite alla diocesi di Reggio Calabria, ecco a quale chiese appartenevano

A consegnare formalmente al presule i tre manufatti sono stati il capitano Giacomo Geloso, Comandante del Nucleo Tutela patrimonio culturale di Cosenza, il colonnello Cesario Totaro, comandante provinciale dell’Arma reggina, il capitano Renato Puglisi comandante della compagnia cittadina e il tenente Pierantonio Tarantino, comandante del Nucleo operativo ecologico di Reggio Calabria.

Anche grazie gli accertamenti eseguiti con la consulenza dello storico ed archivista, architetto Renato Laganà, i militari dell’Arma sono riusciti a risalire ad epoca e provenienza delle tre campane. Fondamentale, infatti, si è rivelato il lavoro di ricerca e comparazione dei documenti in possesso dell'Archivio storico dell'arcidiocesi reggina.

La campana più antica riporta la data del 1594, anno in cui venne fusa. Sulla superficie vi è raffigurata la “Madonna del latte”, icona associata in Calabria con il culto della Madonna del Pilerio (patrona di Cosenza) e in alcuni casi con quello della Madonna della Neve. Ritrovata presso un deposito di rottami metallici, non è escluso appartenesse all’antica chiesa intitolata alla Madonna del Pilar che esisteva nel comune di San Lorenzo. Guarda qui, nelle foto in basso👇

L’altra campana, datata 1683, apparterebbe invece alla Chiesa collabente di Santa Maria delle Grazie di Terreti. In rilievo vi è raffigurato San Giovanni Battista con la mano destra appoggiata al petto. Immagine classica dell'iconografia risalente alla tradizione bizantina. È stata recuperata dai carabinieri della stazione di Reggio Calabria. Guarda qui, nelle foto in basso👇

Il pezzo più “recente” apparterebbe, invece, all’antica Chiesa non più esistente dell’Annunziata, ubicata in via Lia. La campana è datata 1853 e insieme a quella del ‘500 stava per essere fusa in un opificio. Guarda qui, nelle foto in basso👇

Indagini coordinate dalla procura di Reggio Calabria, i particolari

Le indagini sono state coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Una persona è stata denunciata per ricettazione.

Il recupero delle tre campane rappresenta il risultato della stretta sinergia che ha caratterizzato le attività svolte dai Reparti speciali dell’Arma e dall’Arma Territoriale, nel caso specifico dal Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, dal Nucleo Operativo Ecologico di Reggio Calabria e dalla Stazione Carabinieri di Reggio Calabria Principale.



In particolare sia i Carabinieri del Noe che del Comando provinciale di Reggio Calabria, dopo essere risaliti ai manufatti, hanno poi interessato il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza. Attraverso gli accertamenti di specialità, le acquisizioni da fonti informative, ma soprattutto grazie ai determinanti riscontri emersi nell’Archivio diocesano di Reggio Calabria è riuscito a ricondurre i beni culturali, senza alcun dubbio, a quelli andati dispersi durante il sisma del 1908, che tanti morti causò nelle città di Reggio Calabria e di Messina.

Le attività svolte, oltre ad assicurare il recupero ed a preservare l’integrità della tre campane di grande valore simbolico per la comunità religiosa reggina, hanno consentito la restituzione delle opere all’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova, che le custodirà all’interno del Museo diocesano.

I precedenti

Quella di oggi, non è la prima restituzione all'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova di un bene artistico andato perduto da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale.

Proprio un anno fa, venne restituita un'altra campana oggi esposta al Museo diocesano. Così come al "Sorrentino" si trova esposta la tela raffigurante "San Prospero", anch'essa trafugata dopo il terremoto del 1908 e recuperata all'interno di un'abitazione privata nel 2021.

Un altro bene restituito alla Chiesa reggina è la Visitazione di Pentedattilo, restituito al patrimonio culturale dell'arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova, il 14 marzo di quest'anno.

Articoli Correlati