Avvenire di Calabria

Reggio, i ragazzi e il fascino dormiente di Gomorra

In quartieri come Archi, Arghillà, Ciccarello, Sbarre, è facile vedere minori che si dedicano al traffico delle armi e della droga, al taroccamento delle auto e dei motorini rubati

Mario Nasone

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La storia scoperta dai carabinieri di Reggio Calabria del ragazzo del rione Sbarre, coinvolto in un giro di spaccio e sottoposto a tortura da una banda di malavitosi, ripropone esattamente le stesse immagini e dinamiche che abbiamo visto nella serie TV Gomorra. Un bambino di tredici anni, che per fortuna grazie all’intervento tempestivo del Tribunale per i minorenni è stato tutelato assieme ai suoi fratellini. Uno piccolo spaccato delle nostre Scampie calabresi, fatto di quartieri dormitorio degradati, sprovvisti e di opportunità soprattutto per i bambini e gli adolescenti, una vicenda che non rappresenta un fatto isolato ma è solo la punta di un iceberg che vede un sommerso fatto di un disagio diffuso, di abbandono educativo che colpisce soprattutto tanti adolescenti che vivono nei quartieri più rischio della città di Reggio e non solo pensiamo ad esempio alla Ciambra di Gioia Tauro.

Quartieri come Archi, Arghillà, Ciccarello, Sbarre, dove è facile vedere minori che si dedicano al traffico delle armi e della droga, al taroccamento delle auto e dei motorini rubati, in pieno giorno, soldati al servizio dei clan che li utilizzano come manodopera a basso costo all’interno della loro organizzazione criminale. Difronte a queste vicende non basta lo sdegno ma serve una rinnovata presa di coscienza che provochi risposte a questo malessere diffuso che il Covid 19 ha ulteriormente aggravato con l’aumento della dispersione scolastica e delle povertà educative che ha toccato minori appartenenti alle fasce sociali più vulnerabili che, senza risorse e strumenti, non sono stati raggiunti dalla didattica a distanza e si trovano ancora più marginalizzati.

Per questo serve soprattutto una vera e forte alleanza educativa tra scuole, associazioni, chiesa ed istituzioni in grado di costruire una comunità educante che intercetti questi ragazzi a rischio garantendo loro un progetto educativo e di accompagnamento. Un lavoro che in Calabria è stato avviato, a Reggio, in provincia di Cosenza, nella Locride, attraverso delle reti di Alleanze educative tra scuole e di associazioni, Tribunale per i Minorenni e Questura e che ha permesso di intercettare ed aiutare tanti ragazzi e famiglie, con la scuola che ha svolto una funzione di antenna e di coinvolgimento di altre agenzie educative nell’ottica di una comunità educante. Un lavoro da rafforzare ed estendere in tutta la Calabria come stanno cercando di fare le più importanti organizzazioni che si occupano di infanzia ed adolescenza attraverso l’attivazione della rete regionale con i minori e le famiglie.

Ma il contrasto alle povertà educative ha bisogno di investimenti da parte della politica regionale che finora non si sono visti, e la decisione della Giunta regionale di proporre un piano sociale regionale è importante se all’interno di esso saranno previsti interventi per dotare tutte le zone della Calabria di servizi di sostegno alle famiglie, di educativa domiciliare, di centri di aggregazione giovanili, della scuola a tempo, e quindi di operatori sociali indispensabili come educatori, assistenti sociali, psicologi. L’episodio di Sbarre può essere rimosso come altri dalla coscienza collettiva o può rappresentare una scossa per rimettere al centro la vita dei ragazzi e la loro speranza di un futuro diverso.

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