Avvenire di Calabria

Crisi energetica e surriscaldamento globale: il rigassificatore di Gioia Tauro è davvero utile oppure è dannoso?

Rigassificatore di Gioia Tauro, l’esperta: «Emissioni tollerabili»

Non c'è un'opinione univoca a tal proposito, anche se - sentendo gli esperti - la bilancia penderebbe per i pro

di Federico Minniti

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Crisi energetica e surriscaldamento globale: il rigassificatore di Gioia Tauro è davvero utile oppure è dannoso? Non c'è un'opinione univoca a tal proposito, anche se - sentendo gli esperti - la bilancia penderebbe per i pro.

Gioia Tauro, è l'ora della verità sulle emissioni del rigassificatore?

Ogni singolo passo fatto dalle comunità è un passo in avanti fatto per l’intero globo. Ne è convinta Matilde Pietrafesa, docente ordinario di Fisica tecnica ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, dell’Energia, dell’Ambiente e dei Materiali dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria.

Non si può, quindi, parlare di rigassificatore senza tenere presente il contesto in cui ci muoviamo che ha una “data di scadenza”: il 2050. Entro quell’anno, infatti, il mondo si è impegnato a raggiungere un risultato in ambito di emissioni da carboni fossili, obiettivo che oggi - a 27 anni di distanza - sembra quasi impossibile da raggiungere.

Così transizione energetica fa rima con surriscaldamento globale, con l’una quale unica cura possibile per l’altra: «Dalla Conferenza di Rio si è fatto poco o niente - stigmatizza Pietrafesa - solo dopo l’incontro di Parigi del 2015 si sta iniziando a interrogarsi in modo concreto in Europa».

Eppure, spesso le cure possono rivelarsi come armi a doppio taglio: «C’è stata una corsa ai veicoli elettrici, ma siamo sicuri che sia la strada giusta? Mi spiego meglio: dove si produce l’energia elettrica per far camminare queste macchine? Se sono frutto di pannelli solari, allora potrebbe essere un’operazione positiva per la lotta contro il surriscaldamento globale, se invece deve essere acquistata da una centrale si sta solo “spostando” il problema», spiega la docente reggina.

Città sicuramente meno inquinate, ma nel complesso le emissioni dannose non diminuirebbero di una virgola. La sensazione è quella di essere di fronte a un macroscopico caso di greenwashing.


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Allora vale la pena ragionare per gradi. Così la produzione di gas rappresenterebbe un’opportunità: «In una scala di “pericolosità”, il gas è nettamente meno nocivo dei carboni fossili» afferma Pietrafesa «anche se ora sul gas si è sollevato un altro problema: la guerra tra Russia e Ucraina».

Cambiare il principale fornitore di gas per l’Europa (la Russia) in piena transizione energetica è uno scoglio tutt’altro che facile da aggirare; gli accordi transnazionali con i paesi dell’Africa, del Medioriente e l’America aprono un nuovo scenario: «Aumentare considerevolmente il numero dei rigassificatori in Europa».

Questo, però, «se da un lato presenta dei vantaggi sotto il profilo energetico, dall’altro mostra non poche difficoltà sotto il profilo della sostenibilità economica di uno stabilimento che vede come termine ultimo di attività quel 2050, un periodo forse troppo breve per rientrare dai capitali investiti» evidenzia la prof della Mediterranea.

Un discorso che «vale anche per Gioia Tauro: sicuramente la posizione strategica del Porto sarebbe fondamentale perché agevolerebbe i collegamenti col corno d’Africa», ma che va valuta attentamente sotto il profilo degli investimenti.

«Tra l’altro il rigassificatore manterrebbe un profilo di produzione “centralizzata” dell’energia che va contro il principio democratico delle rinnovabili» dice Pietrafesa che rimarca il concetto: «Per coprire il fabbisogno basterebbe sfruttare un sistema tecnicamente maturo, quale quello dei fotovoltaici, che rendere ciascun cittadino prosumer energetico». Insomma: la via prediletta sono le rinnovabili, un gradino indietro l’idea-progetto del rigassificatore secondo l’accademica calabrese.

Da non prendere in considerazione, invece, il termovalorizzatore: «Si tratta di impianti che servono a smaltire i rifiuti, ma è un falso mito che accelererebbero il processo di transizione energetica».

In conclusione, Matilde Pietrafesa si lancia con una considerazione generale: «Purtroppo sul tema ci sono tanti “improvvisati” che perorano questo o quella causa per interessi politici o di parte. Andrebbe informata debitamente la popolazione per farsi un’idea cosciente di ciò che è davvero utile al pianeta e su come ciascuno - conclude - può fare la propria parte».


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La posizione del sindaco Alessio: «Informati solo dai giornali»

Aldo Alessio è il sindaco di Gioia Tauro, comune baricentrico nella Piana a cui da il nome. Gioia Tauro è anche la città del Porto più importante del Mediterraneo e il luogo prescelto per un’altra maxiopera: il rigassificatore.

Serve? Non serve? È nocivo per i suoi cittadini? Tante domande che determinano posizioni politiche più o meno accese. Tra queste c’è anche quella di Alessio che abbiamo intervistato: il sindaco gioiese non si è tirato indietro rispetto ai nostri quesiti proponendo la chiave di lettura del territorio che rappresenta.

Quale è la sua posizione in merito al rigassificatore di Gioia Tauro e perché i cittadini dovrebbero fidarsi della sua idea?

Appare alquanto singolare che su scelte così importanti, decisive per il futuro del territorio, vengono prese determinazioni senza coinvolgere le istituzioni del territorio, in primis il Sindaco ed il Consiglio Comunale.

Assistiamo ormai da anni ad un metodo che non ascolta più il territorio, con scelte scellerate calate dall’alto prese spesso in periodi di gestione commissariali ormai non più attuali.

Lungi dall’essere contrario a priori, rispetto a un qualsiasi impianto proposto, fosse anche un impianto di rigassificazione, tuttavia non si può non concordare che allo stato attuale c’è fin troppa opacità: di che tipo di rigassificatore stiamo parlando? Si può dire che i processi autorizzativi che festeggiano il ventesimo compleanno siano ancora attuali? Non è necessario un aggiornamento della proposta? E con chi sarà discussa?

È mai stato predisposto uno studio strategico di valutazione di impatto ambientale di tutti gli impianti presenti nel territorio della Piana? (centrale turbogas, discarica Marrella, depuratore consortile, termovalorizzatore, elettrodotti alta tensione, interramento dei rifiuti pericolosi, tossici e ferrosi, ecc…).

Sono domande legittime a cui si deve rispondere prima di qualsiasi valutazione nel merito. Ad oggi, non avendo avuto nessuna risposta a queste domande legittime, non ci si può esprimere favorevolmente e perciò siamo per il No.

A furia di dire no non si rischia di inaridire di opportunità di sviluppo il territorio?

Di quali no parliamo? Sul rigassificatore le uniche notizie che abbiamo le apprendiamo dalla stampa. Sul termovalorizzatore, Gioia Tauro aveva detto sì con 10 punti di carattere prescrittivo su ambiente, salute e lavoro.

Sono state sempre tutte disattese per via del mancato controllo della gestione dell’impianto da parte della Regione Calabria. Questa condizione, ancora perdurante, è stata anche confermata dal Presidente della Regione Occhiuto che ha dichiarato che l’impianto di Gioia Tauro è nocivo per la salute dei cittadini e quindi anziché chiuderlo ci propone il suo raddoppio.

Le opportunità di sviluppo del territorio non le abbiamo mai ostacolate, semmai sono state sempre disattese e tradite, nei fatti, dagli altri livelli istituzionali che avevano il compito di vigilare e non l’hanno fatto, e che hanno invece, predicato bene e razzolato male sulla salute dei cittadini.

Il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio

Come gestire allora le criticità del ciclo dei rifiuti?

Il nostro è sicuramente un territorio responsabile, sulle cui spalle grava l’unico termovalorizzatore della Regione, mentre altri territori, come la provincia di Cosenza, non hanno voluto il secondo termovalorizzatore previsto in Calabria.

Pertanto Gioia Tauro ha già dato abbastanza in materia ambientale e bisognerebbe guardare a quei territori che non stanno facendo, sino in fondo, la loro parte. È impensabile che i rifiuti calabresi viaggino in autostrada dalla Sila fino a Gioia Tauro per il loro incenerimento.

E comunque perché tutti i rifiuti calabresi dovrebbero convergere solo a Gioia Tauro? Così le criticità vengono accentuate in un unico territorio. Per risolverle la Città Metropolitana di Reggio Calabria aveva proposto soluzioni chiare e nette sull’intero ciclo dei rifiuti, basate su raccolta differenziata e impianti per il riciclo che rendono inutile un eventuale raddoppio del termovalorizzatore.

Purtroppo la Regione ha nuovamente avocato a sé le competenze in materia dei rifiuti, facendo saltare una programmazione che iniziava a dare dei frutti, sia sul piano economico che dal punto di vista ambientale. Di questo, quanto prima, ne pagheremo le conseguenze ambientali, ed economiche.

Rifiuti, spesso, è sinonimo di criminalità organizzata: come prevenire le forme di infiltrazione mafiosa?

L’unico modo per contrastare la pervasività della mafia è quello della trasparenza e dei controlli, da parte di tutti i livelli istituzionali preposti, nonché una gestione diretta sull’intero ciclo dei rifiuti.

Invece assistiamo ad affidamenti degli impianti di importanza strategica - come il termovalorizzatore o il depuratore - attraverso proroghe e senza alcuna gara che permetta una gestione illuminata, rispettosa della libera concorrenza e perfino efficiente del rispetto dell’ambiente e della salute.

Allo stesso modo, se il pubblico non fa la sua parte e non controlla, voltandosi dall’altra parte, qualunque privato smette di fare l’interesse della comunità perseguendo il profitto come unico scopo. Ecco perché la ricchezza dei rifiuti deve rimanere saldamente in mano alle istituzioni.


PER APPROFONDIRE: Oltre il rigassificatore di Gioia Tauro, la ricetta dell'economista Becchetti sulla crisi energetica


La posizione del sindaco Biasi: «Calabria gestirà un terzo del gas attualmente in arrivo dalla Russia»

L a Piana di Gioia Tauro, però, non ha un’opinione unanime sul rigassificatore. Di idea diametralmente opposta a quella di Aldo Alessio è Roy Biasi, sindaco di Taurianova, che abbiamo intervistato.

Rigassificatore di Gioia Tauro, perché i cittadini dovrebbero fidarsi della sua idea?

È più di un’idea. È un progetto approvato da 2 ministeri in un iter vidimato da oltre 20 enti. Il processo di trasformazione del gas liquido che arriva via nave crea un propellente a basso costo fondamentale per quella “piastra del freddo”, già finanziata.

Aziende grandi e piccole si insedierebbero, facendo diventare l’area il principale centro europeo di distribuzione dei surgelati e la piattaforma dell’agroalimentare calabrese. Visto il mutato scenario geopolitico, e la lievitazione delle bollette, avere un sito che sostituisca un terzo del gas russo mi sembra un’ottima ragione che tiene assieme l’interesse del Paese, l’aiuto ai cittadini e lo sviluppo della regione.

Cosa risponde a quanti credono che un rigassificatore sia un attentato alla salute pubblica?

È pacifico che l’unica controindicazione è quella del rischio di un incidente tra navi, visto che gli studi hanno escluso alterazioni significative del fondo marino. Sul punto non bisogna agitare inutili spettri che dipendono dalla confusione che si fa tra quello che si vuole realizzare a Piombino, un impianto galleggiante nel porto, in una città che si sta riconvertendo come attrattore turistico, con il progetto di Gioia Tauro in un polo logistico già affermato.

Qui avremmo un terminal sulla terra ferma, distante 4 km dalla costa, per un processo che è stato già considerato compatibile con il transito delle portacontainer, preso in carico da un sistema di sicurezza già all’avanguardia

Roy Biasi col suo leader di partito Matteo Salvini

Rifiuti settore costantemente in crisi, cosa serve per riportarlo nel novero della normalità?

Serve una rivoluzione copernicana nella governance e una rivoluzione nell’economia del rifiuto. Serve che questi due approcci abbiano una regia istituzionale più efficiente. Così come i comuni sono stati bravi a inculcare nei cittadini il valore della differenziata, allo stesso modo dobbiamo promuovere quella cooperazione fra enti che fin qui ha stentato. In questa direzione va la nascita della multiutility voluta dal presidente Occhiuto.

Capisco le obiezioni che alcuni miei colleghi muovono, ma la nuova azienda può agire dentro economie di scala, quadri progettuali e gestioni manageriali che assicurano l’impiantistica senza escludere i comuni e quindi delle popolazioni.

E con gli interessi della ‘ndrangheta quali armi usare?

La questione della prevenzione non è disgiunta da quella dell’Azienda unica. Nel settore sono state alzate barriere spessissime. Mi riferisco al vaglio delle prefetture e delle stazioni appaltanti.

Esistono dei sistemi di tracciabilità che riducono le tentazioni. La lotta che stiamo conducendo può trovare un suggello nella centralizzazione che la Regione vuole. Il profitto che può creare un’economia sana del ciclo può essere moltiplicato in una gestione manageriale che piccoli enti, spesso sprovvisti di personale, non possono assicurare.

Se l’obiettivo è trasformare il rifiuto in leva economica, da reinvestire per le comunità, è consequenziale operare nella massima trasparenza.

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