Avvenire di Calabria

È quanto emerge dall’analisi svolta dalla Fondazione Gimbe sullo status di avanzamento del Pnrr “Missione salute”

Sanità in Calabria, assistenza domiciliare in affanno. C’è anche carenza di infermieri

Ritardi in tutto il centro sud, mentre il report “Crea” evidenzia fughe all’estero da parte delle professioni sanitarie

di Redazione Web

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In Calabria per raggiungere il target 2026 e assistere almeno il 10% della popolazione over 65 in assistenza domiciliare integrata (Adi) la Regione deve aumentare i pazienti assistiti del 416%.

Sanità in Calabria, la fotografia della Fondazione Gimbe

È quanto emerge dai risultati dell'analisi svolta dalla Fondazione Gimbe sullo status di avanzamento del Pnrr Missione Salute al quarto trimestre 2023.


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Nel report si precisa inoltre che sono presenti 3,80 infermieri ogni mille abitanti. La regione pertanto risulta sotto la media nazionale che è pari a 5,06.

«Le scadenze europee sono state rispettate - è detto in una nota della Fondazione Gimbe - ma il Centro-Sud è in preoccupante ritardo sulla scadenza nazionale relativa all'assistenza domiciliare». Rileva ancora l'analisi: «la grave carenza di infermieri è uno degli ostali all'orizzonte per l'attuazione del Pnrr».

In Italia pochi infermieri, situazione destinata a peggiorare

A proposito di infermieri, in Italia la carenza  è destinata ad aggravarsi: agli oltre 60mila che già ne mancano, si aggiungeranno circa 100mila professionisti che saranno portati fuori dal sistema dei pensionamenti nel giro di dieci anni. Senza contare le “fughe” all’estero per ottenere condizioni economiche e lavorative migliori.


PER APPROFONDIRE: Sanità in Calabria, la rinuncia alle cure è la principale emergenza


La situazione, cifre alla mano, emerge dal 19° Rapporto Crea Sanità, Centro di ricerca riconosciuto da Eurostat, Istat e Ministero della Salute, presentato oggi nella sede del Cnel a Roma.

Gli stipendi degli infermieri in Italia hanno differenze retributive, a parità di potere d’acquisto, con quelli annuali in Germania, Svizzera e Regno Unito rispettivamente del 56%, 46,2% e 20% in meno. Neppure l’ultimo contratto, chiuso nel 2021, ha migliorato di molto una situazione già difficile anche a causa della limitata possibilità di sbocchi di carriera. Secondo il Rapporto, realizzato anche con il contributo della Federazione nazionale degli infermieri (Fnopi), sono quindi necessari un’adeguata programmazione del personale, l’incremento dell’offerta formativa e l’adozione di misure per restituire attrattività al lavoro nel Ssn in termini di riconoscimento sociale ed economico.


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«La carenza di infermieri in Italia è un problema serio e ormai evidente, accentuato dalla scarsa attrattività della professione. Soltanto innovandola negli ambiti formativi, di esercizio professionale e di autonomia, si può garantire la sostenibilità e l’universalità del Servizio sanitario nazionale», il commento della presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli.

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