Avvenire di Calabria

Il culmine dell’anno liturgico è questa grande settimana che contiene nel suo seno il Triduo pasquale, centro di tutto l’anno liturgico della Chiesa

Settimana Santa, per i cristiani è tempo di congiungersi a Dio

Antonio Cannizzaro

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Il culmine dell’anno liturgico è questa grande settimana che contiene nel suo seno il Triduo pasquale, centro di tutto l’anno liturgico della Chiesa. La sua importanza è posta in grande rilievo nei documenti della Chiesa, ma ancora, a tanta distanza dalla riforma liturgica, la celebrazione annuale della Pasqua stenta a decollare e a raggiungere quella dignità con cui viene annunciata fin dalla solennità dell’Epifania. Celebrare la Pasqua si riduce per alcuni cristiani a partecipare ad alcuni riti particolari, forse tradizionali, quando non si trasforma in un “esodo pasquale” dalla comunità, per andare a vivere la settimana di Pasqua in una rinnovata vacanza verso i luoghi di villeggiatura. Se la Chiesa non saprà abituare i cristiani ad avere una corretta visione dell’anno liturgico, anche il suo “culmine” non apparirà né sarà mai vissuto come tale.

La dignità della celebrazione pasquale non risiede soltanto nella proclamazione di quanto Cristo ha compiuto per noi, ma anche ciò che la Chiesa ha fatto per lui, in altri termini la grande settimana, è il culmine di un cammino storico compiuto dalla comunità cristiana in quaresima e per tutto l’intero anno liturgico che poi si concluderà nella celebrazione della Pasqua. La celebrazione annuale della Pasqua a livello rituale si articola in due momenti: passione–morte e risurrezione. La sepoltura non risulta specificatamente tra le realtà celebrative, ma tuttavia non ne se può fare a meno dal considerarla. Dentro questa dinamica celebrativa, trova una sua collocazione del tutto originale la celebrazione della sera del giovedì santo. In tale celebrazione la Chiesa fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia e del sacerdozio ministeriale, come pure il comandamento del signore sull’amore fraterno. La celebrazione della Cena del Signore costituisce il momento sacramentale dell’unico mistero pasquale e in questo senso si lega al Triduo, anche se storicamente non ne fa parte, poiché in ogni celebrazione eucaristica si compie l’opera della nostra redenzione.

La messa della sera del giovedì santo è allora la celebrazione anticipativa della Pasqua, così come l’ha celebrata il Signore con i suoi discepoli, convito nuziale del suo amore per noi, testamento spirituale del Signore alla sua Chiesa. La celebrazione della Passione del Signore costituisce l’elemento rituale caratteristico del Venerdì santo, la celebrazione è fondamentalmente una liturgia della Parola che ha al suo centro la proclamazione della Passione del Signore secondo Giovanni.

Questo giorno è chiamato aliturgico, in maniera impropria, infatti la liturgia viene celebrata, non si celebra invece l’Eucaristia perché la Chiesa da sempre in questo giorno si è astenuta dal celebrare la messa, osservando il digiuno, anche quello sacramentale, perché lo sposo è stato tolto. Sarebbe quanto mai significativo ripristinare l’antico uso della Chiesa e in questo giorno non fare la comunione sacramentale. Del resto il sacrificio eucaristico è sostituito dal rito dell’ostensione e adorazione della croce che prende il posto della comunione eucaristica. Il legno della croce è divenuto il segno della salvezza donato dal Crocifisso. Il silenzio del sabato santo accompagna la meditazione della Chiesa sulla discesa agli Inferi del suo Signore e segna l’attesa del tempo della risurrezione. Ecco perché la Veglia Pasquale è la madre di tutte le veglie, come dice S.Agostino.

L’annuncio della risurrezione è già dato nella notte pasquale dal canto del Preconio, che esplicita il senso autentico del memoriale biblico. «Questa notte», l’Hodie di Cristo diventa l’hodie dei cristiani. Se siamo morti con Cristo, con lui risorgeremo, ci ricorda San Paolo.

La liturgia battesimale si inserisce in questo grande momento celebrativo che segue la meditazione sulla Parola di Dio lungo tutta la Storia della Salvezza. La rinnovazione delle promesse battesimali che prelude alla celebrazione del sacramento, ci aiuta a riconoscere nel simbolo dell’acqua con cui si viene aspersi, il compimento della dinamica battesimale. L’Eucarestia che sarà celebrata, costituisce il culmine dell’intera Veglia, collocata in stretto rapporto con l’iniziazione cristiana, di cui costituisce il suo compimento.

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