Avvenire di Calabria

La Chiesa reggina e la catastrofe del 28 dicembre al centro del dibattito col Decano del Capitolo Metropolitano

Terremoto del 1908, conversazione con monsignor Denisi

Redazione Web

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Si terrà giovedì 17 gennaio alle ore 16,45 presso la Villetta De Nava il terzo degli incontri dedicati alla commemorazione del sisma del 28 dicembre promossi dal Comune di Reggio Calabria, dall’Associazione Culturale Anassilaos e dalla Biblioteca De Nava con l’adesione dell’Associazione Amici del Museo e il patrocinio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria. Al centro della conversazione di Mons. Antonino Denisi, Decano del Capitolo Metropolitano, storico e componente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, “La Chiesa reggina e la catastrofe del 28 dicembre”.

Il terremoto del 28 dicembre 1908 trovò, come è noto, la Città priva del suo Pastore, essendo il Cardinale Gennaro Portanova, Arcivescovo di Reggio fin dal 1888, morto pochi mesi prima. All’indomani del sisma dunque venne anche a mancare alla Chiesa reggina una guida spirituale ed, anche, soprattutto, sul piano organizzativo, un centro propulsore quale sarebbe potuto essere l’Arcivescovo. In ogni caso sia il Vicario Capitolare Paolo Dattola che gli altri sacerdoti scampati al terremoto si adoperarono subito a recare aiuto ai sopravvissuti, a salvare coloro che erano rimasti sotto le macerie, a portare ai moribondi il conforto della Comunione e infine, da ultimo, a preservare i tesori artistici nelle antiche e venerande chiese danneggiate o distrutte.
 
In quella tragica circostanza ai sacerdoti reggini e ai vescovi che si precipitarono a Reggio Calabria – tra essi Mons. Morabito – si aggiunsero alcune figure di sacerdoti venuti da fuori come Luigi Orione oppure inviati dalla Santa Sede, come Emilio Cottafavi, venuto a coordinare la ricostruzione in attesa della nomina del nuovo Arcivescovo che avvenne, come è noto, soltanto nel dicembre 1909. Papa Pio X, rimasto immensamente colpito dalla tragedia, si assunse il compito di arrecare innanzi tutto aiuto ai sopravvissuti e poi di coordinare i soccorsi. Al Cardinale Rampulla, amico del Portanova, che gli chiedeva di essere nominato Arcivescovo di Reggio, pare abbia risposto che in quel momento l’Arcivescovo di Reggio non poteva che essere lo stesso Pontefice. Il sisma aveva provocato la morte di prelati – tra essi mons. Cotroneo – di moltissimi sacerdoti e suore e tali perdite avevano, per così dire, disarticolato la diocesi sia dal punto di vista organizzativo che da quello, sicuramente più importante, spirituale e religioso.
 
La nomina, quale delegato papale, di Emilio Cottafavi (1869-1931), che più tardi fu anche Vescovo di Tarquinia e Civitavecchia, servì a rimediare a tali problemi nonché a valutare gli ingenti danni materiali arrecati dal sisma alle chiese e ai luoghi di culto della Diocesi. Egli giunse a Reggio il 10 gennaio del 1909. Visitò in lungo e largo la città e provvide alla distribuzione degli aiuti inviati da Roma. Rimase a Reggio sedici mesi e nell’andare via donò a Don Orione la residenza della Commissione Pontificia con la Chiesa di San Prospero in via Reggio Campi. Spettò poi a Mons. Rinaldo Camillo Rousset, già Superiore Generale dei Carmelitano Scalzi, Arcivescovo dal 1909 al 1926, il compito di provvedere alla ricostruzione delle chiese della Diocesi tra contrasti con le autorità civili e amministrative, lungaggini burocratiche e qualche polemica dovuta alla decisione di edificare di sana pianta il Duomo, che secondo talune relazioni tecniche del tempo poteva essere restaurato, affidandone il lavori all’architetto, suo correligionario, Padre Carmelo Angiolini.

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