Avvenire di Calabria

Pubblichiamo di seguito la testimonianza vocazionale di Matteo De Pietro, ordinato presbitero sabato sera

Don Matteo De Pietro, la bellezza di una vita donata agli ultimi

«Il Signore mi darà la forza per essere le sue mani, i suoi piedi e soprattutto il suo cuore» ha dichiarato

di Matteo De Pietro

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Pubblichiamo di seguito la testimonianza vocazionale di Matteo De Pietro, ordinato presbitero sabato sera nella Cattedrale di Reggio Calabria. «Il Signore mi darà la forza per essere le sue mani, i suoi piedi e soprattutto il suo cuore» ha dichiarato.

La testimonianza di don Matteo De Pietro

Se dovessi dare un titolo a quello che attraversa il mio cuore in questo momento direi “Il sogno di una vita”, ma a pensarci bene diventare sacerdote non è il mio “sogno” ma il sogno che Dio ha pensato per la mia vita, perché nel suo cuore di Padre già sapeva che nel ministero sacerdotale si sarebbe concretizzata la mia libertà.


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Grazie alla bontà e alla misericordia di Dio sono diventato sacerdote ieri sera, alla non più giovane età di 54 anni, eppure la mia chiamata è avvenuta tanti anni prima. Con il tempo ho compreso che nella logica di Dio niente “va perduto”.

Nel tempo trascorso a chiedermi se la mia fosse una chiamata al sacerdozio, il Signore mi ha dato la “grazia” di fare tante belle esperienze e di conoscere tante persone che mi hanno raccontato la bellezza della vita, ed in particolare la bellezza della vita “donata”. In realtà non sono io che ho fatto dono della mia vita ma sono state le persone incontrate che mi hanno donato “tanto” di loro nella semplicità di un gesto, nella fragilità di una vita, nella pienezza di un abbraccio, nell’amore con cui sono stato accolto e accompagnato anche in momenti particolari e delicati della mia vita.

Come non ricordare gli oltre 20 anni trascorsi a casa Don Italo accanto alle persone colpite dall’Aids, una vita di passione, speranza e sofferenza che si intrecciano e danno respiro alla vita. Diceva in un’intervista padre Alex Zanotelli «Io sono le persone che ho incontrato» ed in modo semplice rispettando la dignità e la memoria delle persone incontrate anche io mi sento un po’ Luigi, Alina, Ciccio, ed in questo contesto non dimentico la ricchezza del dono spirituale e di maternità di Suor Tarcisia con cui abbiamo condiviso 10 anni di servizio.

Il sogno di suor Tarcisia era di vedermi sacerdote, a me non lo ha mai detto, ma io l’ho scoperto solo dopo la sua morte quando ho comunicato al presidente della Piccola Opera l’intenzione di entrare in seminario. Suor Tarcisia è diventata l’angelo custode del mio cammino in questi anni di seminario ed oggi gioisce per questo dono di grazia che si è compiuto.

Quando penso al mio sacerdozio la prima cosa che mi viene in mente è il senso di inadeguatezza, poi penso che se Dio ha voluto che accadesse tutto questo e perché Lui mi darà la forza per essere le sue mani, i suoi piedi e soprattutto il suo cuore.


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Anche io nel mio “piccolo” ho un sogno, fare della mia vita una “Vita donata” capace di non fare calcoli nell’amore ma che si spende fino in fondo per l’annuncio di quel Dio che libera l’uomo fino a dare la propria vita. In amore non ci si può risparmiare. Dio che è amore ci fa il dono della vita affinché sia donata e non trattenuta per noi.

Ringrazio di vero cuore quanti con pazienza e amore in questi anni mi hanno accompagnato penso ai Rettori che si sono avvicendati don Sasà Santoro e don Nino Pangallo, i vicerettori don Francesco Marrapodi e don Emanuel Bamba ed il padre spirituale don Angelo Battaglia. A loro va il mio grazie per il servizio bello ma allo stesso tempo delicato e non semplice che in questi anni hanno svolto. Di ognuno di loro mi porto “un pensiero”, “una parola”, “un gesto” che sento mi accompagnerà nel mio ministero futuro.

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