Avvenire di Calabria

Dal Procuratore generale di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, al governatore della Calabria, Roberto Occhiuto: tante le riflessioni

Trentennale Capaci, le istituzioni calabresi ricordano il sacrificio di Giovanni Falcone

Gesto significativo della Questura reggina che ha deciso di piantare un albero in memoria delle vittime dell'attentato a Piazza Castello

di Redazione Web

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Dal Procuratore generale di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, al governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, fino all'iniziativa della Questura reggina che ha deciso di piantare un albero in memoria di Giovanni Falcone a Piazza Castello.

La Calabria ricorda Giovanni Falcone e le vittime della strage di Capaci

«Trent'anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Il ricordo di quella tragedia non si spegne. Sia sempre un monito contro le mafie e per la legalità». Queste le parole del governatore della Calabria, Roberto Occhiuto per ricordare il trentennale dalla strage di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro


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L'iniziativa a Reggio Calabria

Stamattina a Reggio Calabria si è tenuta una commemorazione significativa a Piazza Castello alla presenza delle massimo cariche istituzionali del territorio. Un momento fortemente voluto dal Questore di Reggio Calabria, Bruno Megale - che ha aperto l'evento - in memoria di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e i poliziotti della scorta morti durante la stagione delle stragi.

Oggi è stato piantato un albero in memoria di Giovanni Falcone a Reggio Calabria

Tanti gli interventi registrati, tra cui quelli del Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, il presidente della Corte d'Appello, Luciano Gerardis e il Prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani. Alla fine dell'iniziativa è stata benedetta una pianta di cycas (messa in dimora in Piazza Castello in memoria delle vittime della stagione delle stragi) da don Pasquale Geria, cappellano della Questura di Reggio Calalabria.


PER APPROFONDIRE: Trent’anni fa Capaci, Vallone: «Attenti al tritolo dell’oblio»


L'intervista al Procuratore Dominijanni

Il racconto, ad Avvenire di Calabria, del procuratore generale di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni, rimanda proprio a quel tipo di sensazione vissuta all’epoca da giovane togato, entrato in magistratura appena tre anni prima di quel 1992 segnato dal sangue delle stragi di Capaci e via D’Amelio. «Il sentimento che albergava in me era proprio di sconforto. C’era la sensazione, condivisa con altri, che lo Stato non si sarebbe mai più ridestato dal pesante colpo subito e che saremmo caduti in un baratro senza risalita».

Il procuratore generale di Reggio Calabria, Gerardo Dominijanni

Invece, ancora il suo ricordo, «lo Stato reagì, purtroppo dopo quelle due tragedie. Da allora è cambiato tutto». Gli attentanti di Capaci e via D’Amelio, per il procuratore generale di Reggio Calabria, «hanno contribuito, in effetti, a far comprendere cosa fosse realmente la mafia, ma anche a ridefinire l’attività da porre in essere nei confronti della criminalità organizzata. Fu adottata una sorta di legislazione sull’emergenza e si ebbe un approccio diverso dell’attività inquirente che contribuì a sconfiggere l’ala militare della mafia. Oggi la percezione è completamente diversa. Io sono andato nelle scuole, i ragazzi hanno acquisito contezza rispetto a quella realtà. Anche i social contribuiscono a coltivare la memoria, anche se in alcuni casi andrebbero gestiti in maniera diversa».

«La Chiesa cosa può fare? Ha già fatto tanto, ha contribuito a formare le coscienze e le comunità. Ha dato la possibilità ai ragazzi di comprendere dove sta il bene e dove sta il male. Non posso, da magistrato, ma anche da cittadino, che essere grato a quella Chiesa. Una Chiesa che è nel frattempo cambiata rispetto al passato, dando la possibilità ai giovani di allontanarsi da situazioni di crisi e capire da che parte sta il bene e da che parte sta il male. Ecco perché ha concluso Dominijanni - non posso che esser grato alla Chiesa, così come a tutte le altre comunità che aiutano a formare una coscienza legalitaria».

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