
Autismo e scuola: «Costruire relazioni è il primo passo verso l’inclusione»
La professoressa Annamaria Curatola, docente e formatrice, analizza il significato profondo dell’inclusione scolastica per gli studenti con disturbo dello spettro autistico
Un amore altruista per vocazione. Prosegue il nostro percorso alla riscoperta dell'Amoris Laetitia: questa volta parleremo dalla capacità di perdonarsi a vicenda.
Chi ama non cerca il proprio interesse. La tentazione è quella di dare maggiore importanza all’amore per sé che a quello per gli altri. L’amor proprio è importante, sottolinea il Papa, «in quanto chi è incapace di amare sé stesso incontra difficoltà ad amare gli altri: Chi è cattivo con sé stesso con chi sarà buono? Nessuno è peggiore di chi danneggia sé stesso (Sir 14,5-6)» (101). Tuttavia, chi ama veramente desidera più amare che essere amato, come spiega Tommaso d’Aquino nella Summa Theologiae (II-II, q. 27, a. 1, ad 2): le madri ci offrono testimonianza di questo amore «sono quelle che amano di più, cercano più di amare che di essere amate”. Amare nonostante tutto fino a dare la vita, amare gratuitamente è possibile: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8).
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Chi ama non fa «violenza interiore» (103). La violenza interiore è «una irritazione non manifesta che ci mette sulla difensiva davanti agli altri, come se fossero nemici fastidiosi che occorre evitare. Alimentare tale aggressività intima non serve a nulla. Ci fa solo ammalare e finisce per isolarci». Il Vangelo ci invita a guardare la trave che abbiamo nel nostro occhio, a non lasciarci vincere dal male e a non stancarci di fare il bene. Capita di arrabbiarsi ma «non bisogna mai finire la giornata senza fare pace in famiglia.
Per fare pace non occorre mettersi in ginocchio, basta “un piccolo gesto, una cosina così, e l’armonia familiare torna. Basta una carezza, senza parole. Ma mai finire la giornata in famiglia senza fare la pace! » (104). Desiderare sempre il bene dell’altro anche quando ci sentiamo feriti: chiedere a Dio che benedica persino il nostro nemico. Chi ama sa perdonare, non «tiene conto del male», non «se lo porta annotato », cioè non è rancoroso. Chi ama cerca di comprendere l’errore altrui e anche di giustificarlo, “prova a cercare delle scuse per l’altra persona, come Gesù che disse: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (105).
Noi, al contrario, spesso aggiungiamo colpe a colpe e il rancore così «va crescendo e si radica». Il perdono non è facile, ma non esiste altro modo per conservare l’armonia in famiglia: «La comunione familiare può essere conservata e perfezionata solo con un grande spirito di sacrificio. Esige, infatti, una pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla tolleranza, al perdono, alla riconciliazione. Nessuna famiglia ignora come l’egoismo, il disaccordo, le tensioni, i conflitti aggrediscano violentemente e a volte colpiscano mortalmente la propria comunione: di qui le molteplici e varie forme di divisione nella vita familiare» (106).
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Per perdonare l’altro occorre prima perdonare se stessi: «C’è bisogno di pregare con la propria storia, di accettare sé stessi, di saper convivere con i propri limiti, e anche di perdonarsi, per poter avere questo medesimo atteggiamento verso gli altri» (107). E ancor prima occorre fare l’esperienza del perdono di Dio: «Siamo stati raggiunti da un amore previo ad ogni nostra opera, che offre sempre una nuova opportunità, promuove e stimola. Se accettiamo che l’amore di Dio è senza condizioni, che l’affetto del Padre non si deve comprare né pagare, allora potremo amare al di là di tutto, perdonare gli altri anche quando sono stati ingiusti con noi» (108).
Chi ama sa «rallegrarsi con gli altri», riconosce la dignità altrui e ne apprezza le capacità. Ciò diventa impossibile «per chi deve sempre paragonarsi e competere, anche con il proprio coniuge, fino al punto di rallegrarsi segretamente per i suoi fallimenti» (109). Gesù ci ha detto che per vivere nella gioia è necessario dare con gioia senza aspettare di essere contraccambiati: «Se non alimentiamo la nostra capacità di godere del bene dell’altro e ci concentriamo soprattutto sulle nostre necessità, ci condanniamo a vivere con poca gioia, dal momento che, come ha detto Gesù, “ si è più beati nel dare che nel ricevere!” ( At 20,35). La famiglia dev’essere sempre il luogo in cui chiunque faccia qualcosa di buono nella vita, sa che lì lo festeggeranno insieme a lui » ( 110).
La professoressa Annamaria Curatola, docente e formatrice, analizza il significato profondo dell’inclusione scolastica per gli studenti con disturbo dello spettro autistico
Un evento di riflessione e confronto guidato dallo psicologo Gianni Trudu, promosso dalla Parrocchia Abbaziale S. Maria e i XII Apostoli.
La testimonianza: quando il cammino verso l’adozione diventa un’esperienza di fede e speranza condivisa.
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