Il Garante per l'Infanzia della Regione Calabria sul caso di stupro di gruppo a Melito Porto Salvo
"Un crimine intollerabile", il commento di Antonio Marziale
Redazione Web
2 Settembre 2016
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“Il quadro descritto dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni della Città, è a dir poco agghiacciante. La violenza di gruppo su una minorenne è da considerarsi a tutti gli effetti un crimine intollerabile nei confronti dell'umanità debole e indifesa, pertanto, accertate le responsabilità, la Magistratura giudicante non può e non deve concedere alcuna attenuante”. E’ quanto afferma in una nota il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Antonio Marziale. “Adesso la misura è colma, complice purtroppo anche uno stato di omertà che circonda sempre storie così turpi, una omertà che non ha più confini geografici e che tocca il nostro Paese in tutte le sue latitudini e longitudini. Gli inquirenti parlano di più reati, sempre a sfondo pedo-sessuale, e le indagini delle Forze dell'ordine hanno portato alla luce anche una pressione psicologica sulla ragazzina che ha dell'incredibile. La società, in ogni sua espressione, non può più far finta di niente, associazioni, scuole, e tutte le altre aggregazioni possibili e immaginabili hanno il dovere di contribuire alla diffusione di una cultura avversa a quella violenta e sensibilizzare chiunque a sentirsi parte attiva di questo processo, ricordando che chi sa e tace è complice degli aguzzini. Il mio plauso e il mio ringraziamento alla Magistratura e alle Forze dell'ordine che hanno portato alla luce un “calvario” sul quale tutti siamo chiamati a riflettere perché i diritti dei minori non siano sofismi di sorta e non rimangano come mero inchiostro su carta straccia".
Un cinquantenne di Melito Porto Salvo era in servizio presso la casa circondariale di Reggio Calabria. Il suo, secondo gli inquirenti, non solo un ruolo di talpa, ma anche di sodale del boss Remingo Iamonte operando anche azione delittuose.
Parla il procuratore aggiunto (nella foto) che spiega come l’accusa abbia retto rispetto ai sette giovani indagati per abuso e violenza di gruppo. «Senza quell’insegnante, probabilmente, la storia non l’avremmo conosciuta», spiega.
L’appello dell’associazione di don Ciotti rispetto al caso della minore violentata da un gruppo di ventenni di Melito Porto Salvo, tra cui Giovanni Iamonte, figlio del boss del paese del basso jonio di Reggio Calabria.
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