Avvenire di Calabria

Il racconto dell'ordinazione episcopale del neo arcivescovo di Camerino-San Severino

Vescovo Massara: «Chiedo al Signore di essere uomo di preghiera»

Raffaele Iaria

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Il neo arcivescovo di Camerino-San Severino, il calabrese mons. Francesco Massara, ha voluto con se, in alcuni momenti della celebrazione della sua ordinazione episcopale di ieri sera nella Basilica Cattedrale di Mileto i sui “angeli custodi”. Sono i chierichetti della parrocchia di Limbadi dove è stato parroco, per un anno, prima di essere chiamato, lo scorso 27 luglio, da Papa Francesco a guidare la diocesi marchigiana.
E’ stata una celebrazione intensa ma ricca. Un momento di gioa per la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Un momento che ha visto la presenza di circa trenta vescovi provenienti dalla Calabria, dalla Marche ma anche da altre diocesi italiane, insieme ad due cardinali: il Prefetto del Supremo tribunale della Segnatura apostolica Dominique Mamberti e l’arcivescovo emerito di Ancona-Osimo Eduardo Menichelli. “Oggi la nostra Chiesa di Mileto-Nicotera-Tropea trabocca di gioia e di gratitudine al Signore ed al S. Padre Papa Francesco per aver prescelto Mons. Francesco Massara a pastore della Chiesa sorella di Camerino - S. Severino Marche, prestigiose ed antichissime sedi unificate, come le nostre, il 30 settembre 1986, e pregnanti di storia e di santità”,ha detto nella sua omelia il vescovo mons. Luigi renzo che ha presieduto il rito di consacrazione. Con lui i co-consacranti mons. Giovanni Brugnaro suo predecessore sulla Cattedra di Camerino - San Severino Marche, mons. Rocco Pennacchio, arcivescovo di Fermo, mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo di Catanzaro-Squillace e Presidente della Conferenza Episcopale Calabra e mons. Giovanni Tani, arcivescovo di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado. Una celebrazione che non si ripeteva dal 36 anni nella diocesi militesi. Risale, infatti, al 1982, l'ultima elezione a vescovo di un membro del presbiterio  nella persona di Mons. Vincenzo Rimedio presente ieri sera alla celebrazione. “Il dono di un Vescovo per una Chiesa locale è di tale rilevanza ecclesiale, che difficilmente riusciamo a coglierne la sublimità, come difficilmente riusciamo a percepire il mistero che il prescelto dal Signore si porta dentro. Nell'ordinazione episcopale il Vescovo riceve una speciale effusione dello Spirito Santo che lo cambia radicalmente dentro configurandolo in misura tutta speciale a Cristo pastore”, ha sottolineato mons. Renzo evidenziando che “il ruolo e la missione del Vescovo, in un mondo come il nostro caratterizzato da una cultura indifferente e per certi versi allergica ed incapace di accogliere e trasmettere il Vangelo, risultano essere quanto meno complicati e per nulla facili. Il rischio di sentirsi quasi perduto e scoraggiato, pertanto, è dietro la porta, alla stessa maniera come succede al profeta Geremia (1,4-9), nella prima lettura: ‘Io non so parlare perchè sono giovane e inesperto’. E' umano sentirsi smarriti davanti a problemi che sembrano più grandi di noi”.  “Caro Don Franco, a parte ogni altra cosa, la difficoltà per te potrà provenire anche dalla particolare situazione che sarai chiamato ad affrontare con tanti fratelli in grave sofferenza per il terremoto distruttivo recentemente subito e di cui sono ancora vittime. Non ti mancherà – ha detto rivolgendosi direttamente al neo arcivescovo -  per questo la vicinanza di una terra laboriosa, paziente e creativa come quella Marchigiana, come non ti mancherà il sostegno dei confratelli Vescovi e soprattutto la forza del Signore che ripete anche a te come a Geremia: ‘Andrai da coloro a cui ti manderò senza paura’ perchè ‘io ti ho costituito messaggero, apostolo e maestro’. Messaggero di pace, apostolo di bene, maestro per annunciare e portare ‘la gioia del Vangelo’ sulle orme e con la protezione dei santi martiri Venanzio e Severino, patroni di quella Chiesa, a cui il Signore ed il S. Padre ti hanno destinato”. Mons. Renzo ha quindi sottolineato tre dimensioni. La prima chiede al Vescovo di essere “un uomo di preghiera: egli trova consolazione e forza nella consapevolezza che anche Gesù ha pregato e prega per lui. Da qui viene naturale ripetere lo stesso gesto e pregare per il popolo. E' uno scambio di amore importante”. La seconda dimensione è “sentirsi scelto da Gesù indipendentemente dai meriti e dalle debolezze umane che possiamo riscontrare in ognuno di noi. Da questo sentirci scelti, avvertiamo anche di essere amati da Gesù e questo non può che darci forza e coraggio, come agli Apostoli”, ha detto il presule militese. E poi la terza dimensione: il vescovo è “un uomo che non ha paura di scendere in mezzo al popolo e farsi prossimo, sposando la vita e le sofferenze di tutti. Nel suo popolo, di cui è pastore, trova la ragione ed il senso del suo ‘essere apostolo di Gesù’. Senza il suo popolo non riesce a stare, come lo sposo non riesce a stare senza la sua sposa”.
Al termine, con i suoi “angeli” il neo arcivescovo ha salutato i presenti ricordando alcune parole sul ruolo del vescovo pronunciate recentemente da Papa Francesco: “il Vescovo è l’uomo della Preghiera, dell’Annuncio e della Comunione”. Questo – ha detto – “ chiedo al Signore, di essere uomo di preghiera per voi e con voi perché io possa perfezionarmi nella fede e nella grazia. Essere uomo dell’annuncio, perché il Vangelo possa incarnarsi nella mia vita attraverso il servizio ai poveri,ai sofferenti e agli ultimi. Essere uomo della comunione, con voi confratelli nell’episcopato, con voi sacerdoti e religiosi, con voi popolo di Dio a me affidato, per crescere insieme nella carità fraterna”.  Tanti i ringraziamenti: da mons. Renzo, ai cardinali e vescovi presenti, alla sua famiglia, ai fedeli delle parrocchie di Vezzano e Limbadi, a quelli di Drapia – dove ha vissuto da piccolo. 
E rivolgendosi alla suo nuova diocesi, ha ringraziato mons.  Brugnaro, suo predecessore, “ per avermi accolto e consegnato, la mia nuova sposa la Chiesa che è in Camerino – San Severino Marche. Una chiesa – sposa, che ha sofferto per la piaga del terremoto, ma che si è aggrappata alla fede e alla Speranza che nasce del Vangelo. Voi – ha detto - sarete, da oggi, la mia nuova famiglia. Mi state accogliendo come vostro figlio, fratello e padre dimostrando di essere gente forte, di grande coraggio e di grande fede. Vengo a voi per condividere la vostra fede, le vostre sofferenze, le vostre gioie, le vostre speranze”.
Non è mancato l’abbraccio fraterno con i vescovi presenti.

Articoli Correlati