Avvenire di Calabria

Già da mesi la Regione lavora alla definizione dell'iter per l'istituzione dell'importante figura presso le istituzioni scolastiche

Femminicidio e violenza di genere, in Calabria arriva lo psicologo scolastico

La proposta della vice presidente con delega all'Istruzione Princi: «Non servono nuove leggi, il tema dell'affettività sia previsto in educazione civica»

di Redazione Web

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In Calabria, la Regione sta lavorando da mesi un progetto sperimentale che prevede l'inserimento a scuola della figura dello psicologo scolastico che possa affiancare il personale docente e le famiglie nell'affrontare questioni complesse legate all'educazione, all'affettività dei ragazzi, supportando l'istituzione nella creazione di un ambiente in cui il rispetto reciproco sia un principio fondante nella promozione dello sviluppo della personalità dei ragazzi per prevenire e contrastare della violenza di genere e del femminicidio.

Femminicidio e violenza di genere, il progetto della Calabria

Alla Cittadella sono convinti, anche alla luce degli ultimi episodi di violenza, purtroppo, consumati ai danni di donne, alcune giovanissime: «La presenza costante in tutte le scuole di figure professionali potrebbe aiutare a prevenire anche quelle forme di disagio che sfuggono ai genitori e ai docenti ma che poi si manifestano, per esempio, con comportamenti violenti che possono arrivare, nelle modalità estreme, al bullismo, al cyber-bullismo e al femminicidio», sottolinea la vicepresidente della Giunta regionale, con delega all'Istruzione, Giusi Princi.


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C'è tuttavia la consapevolezza che il dibattito in corso, anche rispetto ai recenti episodi di femminicidio, richieda una riflessione più completa. «In queste ore viene acclamata dalla politica bipartisan la proposta di legge relativa all'introduzione dell'ora di affettività, come se questa soluzione rappresentasse davvero la panacea del grave problema della violenza di genere che affligge la nostra società».

«I nostri studenti, specie quelli delle scuole superiori, sono però già oberati da un orario curriculare fitto di incombenze, tra cui educazione civica, orientamento, Pcto (Percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento), per cui ulteriori disegni di legge con carichi di lavoro aggiuntivi, potrebbero compromettere la totale efficacia dell'insegnamento che è il presupposto della formazione valoriale dei ragazzi», ha motivo di ritenere ancora Princi.

Dalla Calabria la proposta: «L'educazione all'affettività sia prevista nell'educazione civica»

Per la vicepresidente con delega all'Istruzione, infatti, «non sono necessarie nuove leggi, non è necessario sovraccaricare ulteriormente l'orario curriculare. Le soluzioni dirette e immediate ci sarebbero: è stato già da qualche anno istituito l'insegnamento di educazione civica all'interno del quale potrebbero integrarsi moduli specifici che interessano l'affettività, la violenza di genere, il potenziamento dell'autostima, sia dei ragazzi che delle ragazze, la promozione dell'uguaglianza di genere, il coinvolgimento degli studenti in attività di comunità e la consapevolezza valoriale».

«Provengo dal mondo della scuola, l'ho vissuto pienamente e oggi, in qualità di delegata all'istruzione, continuo ad indirizzare la mia attività sulla centralità ed il benessere degli studenti, per cui mi sento particolarmente colpita e coinvolta dal recente fatto di cronaca legato al femminicidio della giovane studentessa veneta. È innegabile che la scuola rivesta un ruolo cruciale nella formazione non solo intellettuale, ma anche umana degli studenti. In tal senso, però, la questione dell'educazione all'affettività - continua Princi - non può prescindere dalla necessità di mettere al centro lo studente come persona a tutto tondo».

Il "fallimento" occasione per rivalutarsi come persona

Cosa occorre, dunque? Innanzitutto, continua l'esponente della giunta Occhiuto, «puntare su approcci didattici e metodologici che mirino al potenziamento dell'autostima degli studenti, che promuovano il rispetto reciproco all'interno dell'ambiente scolastico. Sarebbe opportuno, ad esempio, non concentrarsi esclusivamente su un'idea di valore espressa da un voto, ma incoraggiare un approccio più costruttivo della valutazione, tale da evidenziare le potenzialità degli studenti in un processo che li aiuti a comprendere che il fallimento in un compito non implica una svalutazione della loro persona».


PER APPROFONDIRE: Scuola, parla la dirigente: «Non diamo solo voti»


«Oggi viviamo un'alienazione sociale e una disperazione individuale che, se non controllati, potrebbero portare a lacerazioni più profonde del tessuto sociale. Una società che è sempre più individualista e che porta a una sempre minore disponibilità alla solidarietà e ad una maggiore competitività. Ben venga - ancora Princi - che la scuola si attivi, apra varchi di riflessioni, intercetti situazioni di disagio, ma non si può pensare che ad essa spetti tutta la responsabilità della formazione e della ‘cura' delle fragilità dei nostri ragazzi, è necessaria una soluzione integrata, in cui convergano l'educazione familiare e la sensibilizzazione fin dalla prima infanzia».

L'educazione all'affettività. Si inizia dalla famiglia, indispensabile fin dalla prima infanzia

«È la famiglia il primo posto in cui si impara a conoscere e riconoscere nell'altro, a negoziare i punti di vista, a differire la gratificazione dei bisogni, a porgere la mano a chi è in difficoltà, a condividere, a collaborare, a rispettare, a sentirsi accolti in bisogni vedendoli soddisfatti e a sentirsi contenuti di fronte all'insoddisfazione degli stessi per imparare a tollerare il vuoto e la frustrazione. Emozioni e sentimenti si esperiscono, principalmente, nelle relazioni primarie e con gli adulti più significativi, per poi essere generalizzate in tutte le altre situazioni sociali».

«Distratti come siamo oggi da bisogni secondari, non essenziali, siamo portati ad assecondare, essere troppo permissivi verso i nostri figli e non prestare la giusta attenzione e, quindi, non favorire lo sviluppo dell'empatia che, soprattutto nei figli maschi, bloccherebbe sul nascere la violenza. È fondamentale il ruolo dell'educazione all'affettività fin dalla prima infanzia, poiché queste prime fasi della vita costituiscono la base su cui si sviluppa la comprensione delle emozioni, delle relazioni e dei valori fondamentali dell'umanità», rimarca infine la vicepresidente Princi.

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