Avvenire di Calabria

Fine anno scolastico, tempo di bilanci. Ne parliamo con la dirigente scolastica dell'Istituto comprensivo Galilei - Pascoli di Reggio Calabria

Scuola, parla la dirigente: «Non diamo solo voti»

Lucia Zavettieri e il suo messaggio ad alunni e genitori: «ai ragazzi dico di credere maggiormente in sé stessi, la crescita personale non si può misurare con un numero»

di Francesco Chindemi

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Quasi tutti gli studenti calabresi hanno concluso l’anno scolastico. Altri, già in questi giorni come nel caso degli alluni dell'ultimo anno della secondaria di primo grado (Terza media), si stanno cimentando con gli esami di fine ciclo. Che anno scolastico è stato? Lo abbiamo chiesto a chi ogni giorno opera sul campo per fare in modo che le cose funzionino.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Per molti studenti delle scuole calabresi è già suonata l'ultima campanella, per altri è già tempo di esami. Sulle principali tematiche affrontate dal mondo della scuola nell’ultimo anno, abbiamo fatto il punto con Lucia Zavettieri, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Galilei - Pascoli di Reggio Calabria.

Fine anno tempo di bilanci. Dirigente come è cambiato negli ultimi anni il mondo della scuola?

La fase pandemica ha contribuito ad accelerare i cambiamenti. Ma ha generato anche molte ansie all’interno delle famiglie, con la conseguente chiusura in sé stessi dei ragazzi. La scuola ha dovuto farsi carico di queste “nuove” criticità non senza difficoltà.

In che modo?

Tra gli strumenti di cui si sono dotati gli istituti c’è ad esempio lo sportello psicologico. Un supporto impensabile fino ad alcuni anni fa, oggi fondamentale per fare capire, dopo l’isolamento provocato dal Covid, che è ritornato il tempo per stare insieme e insieme confrontarsi. Nella nostra scuola oltra al supporto psicologico abbiamo stipulato un protocollo d’intesa con l’Associazione nazionale pedagogisti.

La didattica è cambiata?

È stato necessario renderla funzionale alle nuove esigenze dei ragazzi non solo in relazione al periodo pandemico. Oggi gli alunni hanno tempi d’attenzione molto più brevi e hanno bisogno di un feedback continuo.

La pandemia ha contribuito ad accelerare alcuni processi, mi viene da pensare all’uso delle tecnologie.

I ragazzi di oggi utilizzano molto i dispositivi tecnologici. Sono strumenti però che non vanno demonizzati. Noi stiamo cercando di promuovere l’uso consapevole delle tecnologie con diverse attività laboratoriali. Quest’anno, ci siamo dotati anche di un laboratorio Edugreen, un progetto che sposa la transizione ecologica e digitale in cui gli alunni sono protagonisti.

Desertificazione scolastica e povertà educativa inducono a nuove sfide, in particolare in contesti territoriali come quello calabrese. Come affrontarle?

Il dialogo con il settore welfare e i servizi sociali è fondamentale, così come con il Tribunale ordinario e dei minori per quanto riguarda l’abbandono scolastico. Enti e istituzioni con cui abbiamo sottoscritto protocolli d’intesa con il fine di individuare i casi di dispersione e avviare percorsi individualizzati di inserimento scolastico. Penso ad esempio a progetti di potenziamento dell’italiano per studenti stranieri o volti a sviluppare creatività e competenze nello sport, così come nell’arte. Purtroppo, non solo nel nostro istituto, ma anche in altre scuole del territorio si è avuto un incremento dei casi di dispersione tra alunni di altra nazionalità, come nel caso dei bambini ucraini, tornati presumibilmente nei loro paesi d’origine.

A proposito di rapporti con le realtà del territorio, quanto sono importanti?

Grazie a preziose sinergie avviate con diverse realtà associative del territorio, ad esempio, il nostro Istituto ha garantito la frequenza di alcuni laboratori e anche il doposcuola gratuito agli alunni più svantaggiati.

E il confronto con il mondo della Chiesa?

È stato altrettanto prezioso. Ben due sono state le occasioni di confronto tra noi dirigenti reggini e l’arcivescovo Morrone. Abbiamo dialogato su temi che accomunano l’azione della Scuola e della Chiesa, sia in tema di dispersione, ma anche di recupero dei valori tradizionali, con al centro i giovani, la loro autostima e il bisogno di sentirsi accolti e non respinti a questo mondo. Si è deciso, insieme, di creare nuove alleanze educative che tengano conto di tutto ciò.

A conclusione dell’anno scolastico quale messaggio vuole condividere con alunni e famiglie non solo del suo istituto?

Innanzitutto, anche se molto complicato, voglio dire loro di prescindere dalla logica del giudizio. Certo, concluso l’anno scolastico c’è sempre un voto. Ma i ragazzi non sono il voto che prendono. Il miglioramento di un individuo non può essere valutato con un numero e indipendentemente dal fatto che lo dica la normativa. Se l’alunno che era sempre chiuso diventa autonomo e socializza, per noi è come se fosse un dieci. Quindi ciò che dico ai ragazzi è di credere in sé stessi e nelle loro capacità, ma anche nei loro insegnanti con i quali non devono aver paura di confrontarsi. Noi siamo qui per dare loro una mano e per aiutarci reciprocamente.


PER APPROFONDIRE: Scuola, esami al via: si inizia con la Terza media


Articoli Correlati