Avvenire di Calabria

Dal ricordo dei testimoni emerge il racconto dell'esperienza proposta dai gruppi scout di quel tempo

1966. Operazione «Caldo Natale»

Renato Laganà

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Nella seconda metà degli anni sessanta del secolo XX, le associazioni dello scautismo cattolico, AGI (Associazione Guide Italiane) ed ASCI (Associazione Scouts Cattolici d’Italia) promuovevano una serie di iniziative “atte a creare anche nella nostra Città l’atmosfera tipica del Natale, che ci è apparsa finora in tono modesto e dimesso”.

L’operazione “Caldo Natale” era partita ai primi di dicembre con un invito aperto a tutti i cittadini da parte dei capi gruppo, signora Teresa Briatico e dott. Pietro Simonetta, e degli assistenti ecclesiastici, mons. Vincenzo Lembo e mons. Giuseppe Caruso, “per suscitare in tutti un senso di concreta solidarietà nei confronti di coloro per i quali Natale è, purtroppo, un giorno come un altro”. L’invito era esteso a tutti per sentirsi “più felici dispensando un po’ di felicità a tanti fratelli, i quali, specie nella periferia e nelle frazioni più isolate e lontane del Comune, vivono nello squallore e nella miseria”. Una serie di stand, allestite dagli scout, avrebbero consentito la raccolta di offerte, indumenti, viveri e dolci da destinare a quelli che versavano in condizioni di estrema indigenza.

L’Amministrazione Comunale, l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, l’Ente Provinciale per il Turismo e l’Associazione dei Commercianti aderirono all’iniziativa contribuendo alla realizzazione del programma che prevedeva: la costruzione nella Villa Comunale di un grande artistico presepe; l’addobbo e l’illuminazione di alberi nelle piazze e nei punti più frequentati della Città; l’intervento di un gruppo di zampognari (di Cardeto e di Fossato) per far rivivere la suggestione dell’atmosfera natalizia; l’abbellimento delle vetrine; l’arrivo di Babbo Natale ed uno spettacolo pubblico per i bambini. La notte di Natale, alla fine della celebrazione in Cattedrale, con una grande fiaccolata, la statua di Gesù Bambino sarebbe stata portata al presepe accompagnata da canti e dal suono delle zampogne.

Mons. Giovanni Ferro, allora arcivescovo di Reggio e vescovo di Oppido Mamertina, fu accanto ai “suoi scouts” citando l’iniziativa del Caldo Natale nella prima parte del suo messaggio natalizio e ricordando che essa era “il degno coronamento di un nobilissimo gesto”, che alcuni di essi avevano compiuto “portando agli alluvionati di Firenze e del Veneto i soccorsi delle nostre diocesi”. Quel gruppo che frequentemente incontrava nel cortile dell’arcivescovado, sede dei reparti Aspromonte e Sagittario, del Clan Montalto, del Branco, del Cerchio e del reparto femminile, esprimeva “il valore e la freschezza di una gioventù sana, generosa e forte, capace di testimoniare in letizia e semplicità la propria fede e l’amore per i fratelli”.

L’arcivescovo vedeva in questo fermento, che rompeva la staticità delle consuetudini del passato, il segno che i documenti del Concilio e il magistero del papa Paolo VI stavano tracciando generando una “più cosciente partecipazione alla vita liturgica della Chiesa” e un “senso comunitario più vivo”. Rifletteva anche sulle difficoltà di un ambiente che vedeva il persistere di “vieti pregiudizi, di tristi abitudini e di oscure associazioni da noi tante volte condannate” individuando il “rimedio a mali così funesti e mortificanti” nell’appello ad una “gioventù nuova fermamente decisa a stigmatizzare il male proprio ed altrui ovunque si annidi e a far risplendere in tutto il suo fulgore il volto di una popolazione ricca di grandi tradizioni di fede e di civiltà”.

Demetrio Scordino sulle pagine dell’Avvenire della Calabria del 25 dicembre ricordando che veniva a ripetersi una tradizione che c’era stata a Reggio prima del terremoto del 1908, partendo dalla chiesa di S. Gaetano, ricordava che i giovani esploratori cattolici, che “sempre si distinguono per atti di solidarietà e bontà”, “hanno voluto svegliare la città da un diffuso torpore, dal tono modesto e dimesso con cui si svolgevano le feste”. La gelida notte di Natale del 1966, mons. Zoccali portava processionalmente la statua del Bambinello nell’artistico presepe alla Villa Comunale con una inaspettata partecipazione dei cittadini. L’iniziativa ebbe il suo momento finale la notte dell’Epifania nell’auditorium S. Paolo con uno spettacolo animato magistralmente da Vittorio Carbone, Nino Praticò, dalla giovanissima Fiorella Megali, dalle guide Antonella Procopio e Rita Panetta, allietato dal complesso dei Giovani del S. Cuore.

Sulle pagine dell’Avvenire di Calabria dell’otto gennaio 1967, Antonio Capogreco, così commentava: “Ripensando a quanto gli scout dell’ASCI hanno fatto, vien voglia di non credervi, ma è piacevole arrendersi a questa nuova realtà da loro costituita riprendendo una antica tradizione cittadina ed inserendola nella cornice delle innovazioni curate per suscitare un maggiore e più sincero afflato di cristiana solidarietà, di rinnovamento spirituale e di sincera adesione ecclesiale”. Sul finale, dopo l’intervento del sindaco Piero Battaglia, Mons. Ferro tirava le conclusioni riaffermando ed esaltando il valore umano dell’iniziativa. Le sue conclusioni poi si calavano nelle tradizioni degli scout affermando: “è bene chiudere come se si chiudesse il fuoco degli scouts, Chiudiamo quindi con una parola che esce dal cuore: è il Padre che si gloria dei figli, della famiglia scouts poiché essa dice la sua parola alla vita con opere di freschezza e di verità….Essi ci portano una nota di grande speranza. Affidiamo a voi la continuità di questa iniziativa. Reggio sarà fiera di voi”. Cinquanta anni or sono commentavo così l’avvenimento: ”La fiamma del Caldo Natale, dopo l’ultimo luminoso guizzo, si è spenta, ma presto si riaccenderà”. Il messaggio di mons. Ferro dettato in quell’anno restava impresso nei cuori; “Alla fiamma della carità che Cristo ha portato in terra, si disgelino i cuori: l’egoismo, la discordia e l’odio cedano alla forza dell’amore, che tutti ci unisce in Cristo”.

La fiamma restava a covare per poi riaccendersi nel dicembre del 1967 e nella processione della notte di Natale fu lo stesso arcivescovo a portare il Bambinello nel presepe artistico nella Villa Comunale.

La foto appartiene all'archivio privato di Renato Laganà - Tutti i diritti riservati.

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