Avvenire di Calabria

Non hanno una casa, quando il mondo invoca di «restare chiusi dentro»: allora i senza fissa dimora si sono rifugiati all'interno del Girasole

Reggio, senzatetto multati per occupazione del suolo pubblico

Federico Minniti

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Senzatetto, fioccano le multe della Polizia Municipale anche a Reggio Calabria. La Città dei Bronzi non è immune a un virus che si sta diffondendo lungo lo Stivale proprio in concomitanza con il più temuto (e dibattuto) Covid-19: è ormai moda, in Italia, contestare il reato di occupazione abusiva del suolo pubblico a chi vive per strada. Se non fosse un fatto gravissimo sarebbe un paradosso con cui si scatenerebbero i "meme" sui Social Network. Ma loro, gli invisibili per antonomasia, non trovano spazio neanche nella satira da quattro soldi.

Dai documenti a nostra disposizione, lo scorso 13 maggio alcuni soggetti senza fissa dimora sono stati sanzionati con un verbale redatto dai Vigili urbani di Reggio Calabria. Premettendo che gli uomini e le donne della Polizia Municipale assolvono al loro dovere, il fatto non può passare inosservato. I multati, pure dichiarando di essere senza fissa dimora, sono stati sanzionati (applicando la legge e ci mancherebbe altro da parte di pubblici ufficiali), ma - anche nei giorni a seguire - nessuno ha pensato di applicare l'articolo 25 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che parla esplicitamente di «diritto alla casa».

Poche settimane fa, però, un clochard è morto tra gli stracci accumulati nel suo rifugio di fortuna. In quel caso nessuno si è accorto di lui. Così come di quanti chiedono da mangiare quotidianamente e sono serviti soltanto dalla strutture caritative della diocesi e delle parrocchie. Per non parlare della vicenda delle docce: allestite al Palloncino fuori tempo massimo (e pure senza acqua calda). Insomma, i senza fissa dimora interessano al Comune soltanto quando c'è da multarli? È questa la legge del contrappasso per il loro essere del tutto ininfluenti agli occhi della politica?

Una provocazione, probabilmente, la nostra. Che speriamo colga nel segno. Un auspicio condiviso anche da don Nino Pangallo, direttore della Caritas diocesana di Reggio Calabria-Bova: «Al peggio non c'è mai fine» commenta don Pangallo confermando la notizia dei Vigili urbani che hanno multato per occupazione abusiva alcuni senza fissa dimora al Girasole, la struttura abbandonata nel quartiere Gebbione e mai utilizzata dal Comune nonostante sia pronta già dai tempi della Primavera reggina, quando a condurre la Città c'era Italo Falcomatà, padre dell'attuale primo cittadino. «È facile in tempi difficili sparare sui feriti. La delusione dei volontari è grande. Non è certo responsabilità del corpo dei Vigili urbani che devono fare il loro lavoro, - prosegue il direttore della Caritas diocesana - ma di una città che non sa e non vuole affrontare il tema dei senza fissa dimora se non con proclami e promesse. La gente vive per strada e non ci sono posti per accoglierli questa è la realtà».

Don Nino conclude: «La Chiesa reggina sta facendo il massimo, ma non può accogliere tutti in questo tempo di pandemia, ancora più delicato nella Fase Due. Ogni giorno alti funzionari telefonano per chiedere accoglienza per persone vulnerabili che vengono trattati come pacchi. Al danno si aggiunge la beffa: senza una casa ed ora multati, quando - chiosa il direttore Caritas dioceano - questo nostro territorio sarà capace di pensare seriamente a chi vive per strada?». Una domanda che condividiamo e che giriamo a chi di competenza.

 
Noi, i senzatetto multati li abbiamo incontrati, ma questo ve lo racconteremo domani: https://bit.ly/2Z69DU0

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