Avvenire di Calabria

L'ex compagnia di bandiera sembra intenzionata ad abbandonare lo scalo

Aeroporto dello Stretto, Alitalia «chiude» fino a ottobre

Federico Minniti

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Se non è un «indietro tutta» poco ci manca. Il destino dell'Aeroporto dello Stretto sembra segnato, almeno nel breve periodo. Seppure gli appelli negli ultimi giorni si siano rincorsi, le buone intenzioni rischiano di cadere nel vuoto; lo stesso vuoto che potrebbe lasciare Alitalia che ha deciso di cancellare l'offerta commerciale sull'aeroporto di Reggio Calabria almeno fino al prossimo ottobre. Sembrano vani, anche, i tentativi in extremis del sindaco Falcomatà, da tempo, in rotta di collisione con Sacal.

La prima conseguenza è la cassa integrazione per i dipendenti, circa 40, dell'ex compagnia di bandiera che in riva allo Stretto autogestiscono i servizi di handling per i veivoli col tricolore. Un duro colpo che si unisce a quello inferto ai dipendenti di Sacal, la società che gestisce i cieli di Calabria, che ha dichiarato di non avere liquidità per pagare la cassa integrazione all'altra grossa fetta occupazionale dell'attività volativa locale, ossia i suoi dipendenti.

Ma oltre a un crisi lavorativa (non nuova nel settore del trasporto aereo specie in queste latitudini) quello che preoccupa è la prospettiva che il "Tito Minniti" tenga chiusi i battenti per un periodo così prolungato. Al momento l’unica compagnia aerea rimasta sull’Aeroporto di Reggio Calabria è Blue Air che collegherà Torino due volte la settimana dal 18 Giugno al 27 Settembre 2020.

Ipotesi che, però, non preoccupano il management della società di gestione. «In questi ultimi giorni - ha affermato Arturo De Felice, presidente della Sacal - ho inoltrato report dettagliati alla Presidente Santelli rappresentando alcune proposte di intervento sui tre scali regionali. Proprio questa mattina, tra l’altro, ho chiesto anche di voler valutare l’attivazione delle procedure necessarie per ottenere la continuità territoriale per l’Aeroporto dello Stretto, assicurando la completa disponibilità di Sacal a fornire il proprio supporto per l’iter procedurale, così come già fatto per l’aeroporto di Crotone. Nel passato anche l’aeroporto reggino è stato, infatti, destinatario delle misure previste dagli oneri si servizio pubblico e si potrebbe così ricorrere a risorse ancora giacenti, stanziate per i precedenti bandi andati deserti, tra i quali il bando europeo per l’attivazione di nuove rotte. Ciò consentirebbe, di potenziare gli attuali collegamenti ed individuarne di nuovi che possano ritenersi necessari per assicurare la mobilità dei cittadini della Città Metropolitana di Reggio Calabria e, in quota parte, anche della Città Metropolitana di Messina».

Peccato, però, che di continuità territoriale se ne parla da un pezzo con un'apertura significativa da parte della Regione nel recente passato (leggi quì il nostro dossier). Inoltre, un altro dubbio ci sovviene: se una rotta è operata in libero mercato, questo non rappresenta un discrimine per l'attivazione degli oneri pubblici (come descrive abilmente l'art.16 del regolamento europeo in materia). E allora, perché non averli proposti precedentemente alle compagnie aeree? De Felice, infatti, omette di dire che tale procedura, facendola ex novo adesso, impiegherà quasi due anni per generare degli effetti concreti. Inevitabilmente, nonostante le rassicurazioni di Sacal, la patata rovente passa nelle mani della Regione che, obtorto collo, dovrà trovare delle soluzioni alternative. Sempre che ce ne siano.

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