Avvenire di Calabria

Vi proponiamo la ''mappa'' del territorio metropolitano: 7.598 metri sono off limits per i bagnanti

Balneabilità a Reggio Calabria, un mare di lacrime

Francesco Creazzo

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Settemilacinquecentonovantotto metri. Un sesto abbondante dell’estensione costiera totale del litorale comunale è precluso alla balneazione da quattro anni. Dal 2014, infatti, numerose località del litorale cittadino continuano a ricevere una classificazione delle acque di livello “Scarso” da parte della società regionale di controllo ambientale, l’Arpacal e, pertanto, l’amministrazione di palazzo San Giorgio è costretta a dichiararle come non balneabili. Le acque di balneazione sono, secondo la legge, quelle «che comprendono le acque superficiali, o parte di esse, nelle quali l’autorità competente prevede che venga praticata la balneazione e non ha imposto un divieto permanente » e vengono individuate secondo due soli parametri microbiologici da ricercare durante le analisi: escherichia coli ed enterococchi intestinali, entrambi batteri presenti nelle deiezioni umane. La frequenza di campionamento deve essere mensile nell’arco della stagione balneare (da aprile fino a settembre) secondo un calendario prestabilito prima dell’inizio della stagione stessa. Un problema atavico e immemore di depurazione, insomma, che coinvolge la città dall’estremità Nord a quella Sud: tra le zone in cui la qualità dell’acqua è valutata come “scarsa” ci sono due punti a Gallico (“Limoneto” e “Lido Mimmo”), a Pentimele non è balneabile per oltre un chilometro tutta la costa attorno al circolo nautico, impraticabile anche il mare di fronte al centro storico: il lido comunale è una delle zone interdette, il che crea ovviamente delle difficoltà ai gestori dei lidi sul lungomare Falcomatà, schiacciati tra le foci – non depurate – dei torrenti Annunziata e Calopinace. Non va meglio alla periferia Sud: la zona di Pellaro Lume è vietata ai bagnanti per una lunghezza di ben 1371 metri di costa. In totale, stiamo parlando di oltre 7,5 chilometri di costa, senza contare le criticità storiche come la foce del torrente S.Agata (spiaggia “la Sorgente”) e il litorale della zona Stadio.

Una situazione che ha destato, il mese scorso, l’allarme dei portavoci e parlamentari pentastellati reggini: Laura Ferrara, Federica Dieni e Giuseppe Fabio Auddino. «Il rapporto dell’Arpacal 2018 – hanno spiegato – si riferisce ai rilievi effettuati nel 2017 ed evidenzia come in Calabria, in molti punti di rilevamento, la qualità delle acque sia regredita da “eccellente” o “buona” a “sufficiente” rispetto all’anno precedente. Tutti gli Stati membri dell’Ue monitorano i loro siti di balneazione: se l’acqua risulta di scarsa qualità, gli Stati membri dovrebbero adottare alcune misure, come il divieto di balneazione adottando poi misure correttive. Se su un punto permane il livello “scarso” per cinque anni consecutivi scatta l’obbligo di divieto di balneazione permanente. È il rischio che si corre sul litorale di Reggio Calabria dove, su 11 punti di rilevamento, permane un divieto temporaneo di balneazione dal 2014».

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