Mese missionario a Reggio Calabria: durante la Veglia ricordato il vescovo Scopelliti
Il mese missionario nella diocesi di Reggio Calabria – Bova ha avuto il suo momento
Le notizie, quasi contemporanee, della condanna definitiva dell’ex sindaco Scopelliti per falso in atto pubblico e della chiusura delle indagini a carico dell’attuale sindaco Falcomatà per abuso d’ufficio e falsità materiale e ideologica aggravata, pongono ancora una volta al centro dell’attenzione quella che in più occasioni Reggionontace ha indicato come la questione morale, cioè la tendenza dei rappresentanti politici a eludere le normative, ad abusare dei propri poteri, a fare un uso personalistico-privatistico della cosa pubblica loro affidata, all’autoreferenzialità.
L’impegno che Reggionontace porta avanti da anni per la trasparenza, la legalità e la partecipazione ha come fine ultimo e nobile quello di ricollocare l’ambito politico nel campo dell’etica pubblica, con buona pace di chi discetta sulla loro indipendenza come ha fatto recentemente Eugenio Scalfari chiamando impropriamente in causa nientemeno che Aristotele il quale, per altro, sosteneva il contrario.
Invece è solo con una forte motivazione etica di servizio alla collettività ed al bene comune e nella più ampia corrispondenza tra la gestione, la responsabilità, la legalità e la rappresentanza che la politica trova la sua dignità e la sua legittimazione.
In questo quadro la partecipazione e la responsabilità dei cittadini non può limitarsi all’esercizio del diritto/dovere di voto, ma deve trovare in tutti gli strumenti di partecipazione previsti dalla normativa gli spazi per un maggiore e più incisivo coinvolgimento a garanzia del perseguimento dell’interesse pubblico.
Il tanto declamato rinnovamento della politica parte da un rinnovato patto con l’etica.
Già nel 2011 Reggionontace proponeva ai candidati ed ai partiti in lizza per le amministrative comunali un “patto etico” che solo qualcuno ha sottoscritto, con il risultato che, l’anno successivo, il Consiglio Comunale veniva sciolto per contiguità con la ‘ndrangheta.
Oggi la sentenza definitiva che condanna il così detto “modello Reggio”, fatto di sprechi e di abusi (il reato di abuso è caduto in prescrizione ma è stato commesso) e le cui conseguenze pagheremo tutti, per anni, in ossequio al “piano di rientro economico-finanziario” successivo alla mancata volontà da parte di tutti gli attori, commissari prefettizi compresi, di dichiarare il dissesto.
Un quadro desolante, specchio di una gestione del potere avulsa da qualsivoglia orizzonte morale i cui costi esorbitanti ricadono sulle spalle di tutti e soprattutto dei più poveri e dei più piccoli a vantaggio di pochi delinquenti.
Reggionontace ricorda che questa situazione può risolversi solo con la partecipazione di tutti i cittadini onesti, con una loro rinnovata determinazione a fare la propria parte per costruire un altro modello di città che, valorizzando tutte le risorse che Reggio possiede, emargini la ‘ndrangheta, l’abuso, la sopraffazione e si liberi dall’ influenza degli affaristi e delle massonerie deviate.
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