Avvenire di Calabria

Covid-19, fragilità allo scoperto

Record di nuovi poveri a causa della pandemia: il 14% vive in Calabria

Federico Minniti

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I poveri aumentano, così come le disparità tra le aree dello Stivale: a colmarle potrebbe arrivare lo «scudo sociale» dall’Europa. In Italia si stima un incremento di quasi un milione di nuovi poveri da Coronavirus. Quasi il 25% rispetto allo stesso dato su scala comunitaria: l’ultima rilevazione, infatti, parlava di quasi 109 milioni di persone indigenti in Europa, un dato che aggiornato a una settimana fa recitava numeri impietosi: 113 milioni di europei sotto la soglia della povertà, di cui 25 milioni sono minori.

Un incremento di 4 milioni in tre mesi di cui, ribadiamo, 1 su 4 abita nel Belpaese. Un paradosso se si pensa che l’Italia (sulla carta) è il Paese europeo che ha investito in più in termini di misure assistenziali (sostegno al reddito) verso gli indigenti: nel triennio 2020/2022, infatti, il Reddito di Cittadinanza pesa sulle casse dello Stato per ben 26 miliardi di euro.

Permetteteci una piccola digressione sul Reddito di Cittadinanza che parte da due elementi, uno contingente e un altro sostanziale. Il primo riguarda il caso dei 101 affiliati alla ‘ndrangheta che sono risultati tra i percettori dell’ammortizzatore sociale, come rivelato dall’inchiesta “Mala Civitas” portata avanti dalle Fiamme gialle reggine. L’altra, invece, riguarda la genesi stessa del Reddito di Cittadinanza: una promiscuità tra lotta alla povertà e politica attiva del lavoro che, nelle regione del Mezzogiorno, si è trasformata in mero assistenzialismo (e in alcuni casi finendo nelle tasche di boss milionari).

Parliamo una vera e propria «bomba sociale» pronta a esplodere a più livelli. Il primo, quello di frontiera, è rappresentato da chi si occupa dei servizi di prossimità. In tre mesi, infatti, sono aumentate del 40%, le richieste di aiuto a Caritas e Banco Alimentare sul territorio nazionale (secondo uno studio della Coldiretti). Le situazioni di difficoltà sono diffuse lungo tutta la penisola ma le maggiori criticità si registrano nel Mezzogiorno con il 20% degli indigenti che si trova in Campania, il 14% in Calabria e l’11% in Sicilia ma situazione diffuse di bisogno alimentare si rilevano anche nel Lazio (10%) e nella Lombardia (9%).

Il Coronavirus, infatti, ha raggelato il Paese, paralizzando anche le sperequazioni sociali: è vero che c’è una perdita di richezza nelle zone industrializzate, ma aumenta in modo esponenziale il livello di povertà nelle aree più economicamente depresse.

L’esercito dei nuovi poveri è rappresentato da autonomi, stagionali, badanti e colf. Che si uniscono a chi un lavoro non ce l’ha da diverso tempo. L’altro livello è quello politico–istituzionale. Nei due maxi–decreti (”Cura Italia” e “Rilancio”) c’è sì, un’attenzione agli autonomi e alle partite iva, ma si tratta di misure palliative, che non incidono. Questioni di equilibri,

allora rivolgersi a mamma–Ue. L’Europa dei popoli, a dire il vero, ancora non ha trovato la quadra su come salvaguardare la tenuta economica degli Stati membri, ma c’è chi parla di «scudo sociale». Ma di cosa si tratta? Si vociferano ben 100 miliardi di euro. Non si tratta di individuare un target monetario uguale per tutti, spiegano i proponenti, ma di prevedere una cornice di riferimento, al cui interno il reddito da garantire sia in linea con gli standard nazionali. Per i singoli governi scatterebbe l’obbligo di prevedere forme di aiuti stabili, per il cui finanziamento se necessario interverrebbe la Ue. Un Reddito di cittadinanza «a garanzia europea», ma che – auspichiamo – riveda tutte le lacune emerse negli ultimi due anni nel nostro Paese.

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