Avvenire di Calabria

Il testo della Passione è un racconto che colpisce tutti i fedeli andando a scavare nella profondità interiore di ciascuno

Domenica delle Palme, dal dolore di esistere alla gioia dell’essere

«Le Palme rappresentano un segno analitico profondo e destrutturante»: leggi la riflessione del sacerdote reggino

di Aldo Ripepi

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Il sacerdote reggino, don Aldo Ripepi, specializzato in Teologia spirituale propone una lettura personale della Passione di Gesù: un racconto che colpisce tutti i fedeli andando a scavare nella profondità interiore di ciascuno.

Domenica della Palme, la riflessione di don Aldo Ripepi

Gesù è il liberatore! È questo il canto profondo e intimo che si innalza da Gerusalemme mentre lentamente fa il suo ingresso. C’è una doppia richiesta insita in chi gli fa ressa attorno: una conscia e visibile, cioè desiderio di liberazione dall’invasione straniera, da coloro che vengono a imporre il dominio con la forza; ma c’è una richiesta più profonda e inconscia, essere liberati dal peccato, dal dolore di esistere. Sigmund Freud ricorda che la sofferenza ci minaccia da tre parti: dal nostro corpo, destinato a perire e disfarsi, dal mondo esterno che contro di noi può infierire con forze distruttive, e per ultimo dalle nostre relazioni umane, l’uomo che soffre a causa dell’altro.


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Ecco la richiesta che il popolo di Israele innalza agitando le Palme e gridando il Suo nome: «Tu sei il liberatore del nostro dolore profondo, della nostra sete continua che non si estingue, perché attingiamo da altri pozzi, da altre storie». Ancora oggi prende voce questo grido nonostante siano passati secoli, la sofferenza umana è così. Avventura dal sapore antico e nuovo che si ripete sulla pelle e nel cuore dell’uomo.

C’è una domanda che con onestà siamo chiamati a farci: «Il popolo di Israele vuole essere realmente liberato? Tu che leggi vuoi davvero entrare dentro la tua storia e trasformarla?» Lo chiediamo spesso nella preghiera di esse- re guariti, aiutati e accompagnati, ma desideriamo che sia Lui a farlo, non vogliamo essere scomodati o coinvolti è come se non volessimo neanche metterci in discussione, come il giovane ricco non riusciamo ad osare di più e ci viene più facile scappare appena chiede di incrociare il Suo sguardo.

Guardarsi dentro fa paura perché c’è il rischio di scoprirsi diversi da come si è, nel tempo ci si costruisce un falso Io che abbiamo paura di riconoscere e abbandonare. La Domenica delle Palme è questo. Guarigione dal dolore di esistere, da quelle ferite che devono essere ancora risanate. Bisogna desiderare Dio nel senso più puro del suo significato. Cosa significa? Desiderare è un’esperienza di superamento, ogni volta che si fa esperienza del desiderio di Dio ci sentiamo spossessati dalla sicurezza di noi stessi, oltrepassiamo il nostro limite, perdita di padronanza, qualcosa che ci sconvolge e rapisce allo stesso tempo.


PER APPROFONDIRE: Oggi è Domenica delle Palme, Chiovaro: «Quel re dei deboli, costruttore di Pace»


Si è chiamati nell’itinerario pasquale a passare dal dolore di esistere alla gioia di essere, è questa la scommessa della croce e il senso profondo della resurrezione. Le Palme allora rappresentano un segno analitico profondo e destrutturante, disponibilità a mettersi in discussione, ad aprire una scissione profonda con l’uomo vecchio, a tagliare con il passato assumendolo perché siamo figli della nostra storia. Possiamo concludere con una domanda tra le più importante della nostra vita: tu vuoi essere liberato?

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