Avvenire di Calabria

Emergenza psichiatria, sulla pelle degli ultimi

In questi giorni la Calabria sta attraversando il momento più nero degli ultimi 20 anni sotto il profilo della esigibilità dei diritti di cittadinanza, sociali e sanitari.

Luciano Squillaci

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Proprio come si nasconde la polvere sotto il tappeto, quando giunge inaspettata la visita di un ospite importante con il quale non vogliamo fare brutta figura. È così che oggi in Calabria si rendono invisibili i cittadini più fragili e deboli, è così che si rendono innocui. Credevamo di aver toccato il fondo alcuni anni fa, e invece il peggio ancora doveva arrivare.

In questi giorni la Calabria sta attraversando il momento più nero degli ultimi 20 anni sotto il profilo della esigibilità dei diritti di cittadinanza, sociali e sanitari.

Eppure stavolta ci eravamo illusi: sembrava che la riforma del welfare calabrese, seppur con scandaloso ritardo, fosse infine cosa fatta. Ma il Tar ha azzerato di fatto il percorso di riforma, gettando nel caos l’intero sistema dei servizi.

Non è un mistero, infatti, che il settore dei servizi socio assistenziali per anziani, disabili, minori, si è costruito in Calabria sostanzialmente senza regole, fatta salva una legge regionale risalente al 1987. I servizi, inoltre, sono distribuiti sul territorio a macchia di leopardo, con zone lasciate prive di interventi sociali. Le province di Reggio e Vibo, ad esempio, hanno una incidenza di servizi pari a circa 1/6 delle altre aree.

Ciò evidentemente perché, senza regole e programmazione, negli ultimi 20 anni i servizi sono stati distribuiti sul territorio regionale senza alcun criterio oggettivo. La riforma è necessaria proprio per restituire ai territori il potere di programmare le proprie politiche sociali, consentendo un riequilibrio di risorse e servizi sulla base di una corretta analisi dei bisogni.

Si tratta di una scelta politica, va detto con chiarezza e senza alibi, e quindi ci aspettiamo che il Governo Regionale mantenga l’impegno assunto e provveda a varare la riforma, nell’interesse superiore delle fasce più deboli e fragili per i quali la riforma è stata pensata e scritta.

Ma se le politiche sociali sono nel baratro, i servizi sanitari non godono di migliore sorte: si constata una fatica enorme, non sono garantiti né quantità né qualità. A Reggio Calabria in questi giorni, 12 strutture per pazienti psichiatrici, che rappresentano la quasi totalità dei posti letto (attualmente ospitano oltre 170 persone!), rischiano di scomparire perché “non accreditate”. Una decisione inaccettabile, strettamente legata alla mancata approvazione di un documento programmatico “rete territoriale assistenziale”, senza il quale queste strutture non possono avviare il processo di accreditamento. E come sempre, a pagare il prezzo maggiore, sono i più deboli e le loro famiglie! Anche qui si tratta di scelta politica: attendiamo che Scura risolva con proprio Decreto la questione della psichiatria, consentendo ai 170 pazienti a rischio dimissioni di continuare a ricevere le cure cui hanno diritto.

* presidente nazionale Federazione italiana comunità terapeutiche

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