Dal nostro numero uscito in edicola ieri, vi proponiamo l'intervento - in esclusiva - del sindaco di Reggio Calabria che prova a delineare gli scenari futuri per la Città sullo Stretto
Falcomatà: «Ripresa a Reggio? Le misure del Governo non bastano»
Redazione Web
25 Maggio 2020
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di Giuseppe Falcomatà * - La fase due è ormai una realtà consolidata, ma gli effetti sociali della crisi sanitaria sono appena iniziati. Il Paese soffre e la rabbia sociale aumenta, milioni di famiglie e di imprese vivono assolute difficoltà. Al di là delle disposizioni governative sulla sicurezza, per molte attività riaprire non è semplice. Le istituzioni devono saper fare squadra per dare risposte concrete ed immediate. Le misure previste dal Governo fino ad oggi non bastano. Bisogna fare meglio, essere più coraggiosi, più efficaci e molto più veloci. Questa emergenza ha dimostrato che gli avamposti più efficienti nella gestione della crisi sono stati i Comuni. È proprio grazie al loro ruolo ed alla rete di relazioni con associazioni e realtà del volontariato territoriale, che si è potuta dare la prima risposta al bisogno delle persone.
Penso al lavoro fatto su buoni spesa e sostegno alimentare, al successo della Spesa Sospesa. Su questa scia bisogna continuare, alimentando lo straordinario senso di comunità riscoperto in questi mesi, affidando ai Comuni il ruolo di collettore delle esigenze sociali, prevedendo misure in grado di dare un supporto all’economia delle imprese e quindi un sostegno al reddito delle famiglie. A Reggio Calabria abbiamo previsto una serie di misure che sono state già condivise in ambito nazionale, oltre a strumenti finanziari prevalentemente comunitari, come il Pon Metro, le leggi speciali (Decreto Reggio), ed un nuovo strumento individuato per snellire le procedure e coinvolgere le realtà produttive del territorio: la fondazione di Comunità.
L’idea alla base è ripensare i tempi e gli spazi delle attività produttive. Ma l’urgenza primaria è quella del lavoro. Il primo obiettivo sarà quello di dare sostegno alle persone che lo hanno perso, a quelle che ne avevano uno irregolare, a quelle che già prima della crisi risultavano inoccupate. L’obiettivo è quello di individuare contributi per l’assunzione, o la riassunzione, di personale per le aziende che hanno avuto una contrazione del fatturato durante l’emergenza, la creazione di percorsi di formazione e tirocini retribuiti per l’inserimento, o il reinserimento, nel mondo del lavoro, voucher per famiglie con minori per attività sportiva, ludico ricreativa, educativa e culturale, sostegno alle modalità dello smart working, supporti per le imprese per i dispositivi di protezione. Sul piano commerciale abbiamo pensato all’utilizzo gratuito degli spazi pubblici, piazze, strade, isole pedonali, per garantire superfici maggiori al settore alimentare e della ristorazione, il più connesso al turismo.
Siamo orgogliosi del fatto che questa attività sperimentale, sia stata successivamente assunta dal Governo e resa valida in tutta Italia. Ma a fianco a questo dobbiamo pensare anche ad una maggiore flessibilità degli orari di apertura, l’implementazione di piattaforme digitali territoriali per gli acquisti on line, per favorire anche la cooperazione delle piccole e micro imprese cittadine. Ed ancora un sostegno diretto alle famiglie più fragili attraverso l’utilizzo di fondi europei per contributi alloggiativi, servizi di assistenza domiciliare, potenziamento della domotica domiciliare per persone non autosufficienti, sportelli di ascolto, attivazione di progetti per le comunità di quartiere, accompagnamento a disagi specifici e dipendenze, supporto alle persone con disabilità. L’idea è anche quella di rinforzare la rete del supporto alimentare, strutturando hub permanenti per la distribuzione di derrate.
Il metodo per realizzare tutto questo sarà quello della condivisione. Come ha affermato papa Francesco «nessuno si salva da solo». Quel concetto, pronunciato lo scorso 27 marzo in una deserta piazza San Pietro, avvolta da un incredibile silenzio rotto solamente dal ticchettio incessante della pioggia, deve essere una bussola del modo in cui saremo in grado di affrontare questa emergenza.
Come ogni prima domenica di febbraio, da 45 anni a questa parte, la Chiesa italiana rinnova questo appuntamento di preghiera e, soprattutto, riflessione sul grande tema della vita.
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