Avvenire di Calabria

Famiglie numerose: don Nicolli, “la cultura attuale non è certo incline a riconoscere il valore ‘autonomo’ dei figli. Anfn può avere un enorme valore culturale e peso politico”

di Redazione Web

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“Ho capito subito l’enorme valore culturale e il peso politico che questa realtà poteva avere nel contesto italiano”. Lo dice don Sergio Nicolli, sacerdote trentino, già direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della famiglia della Cei, in occasione dei vent’anni di fondazione dell’Associazione nazionale famiglie numerose.
Negli anni Sessanta dello scorso secolo le famiglie con almeno 4 figli erano un milione, ora sono decimate… “Certamente ha influito il cambio di mentalità: la cultura attuale non è certo incline a riconoscere il valore ‘autonomo’ dei figli dal punto di vista della realizzazione dell’ideale di famiglia che ognuno si porta dentro; prevale piuttosto l’attenzione alla gratificazione amorosa della coppia, oppure, ad un certo punto, al ‘bisogno’ della coppia di sentirsi realizzata anche attraverso la fecondità, ma fermandosi al minimo: 1 o 2 figli. Certamente in molti casi può avere influito la situazione economica precaria di tante famiglie e la necessità di lavorare tutti due nella coppia per sopravvivere, anche tenendo conto di un tenore di vita piuttosto elevato che ormai molte famiglie hanno assunto come standard”, osserva don Nicolli. “Le politiche famigliari in Italia non hanno ancora capito che il sostegno alla famiglia risponde anche a un interesse di qualità di vita sociale, ma vedono il sostegno alla famiglia come contributo assistenziale a una realtà privata in stato di difficoltà: non hanno ancora capito (a differenza di altre nazioni europee che investono il doppio del prodotto interno lordo sulle famiglie) che sostenere la famiglia è il miglior modo per alzare il livello della vita sociale e della qualità della convivenza”. Le famiglie, conclude il sacerdote, “sono la più grande risorsa di una società sana e quindi sono una realtà da sostenere perché possa meglio rispondere alla propria vocazione sociale. Capire questo sarebbe aver trovato la chiave della resilienza della nostra società”.

Fonte: Agensir

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