
Reggio Calabria prega oggi accanto alle donne sfruttate
Questa sera alle 21 si rinnova il tradizionale appuntamento della Chiesa reggina – bovese promosso dalla Caritas diocesana e dall’Unità di Strada “Delicati segni di speranza”.
Il 19 giugno si festeggia in tutto il mondo il Freedom Day, cioè la giornata della fine della schiavitù. Ma è realmente così? Ancora oggi tantissime persone sono vittime dello sfruttamento e della compravendita dei loro corpi.
Il giorno della liberazione delle popolazioni schiave d'America è celebrato ogni anno il 19 giugno, perché quel giorno nel 1865 le truppe federali entrarono a Galveston, in Texas, per imporre l'emancipazione degli schiavi con la forza. In realtà la storica decisione fu presa dal presidente Abraham Lincoln due anni e mezzo prima, esattamente il 1° gennaio 1863.
A causa della guerra civile in corso, però, la scelta del presidente americano non fu attuata contemporaneamente in tutti gli Stati. Anzi, Il tredicesimo emendamento, che aboliva del tutto la schiavitù, passò al Senato solo nell'aprile del 1864 ed alla Camera dei rappresentanti nel gennaio 1865, ma non ebbe ancora effetto finché non fu ratificato da almeno il 75% degli Stati, cosa che accadde il 6 dicembre del 1865, con la Georgia.
Da quel giorno tutti gli schiavi furono “ufficialmente liberi”. Una pagina di storia scritta oltre un secolo e mezzo fa che oggi si intreccia - come altre volte prima d'ora - con la lotta al razzismo.
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Avendo caratteristiche e connotazioni pressoché identiche, infatti, oggi, il termine tratta è comunemente accettato per definire un fenomeno che include il commercio abusivo e coercitivo, lo sfruttamento, in condizioni riconducibili a quelle di schiavitù, di individui che non sono necessariamente stranieri.
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Francesco sottolinea, quindi, quanto la tratta di persone riporti violentemente donne e bambine “al loro supposto ruolo di subordinate” destinate ai servizi domestici o sessuali, e tutto questo, prosegue il Papa, ripropone anche oggi “uno schema di rapporti improntati al potere del genere maschile su quello femminile”.
E afferma: «La tratta di persone è violenza! La violenza sofferta da ogni donna e da ogni bambina è una ferita aperta nel corpo di Cristo, nel corpo dell’umanità intera, è una ferita profonda che riguarda anche ognuno di noi. Sono tante le donne che hanno il coraggio di ribellarsi alla violenza. Anche noi uomini siamo chiamati a farlo, a dire no ad ogni violenza, inclusa quella contro le donne e le bambine».
Questa sera alle 21 si rinnova il tradizionale appuntamento della Chiesa reggina – bovese promosso dalla Caritas diocesana e dall’Unità di Strada “Delicati segni di speranza”.
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