
Autismo e scuola: «Costruire relazioni è il primo passo verso l’inclusione»
La professoressa Annamaria Curatola, docente e formatrice, analizza il significato profondo dell’inclusione scolastica per gli studenti con disturbo dello spettro autistico
Genitorialità, parla il sociologo Bovalino: «Migliorare la presenza online degli adulti». Il docente reggino propone di cambiare chiave di lettura rispetto alle “vite digitali”: «Non si può condividere questo spazio solo da ospiti».
Guerino Bovalino, docente reggino di Sociologia dell’Educazione e della Famiglia presso l’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, è un volto noto ai telespettatori di La7. Lo abbiamo intervistato sul rapporto famiglie, Covid-19 e Internet.
L’adulto è un soggetto in continuo divenire. L’uso comune di considerare questa fase della vita come il punto di arrivo di un processo impedisce di comprendere che nessuno può dirsi mai completamente “definito”. I nuovi adulti, coloro che da adolescenti hanno vissuto il passaggio al paradigma digitale della nostra società, sono costretti a confrontarsi con le complesse dinamiche scaturite dalla conseguente rivoluzione antropologica, non solo tecnologica. Le piattaforme digitali (platform society) sono infatti il nuovo habitat dove i loro figli intrecciano relazioni e formano la propria identità. Esse non rappresentano solo un nuovo serbatoio informativo e ludico, poiché sono diventate il contesto “educativo” predominante. Il Covid ha amplificato il potere del digitale, costringendo i genitori, in particolare, a misurarsi con la riconfigurazione del sistema educativo. Tale mutamento ha preteso un maggiore coinvolgimento degli adulti nella gestione di un nuovo modo di intendere la scuola e l’insegnamento.
Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE
La dimensione digitale non può essere intesa semplicemente come un luogo altro rispetto alla realtà comunemente intesa. Ognuno di noi vive questa condizione anfibia, immerso tra virtuale e reale come dimensioni inscindibili. I genitori si percepiscono però come ospiti di un mondo di cui non riescono a comprendere in profondità le dinamiche. Tale asincronia li rende estranei ad alcune costruzioni di senso che i propri figli danno al mondo che li circonda. Paradossalmente la vera educazione ai media è una urgenza che dovrebbe avere come target più gli adulti che gli adolescenti. C’è nei genitori la contraddizione di sopravvalutare alcuni rischi legati al vissuto digitale, sottovalutandone erroneamente altri. Per superare tali criticità è necessaria una nuova relazione fra genitori, educatori e figli. Un confronto fra i tutti i soggetti coinvolti nel campo dell’educazione che consenta di declinare il problema tenendo presenti tutti i punti di vista e le diverse urgenze.
PER APPROFONDIRE: Le difficoltà di essere genitori: «Chiamati a crescere insieme»
È interessante ricordare come il primo grande studioso dei media fu un fervente cattolico, Marshall McLuhan. Il sociologo canadese aveva già intuito i profondi mutamenti sociali e psichici provocati dal consumo televisivo. McLuhan costruì un parallelismo fra la religione e i media: se il termine religo indica il “mettere insieme, legare”, anche i media hanno la vocazione di unire le persone, mettendole nelle condizioni di interagire e creare “comunione”. Oggi i media purtroppo sempre più spesso favoriscono l’odio connettivo: uniscono persone nel nome di qualcuno o qualcosa da odiare. La Chiesa ha già mostrato una attenzione per la comunicazione con papa Giovanni Paolo II. Il suo compito oggi è valorizzare e impegnarsi per far crescere forme di comunione digitale nel nome di un obiettivo positivo e del bene, personale e collettivo. Vite connesse non come anonime forme disperse nella rete ma come solitudini cui viene data la possibilità di creare relazioni di senso e comprensione. Comunità di felicità.
La professoressa Annamaria Curatola, docente e formatrice, analizza il significato profondo dell’inclusione scolastica per gli studenti con disturbo dello spettro autistico
Un evento di riflessione e confronto guidato dallo psicologo Gianni Trudu, promosso dalla Parrocchia Abbaziale S. Maria e i XII Apostoli.
La testimonianza: quando il cammino verso l’adozione diventa un’esperienza di fede e speranza condivisa.