Il direttore dell’Ufficio nazionale della Cei, don Giuliano Savina, ha illustrato i dettagli della Giornata del Creato a Reggio Calabria. Al centro rimane la grande sensibilità al dialogo con le altre confessioni religiose. Papa Francesco e il suo impegno per la tutela della biodiversità “cammina” sulle gambe delle comunità: «La Casa comune unisce tutti».
L'intervista a don Savina verso la Giornata del Creato
Don Giuliano Savina dirige l’Ufficio per l’ecumenismo e dialogo interreligioso della Conferenza episcopale italiana (Cei). Il dinamismo del “camminare insieme” gli è proprio, tra i suoi mille impegni riusciamo a raggiungerlo telefonicamente per un’intervista.
L’oggetto del nostro confronto è la Giornata nazionale per la Custodia del Creato che si terrà sabato e domenica a Reggio Calabria. La Giornata è promossa di concerto con l’Ufficio per i Problemi sociali e il Lavoro della Cei e col supporto dell’arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova.
Perché celebrare una Giornata per la Custodia del Creato?
Questa sensibilizzazione è molto cara alla Chiesa italiana. E lo è nel “come” vengono vissute queste giornate: non si tratta solo di approfondimento accademico, ma, soprattutto, di coinvolgimento dei territori. L’idea è quella di coinvolgere le comunità in senso lato: la complessità pastorale interagirà col territorio partendo dal dialogo con le altre confessioni religiose.
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E perché questa è una “sfida” ecumenica?
La cura del Creato richiede un profondo senso di giustizia nei confronti della terra e dei poveri. Chi vive una condizione di fragilità spesso e volentieri è causata dai disequilibri ecologici che ci attraversano.
Il dialogo è tanto bello, quanto faticoso. Come aumentare la capacità di prendersi cura comunitariamente della Casa comune?
La parola-chiave come ci insegna il Sinodo è l’ascolto. Il Papa lo dice chiaramente: «Saper ascoltare il grido della terra». Ascoltare vuole dire mettersi nelle condizioni di aprirsi all’altro. Sotto il profilo ecumenico ed interreligioso: quello che è possibile fare insieme, facciamolo. E prendersi Cura del Creato è una sfida che riguarda davvero tutti.
Non ci sono differenze di vedute o di sensibilità?
Sono da poco tornato da Karlsruhe, in Germania, dove si è tenuta l’undicesima assemblea mondiale del Consiglio mondiale delle Chiese. In quella occasione ho potuto constatare come le riflessioni ecologiche sono fondamentali e care all’ecumenismo e ai fratelli delle altre religioni. Fidatevi, ci sono molte più cose che uniscono rispetto a quanto si pensa che divide.
PER APPROFONDIRE: Giornata del Creato, la conferenza stampa di presentazione a Reggio Calabria
Tornando all’Italia, la transizione verde è entrata con forza nell’agenda politica nazionale. Quale sarà l’azione della Chiesa italiana in questa direzione?
Iniziamo a parlare con cognizione di causa di cura delle biodiversità. Questo vuol dire attivare dei processi di formazione; parlerei di pedagogia ecologica che sia concreta e tangibile, soprattutto, nel mondo del lavoro. Quando si parla di transizione verde, poi, non bisogna pensare a un processo subitaneo che, come spesso accade, perda di vista chi è più fragile. Il Papa è molto chiaro nei suoi messaggi. I potenti della terra devono prendere impegni schietti su quattro principi cardine: costruire una base etica per salvare la biodiversità, supportare il principio di sostenibilità, promuovere la solidarietà globale e mettere sempre al centro le persone vulnerabili. Su questi quattro principi la Chiesa italiana non indietreggerà di un millimetro.